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Il lupoIL LUPO E IL MAIALEL'asino, la pecora e il maiale

C'era una volta un asino, una pecora ed un maiale. Beatamente pascolavano in un prato all'ombra di un frondoso carrubo che sembrava piantato lì apposta apposta. Il sole era alto e i lenti movimenti del loro pascersi erano segno di tranquillità. Ogni tanto si scambiavano i versi e al "beeee" seguiva il "grrrrr" e il "Ohhhh": un bel dialogo. Contro vento, senza che il fine odorato degli animali avvertisse la sua presenza, si presentò un lupo. Era affamato. Affrontò, senza che gli altri se ne rendessero conto, l'asino. Stava per allargare le sue ganasce quando, con prontezza, l'asino - con linguaggio animalesco - gli consigliò: "Lupo lupo, non ti affaticare! Ma mi hai guardato bene? La mia pelle è dura, son tutto ossa e... il sapore poi. Vedi la pecora? Io penso che quello sia un buon boccone: carne tenera e saporita... ma che dico saporita, saporitissima! Va' da quella, è un buon boccone. Poi, se ne vorrai ancora, potrai mangiare me!" "Un consiglio? Al lupo? Ma io...", stava per scattare il lupo, "ma io... a pensarci bene, quasi quasi ti dò ascolto." E, per concludere, disse: "Va bene, ma non ti allontanare, non si sa mai..."  Non era ancora arrivato presso la pecora, che questa: "Beeeeello lupo!", guardandolo negli occhi e senza nessun segno di paura, "Proprio beeeello. Hai fame? Bravo! A te non piace l'erba, è verò? Tu vuoi la carne, il sangue... e ti servono le ossa per tenere in esercizio i denti e tutto il resto. Senti, non certo per interesse... tanto si sa che tu oltre ad essere intelligente sei anche un animale che sa il fatto suo... Io ti proporrei di iniziare dal maiale che, sicuramente, ha tutti i requisiti e, per di più, ti potrà fornire il grasso che ti aprirà  la strada per tutto quello che mangerai!", e inviò il lupo dal maiale.

Il lupo persuaso, s'avviò alla volta del maiale che, si sa, non possiede una agilità tale da fronteggiare il lupo, il quale si limitò a pregare e scongiurare il nemico di non molestarlo; ma il lupo era ostinato, e mosso dalla fame voleva divorarlo. Fu allora che il poveraccio considerandosi spacciato, ideò un'insidia: "Visto che sei così deciso voglio raccomandarti di mangiare prima d'ogni altro la mia lingua. E ti spiego anche il perché." Guardandosi intorno con aria di mistero e poi, bisbigliando nell'orecchio del lupo, con ostentata confidenza: "Questo mi impedirà di strillare per il dolore e non richiamerà l'attenzione degli altri animali, che - altrimenti - accorrerebbero e, insieme,  vendicherebbero la mia morte."

Il lupo cadde nella trappola: cacciò la sua testa nella bocca del porco per mangiargli la lingua e questo - serrandola tra i denti -  la stritolò.

Accortosi della scena, l'asino e la pecora accorsero e, a furia di calci e di testate, finirono di ammazzare il malvagio.

volpeLA VOLPE E IL GATTOgatto

C’era una volta una volpe e un gatto. Quella volta furono complici in un furto: rubarono un agnellino. Insieme decisero di portarlo un giorno per ciascuno a pascolare. Il primo giorno toccò alla volpe, la quale lo condusse in un luogo dove l'erba era tenerissima, ma c'erano degli animali feroci: orsi, leoni, lupi. Questi animali feroci come videro l'agnellino dissero: "Oh, comare, che bel boccone ci hai portato!" La volpe rispose: "Non lo toccate, perché non è mio; è di un animale che voi non conoscete, ed è il più feroce di tutti". Il leone se ne impressionò e volle sapere il nome di questo animale; allora la volpe disse: "Si chiama: Gatto, ma raschia, ha un modo così felino che dove passa, fa polvere". A sentire un nome così lungo e terribile il leone ebbe paura, e si allontanò; così l'agnellino fu salvo.

Quando la volpe s'incontrò col gatto, gli consigliò di andare a pascolare in quel luogo, perché l'erba era fresca. Poi l'avvisò di stare accorto agli animali feroci che avrebbe trovato.

Il giorno dopo egli si avviò per quel posto e, giocherellando giocherellando, si mise ad inseguire lucertole e farfalle. Saltellava e zigzagava per il campo polveroso. Nuvole di polvere si sollevavano nascondendolo alla vista: tutti credettero che si trattasse  di un terribile animale.

Il cinghiale che stava sdraiato sulla riva di un fiumicello vide che fra quella nuvola di polvere si muoveva una coda. S'mpaurì e se ne scappò su di un albero; anche il lupo la vide e, impressionato, si nascose sotto un solco di terra arata. Il leone, non voleva credere ai suoi occhi, ma - per precauzione - si rifugiò sopra un altro albero. Il gatto quando vide che non lo molestava nessuno prese l'agnellino, che si era ben pasciuto, e se ne tornò.

Appena fu dalla volpe, le disse: "Perché mi hai detto tante bugie sulla ferocia di animali che non esistono?" La volpe rispose: "T'inganni; ce ne sono molti, ma io li ho impauriti dicendo loro che tu sei un animale ferocissimo e che ti chiami Gatto, ma raschia, in un modo così felino, che dove passa, solleva polvere. Essi mi hanno creduto, e perciò sono scappati via. Se non avessi detto quella bugia, chi sa a quest'ora dove saremmo io, tu e l'agnellino!"

 

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L'ASTUZIA DELLA VOLPE

 

C’era una volta una volpe che distrattamente era caduta in un pozzo; a stento era riuscita ad aggrapparsi alla secchia legata al capo della fune che era nel pozzo a filo d'acqua. Per il momento la sua pelliccia era all'asciutto nel secchio, ma non sapeva come risalire da quella profondità. Il tempo trascorreva e la rossiccia volpe cominciò a disperare per la propria salvezza: "Il pozzo è distante e nessuno passa di qua....", pensava mentre, ormai, disperava per la sua vita. "E' finita!  E' finita!", andava ripetendosi, quando poco dopo un lupo andò a dissetarsi a quel pozzo. La speranza penetrò nel buio della disperazione. Il lupo s'affacciò sulla bocca del pozzo per afferrare l'altra secchia che era legata all'altro capo della fune. Stava per bere dalla secchia quando il suo sguardo si posò in fondo al pozzo. "Cosa vedo?" si domandò meravigliato il lupo. Nella secchia in fondo al pozzo la volpe, fischiettando e ammirando le proprie unghie, fingeva tranquillità. Il lupo, curioso, domandò alla volpe: "Che fate in quella secchia, signora volpe?" Essa, fingendo -ora- di parlare a bocca piena,  rispose: "Sono caduti due agnelli poc'anzi e ne sto mangiando uno: se volete favorire, ce n'è uno per voi". A Cristo dici fai piovere? "Vengo subito!", si precipitò a dire il lupo. Entrò nella secchia, che era fuori del pozzo, ed essendo più pesante della volpe, ben presto arrivò giù, mentre l'altra saliva. S'incontrarono a metà strada: il lupo in discesa, la volpe in salita... si salutarono augurandosi "Buona giornata" - "Buon appetitooooo", ebbe appena il tempo di ironizzare la volpe mentre la luce la inondava.

Il salto della furba volpe fuori dal secchio decise la permanenza nel pozzo del famelico lupo. Come possiamo concludere? "Mors tua, vita mea?" oppure... oppure? Datevi da fare! Scovate invece buoni sentimenti e finali diversi perché è bene che, almeno nelle storie, si possa vivere e... felici e contenti.

FOX3.gif (3847 byte)LA VOLPE ED IL CERVOAN03668_.WMF (15884 byte)

na volta una volpe, mentre attraversava una strada per cercare acqua da bere, incontrò un cervo che cercava - anche lui - acqua da bere. Con la lingua penzolone e il sole cocente riuscirono a comunicare il problema di ognuno. "Cerchiamo insieme!" - disse la volpe al cervo. "Cerchiamo insieme!" - condivise il cervo. Fu allora che entrambi decisero il finale di questa storia.  Spinti dal medesimo bisogno, ombra l'uno dell'altra, si incamminarono lungo viottoli di campagna. Niente! Nemmeno un piccolo pantano, una fontanina o qualsiasi altra diavoleria che soddisfacesse la necessità di bagnarsi la lingua. Stavano per abbandonarsi alla disperante decisione: lasciarsi bruciare dalbrillante sole, quando...  videro un piccolo pozzo. L'istinto mise insieme le ultime forze dei due malcapitati e, finalmente, raggiunsero il pozzo. Si affacciarono e constatarono che il fondo non era profondo. La volpe, rivolgendosi al compagno, disse: "Tu che sei alto, scendi giù, ed io mi metto su di te, così possiamo bere tutti e due".

Il cervo che non brillava in intelligenza, fece quanto gli era stato consigliato. Scese giù e bevve; poi fece salire sul dorso la volpe che potette bere comodamente. Quando la volpe, rifocillata, uscì dal pozzetto invitò il cervo a venire fuori, ma il cervo era pieno come un otre e non riusciva a tirare dietro le sue esili zampe il corpo appesantito. La volpe allora disse: "Aspettami! Vado a chiedere aiuto!!" 

La giornata, ora che aveva soddisfatto i suoi bisogni, si metteva al bello per la volpe: il vitale sole in cielo, il frastornante canto delle cicale e la vita con la famelica esigenza da soddisfare, fecero passare in second'ordine le necessità altrui e la cara volpe dimenticò il compagno.

Speranzoso il cervo attese, ma...

Di lì, poco dopo, passarono alcuni cacciatori che non credevano ai propri occhi quando videro il cervo imprigionato nel pozzo. Senza alcuno sforzo, lo uccisero, e... il povero cervo divenne un'altro racconto di caccia senza traccia.

 

     

LA VOLPE E LA QUAGLIA

C'era una volta una campagna rigogliosa. In questa campagna si incontrarono una volpe e una quaglia. I due animali fecero amicizia e un giorno la volpe disse alla quaglia: "Facciamo società; seminiamo il grano, e a suo tempo ci divideremo il raccolto". La quaglia accettò la proposta. Ella, allora, seminò e zappò per togliere le erbacce che crescevano intorno al grano. La volpe, invece, se ne stava a casa contenta e beata senza far nulla. 
Quando fu il tempo della raccolta, e già il grano stava sull'aia per essere trebbiato, allora si vide la volpe, che disse alla compagna: "Comare quaglia, per non aver tanto fastidio a trebbiare il grano e a ventilarlo, facciamo così: la paglia tocca a te, ed il grano tocca a me". A sentire ciò l'altra rispose: "Non è giusto questo; io ho stentato, e non debbo avere nulla?" Voleva ragionare, ma poiché la volpe insisteva e minacciava, decise di chiamare in sua difesa un avvocato.

Dopo aver molto camminato s'imbatté in un cane rognoso, e gli disse: "Compare, vuoi difendermi contro una volpe prepotente?" Esso le rispose: "Non posso venire, perché ho la rogna". "Vieni, non dubitare; penserò io a farti passare il male". Nell'andare all'aia, incontrarono un traino, carico di otri pieni di olio, il cui padrone era intento a mangiare un pezzo di pane. 
La quaglia disse al cane sottovoce: "Senti.. senti, compare, io romperò un otre; tu quando vedrai scolare l'olio, ti metterai sotto e lo farai cadere sul tuo corpo; così ti passerà la malattia". La quaglia volò sul traino e si dié a beccare le briciole che cadevano dal pane del trainante. Questi tentò di ucciderla col coltello, ma, invece di dare il colpo alla quaglia, forò una pelle. L'olio si versò tutto per terra ed il cane si unse ben bene. Poi le suggerì di andare all'aia, essendosi ormai guarito.

Giunti colà, la quaglia disse alla volpe: "Ho condotto il mio avvocato che deve difendermi". Quando l'astuta volpe vide il cane, n'ebbe paura e fuggì; fu allora che il cane propose all'amica di prendersi il grano e la paglia. La quaglia si prese il frutto del suo lavoro e giustizia fu fatta.

                                                                                                              

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