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LA MADONNA NASCONDE IL BAMBINO

Ai tempi di Erode, quando nascevano i bambini, li uccidevano. Li toglievano alle mamme e li uccidevano.

La Madonna aveva partorito e portava il Bambino in braccio. Non sapeva come nasconderlo. Aveva il grembiule, così come l'avevano le donne antiche e lo nascondeva lì dentro.

Andò da una donna che si stava facendo le trecce. Le disse:

-      Signora, puoi nascondere questo Bambino?

Quella rispose:

-      Che m'importa del tuo Bambino.

Allora la Madonna aggiunse:

-      Maledetta la treccia che il venerdì s'intreccia - . infatti di venerdì non si fanno le trecce.

La Madonna se ne andò e trovò una zingara sul suo cammino. Le chiese di nascondere il suo Bambino, ma quella rispose:

-      No! No! Io lo ucciderei trafiggendo le sue carni con i ferri.

La Madonna ci restò male e disse:

-      Maledetta sarà la zingara. Andrà raminga come le onde del mare -. Infatti vanno sempre girando e non trovano mai pace. Scalze, nude, ma sempre in giro.

La madre di Gesù si avvicinò ad una donna che stava impastando il pane (stoeve facenne a fazzatoere).

La donna saputo qual era il problema di Maria le disse:

-      Dammelo che lo nascondiamo sotto il pane - e mise il Bambino sotto l'impasto, perché i Giudei cercavano i bambini per ucciderli. La pasta del pane improvvisamente si mise a crescere. La donna, preoccupata che Gesù potesse soffocare sotto l'impasto, corse a vedere: il Bambino era bello e il pane ancora più bello! (Prima di allora il pane non cresceva).

La pasta della signora cresceva e diventava così tanta che cadeva traboccante per terra.

Il Signore faceva già i primi miracoli. La signora chiamò i vicini di casa:

-      Anna, Rosina, venite a vedere quanto è bello questo Bambino e questo pane come e cresciuto nella fazzatora. È Gesù che ha fatto questo miracolo.

La Madonna tornò a prendere il Bambino e la donna la ringraziò di cuore. Da due chili di pasta si ebbe tanta di quella pasta che si riempì tutta la fazzatora. La Madonna disse:

-      Donna, prendi dalla pasta delle "nocelle" (pallottoline) e distribuiscile ai vicini, perché questo è il lievito (u krescende).

Le persone facevano la fazzatora e con quella nocella la pasta del pane cresceva.

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VERME

Tra padre e figli

C’era una volta un padre, che aveva tre figli. La madre era morta, ed il vecchio viveva solo in campagna, mentre i figli che si erano sposati, vivevano in città. Essi consigliarono al padre di dividere loro la proprietà, ma il vecchio rimandava sempre.

Non potendo più resistere alle loro insistenze, un giorno li invitò a recarsi in campagna per procedere alla divisione richiesta. Lungo il cammino i tre giovani litigarono fra loro, perché non erano d'accordo sul modo, come dividere le case possedute dal padre, e si scambiarono batoste. Quando giunsero al podere, dove dimorava il vecchio, lo trovarono seduto dinanzi alla porta, che fumava la pipa; dietro aveva una gabbia con sei uccellini da nido. Egli disse ai figli: "Guardate quello che fanno gli uccelli".

I figli videro due uccelli grossi, i quali erano certamente i genitori, che andavano e venivano portando ai piccoli il mangiare; entravano nella gabbia, ed ora imbeccavano il cibo ad uno, ora all'altro, senza stancarsi mai.

Il vecchio intanto di tutto parlava, fuor che dello scopo per cui aveva invitato i figli.

Dopo che gli uccelli furono andati per una ventina di volte a dare il becchime ai figli, egli si alzò, e in punta di piedi si avvicinò alla gabbia; con una rete acchiappò i grossi, e fece uscire in libertà i figli, che essendo già grandicelli, se ne volarono; poi chiuse in gabbia i genitori. Passò del tempo, ma i figli non si avvicinarono più alla gabbia per aiutarli.

Allora il vecchio volgendosi ai figli disse: "Avete visto? I genitori son venuti tante volte a dar da mangiare ai figli; invece questi, appena avuta la libertà, li hanno abbandonati senza più curarsi di loro. Cosi accadrà a me se vi divido la proprietà; andatevene, e non insistete più nelle vostre pretese; io vi dividerò i miei beni in punto di morte".

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CUORPAD

Cuore di padre

Due coniugi vivevano felici coi loro figlioletti, quando la morte venne a rapire la povera madre. Il padre non potendo accudire all'allevamento dei figli, decise di sposare un'altra moglie. Costei dapprima mostrò di voler bene ai piccini, ma poi li prese a odiare, specialmente quando le nacque un bambino. Tutte le cure e le attenzioni erano per il suo figliuolo, i rimproveri e le mortificazioni per gli altri. Ogni giorno erano scenate in casa, e si viveva una vita d'inferno. La matrigna trovava che i figliastri erano maligni, dispettosi, fannulloni, e tanto seppe fare, che indusse il marito a sbarazzarsi di essi.

Il povero uomo col cuore straziato una mattina chiamò i due orfanelli e disse loro di volerli condurre in campagna. La fanciulletta Maria, di appena sei anni, prevedendo quello che doveva accadere, si empì la tasca di ceci, e lungo il cammino li disseminava.

Quando giunsero ad un boschetto, il padre li lasciò singhiozzando e disse loro di non muoversi di lì, perché doveva andare a fare un servizio, e fra breve sarebbe tornato a riprenderli. I due fanciulli ingenui attesero fin verso il tramonto, inutilmente, e presi da spavento, decisero di ritornar soli.

La Maria, che guidava il fratellino, seguendo l'indicazione dei ceci, che aveva disseminati, trovò la via del ritorno, e ad ora tarda giunsero alla porta di casa. Si fermarono perplessi e non osarono di bussare, quando sentirono che il padre sospirava e diceva: "Poveri figli miei, dove saranno a quest'ora?"

Incoraggiati da queste parole bussarono alla porta, e dissero con voce fioca: "Babbo, siamo qui".

Il padre balzò da letto, e corse ad aprire; quando vide i figli, li abbracciò fortemente. Intanto la matrigna si svegliò e disse: "Ora me ne vado, e ti lascio coi figli tuoi, perché tu li hai nascosti dietro la porta"; e si abbandonò a bestemmie.

Ma il buon uomo stringeva fortemente al petto le sue creature, e domandò loro come avessero fatto a ritornare. Maria gli narrò tutto. Egli non credeva ai suoi occhi, e abbracciava teneramente i figliuoli, nulla curandosi delle ingiurie della moglie, la quale non comprendeva quello che egli provava in quel momento nell'animo.

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BORSA

Un padre è capace di sostenere cento figli...

C’era una volta un padre che aveva cinque figli ammogliati, e benché vedovo, viveva abbastanza felice, perché aveva una discreta proprietà. I figli e le nuore per timore che egli sciupasse il danaro, o, sposando altra donna, lasciasse a lei i beni che possedeva, lo circondarono di tante cure e lusinghe, lo pregarono così insistentemente, che lo indussero a donar loro tutti i suoi averi.

Il buon uomo credeva di meritarsi la loro gratitudine; ma si ingannò. Nei primi giorni tutti gareggiarono nel mostrargli affetto; e chi lo accarezzava, chi lo lodava; a tavola gli davano il primo posto, e tutti lo rispettavano.

Ma passato il primo mese, le cose cambiarono. Una nuora cominciò a dire che il vecchio era petulante; l'altra si lamentava di tenerlo sempre in casa come uno spione; la terza non gli voleva dare il vitto perché doveva sottrarlo alle sue creature, l'altra non lo poteva soffrire perché era brontolone, e chi più ne ha, più ne metta; i figli stessi si mostravano non curanti del loro padre, e pregavano Dio che lo chiamasse all'altro mondo.

Il vecchio notava tutto e diceva: "Un padre è capace di dare a campare a cento figli, ma cento figli non sono capaci di sostenere un padre", e si pentiva di essersi fatto ingannare dalle loro moine.

Ma un giorno pensò di fare un tiro ai figli e alle nuore. Si recò da un vecchio compare, e chiese in prestito una calza piena di monete d'oro, promettendo di restituirgliele dopo pochi giorni. L'amico che conosceva la sua probità, l'accontentò. Come giunse alla casa, il vecchio si chiuse nella sua stanza, e cominciò a contare le monete, facendo a bella posta del rumore.

Le nuore, prese dalla curiosità, corsero ad origliare dietro la porta, e videro che il vecchio faceva dei mucchietti di monete, le contava e ricontava, e poi le riponeva nella cassa della biancheria. Capirono che egli aveva dovuto ricuperare da qualche debitore quel tesoro, e quindi deliberarono di mutar condotta per partecipare alla nuova eredità dopo la morte di lui. Difatti chi gli dette abiti puliti, chi lo pettinava ogni giorno, chi l'aiutava a vestire, chi gli faceva delle minestre saporite.

Il vecchio al tempo fissato, restituì il denaro al compare, ma fece credere alle nuore ed ai figli d'averlo rinchiuso nella cassa; anzi un giorno li chiamò attorno a se, e disse loro: "Figli miei, io non ho altri al mondo che voi; quando morirò, vi dividerete in parti uguali ciò che tengo nella cassa". I figli lo ringraziarono, e più si mostrarono affettuosi e pieni di tenerezza.

Quando il vecchio morì, i figli e le nuore non vollero attendere nemmeno che fosse portato al cimitero per dividersi l'oro, che aveva lasciato. Aprirono la cassa e trovarono biancheria; la tolsero pezzo per pezzo, ma non rinvennero un soldo.

Allora capirono il tranello, in cui erano caduti, e impararono ad avere gratitudine per chi fa del bene.

 

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NUVOLA

Cuore di madre

Vivevano felici un uomo ed una donna con la loro piccina a nome Graziella.

La morte venne a spezzare quella felicità portando via la madre. Il povero uomo credendo di trovare un conforto a tanta sciagura, sposò una vedova che aveva una figlia più grande di Graziella. Poiché questa era bella e la figlia era brutta, la madrigna la odiava cordialmente e, mentre alla propria figlia faceva vincere tutti i capricci e le permetteva di fare la bighellona, alla figliastra ordinava tutti i servizi e le limitava il pane.

Graziella ricordava le carezze e i baci della madre e piangeva; a lei rivolgeva sempre il suo pensiero, ed invocava la morte che la congiungesse a chi tanto l'aveva amata.

Un giorno la madrigna, che spesso la bastonava perché, secondo lei era sciocca e cialtrona, le dette un grosso involto di lana e le ordinò di andare in campagna a filarla, minacciandola che, se non la filava tutta fino alla sera, sarebbero state botte.

Graziella, che tremava dinanzi alla madrigna, si avviò per la campagna, e piangendo pregava Dio che la facesse morire. Ad un punto s'imbatté in una vecchierella, che le domandò perché piangesse. La fanciulla le raccontò tutte le sue pene, e quella, presala per la mano, la condusse in una vicina casella, dove lavorando velocemente in breve ora filò tutta la lana.

Baciata mille volte la fanciulla, disparve. Graziella rimase trasecolata, e voleva sapere chi fosse la bella fata; ma quella era scomparsa. Tutta felice tornò a casa, ma la madrigna indispettita di vederla tornare così presto e con la lana filata, invece dl accoglierla festosamente e di ringraziarla, le disse ingiurie e vituperi. Volle sapere come avesse fatto a terminare in sì breve ora così lungo lavoro; e conosciuta la cosa, disse che la figlia era stregata e la batté.

Il giorno dopo per darle un nuovo tormento, le ordinò di andare ad accattare pezzi di legna in campagna, ed aggiunse che, se vendendoli non avesse ricavato almeno dieci lire, l'avrebbe bastonata. Graziella col cuore straziato dal dolore, s'avviò per la campagna, e cominciò a raccogliere qualche sterpo; ma come fare per riempire il grosso sacco? Mentre si disperava e singhiozzava, apparve la vecchietta del giorno avanti, la quale la confortò, e le dette una borsa piena di monete, dicendole: "Figlia mia, io sono tua madre, fra giorni mi raggiungerai in paradiso". Così detto disparve.

La fanciulla commossa e stupita dinanzi a tanto prodigio, non seppe dir parola; guardò verso il cielo per vedere se apparisse la madre, ma vide solo una nuvoletta bianca che si dileguava. Rivolse preghiere e benedizioni alla cara defunta, e tornò a casa. Quando la madrigna, la quale prevedeva essere impossibile quanto aveva preteso, vide che la figliastra le portava quel ben di Dio più si inviperì contro di lei, e non volendola più tollerare decise di avvelenarla. Difatti, approfittando che il marito si trovava a mietere il grano ad un altro paese, mise del veleno in una focaccia, e la dette a mangiare solo alla figliastra.

Poche ore dopo la povera fanciulla morì fra atroci dolori, e andò a ricongiungersi con la madre che l'amava.

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