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Il cane fedele

C'era una volta una casetta campestre, abitata da una famiglia di quattro persone, cioè il padre, la madre, un maschietto di tre anni ed una femminuccia di sette. Avevano un cane chiamato Malosso, che era bello ed ubbidiente.

Un giorno i genitori e la fanciulla andarono ad uno sposalizio e lasciarono il bimbo nel letto. Per il gattaiolo entrò un grosso serpente che saltò sul letto per strangolare la creatura.

Il cane gli si scagliò addosso, e tanto fece che l'uccise: dopo lo buttò dietro al letto, e si mise sulla sedia, che era vicina al bimbo, il quale pur non avendo riportato alcun male, era tutto macchiato di sangue.

In quel mentre tornarono i padroni, ed il padre vedendo la creatura così insanguinata, uccise il cane. Nel coricarsi toccò una cosa molle; la guardò ben bene, e s'accorse che era un serpente morto.

Allora capì il fatto, scavò una fossa per seppellirvi il cane e, sopra, vi collocò una lapide su cui era scritto:

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Il bove e l'asino

Una volta un bove stava nella stalla insieme ad un asino.

Una mattina l'asino cadde sotto il traino, e riportò un grosso gonfiore in testa.

Il bove ogni tanto lo ingiuriava chiamandolo "cornuto". "Teh! teh!..." disse l'asino, quando perdette la pazienza "Vedi chi parla! Il bove mi dice cornuto! Fratello mio, tu non hai specchio, altrimenti potresti vedere quanto siano lunghe le corna tue!".

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La vecchia ed il grilletto 

C'era una volta una vecchia distrattona che uscì per fare la spesa e lasciò la porta aperta. Una capra selvaggia entrò nella casa e vi si chiuse da padrona. Tornò la vecchia e bussò: "Tup, tup". La capra domandò: "Chi è?". "Sono la padrona", rispose quella.

"Ed io sono la capra foresta,

Con sette palmi di corna in testa,

Se non te ne vai, ti fo' la festa".

"Ohimè!", gridò la vecchia e se ne andò piangendo. Per via incontrò il bue che le domandò: "Comare, perché piangi?". "Come vuoi che non pianga? Una capra è entrata in casa mia e vi si è chiusa da padrona". " Vieni con me, che ti fo' aprire!". E si avviarono. "Tup, tup". "Chi è? chi è ?". "Sono il bue!".

"Ed io sono la capra foresta,

Con sette palmi di corna in testa,

Se non te ne vai, ti fo' la festa".

Il bue muggì: "Qui non si scherza!". E se la diede a gambe. "Ahimè!", gridò la vecchia. E se ne andò piangendo. Per via incontrò il somaro che le domandò: "Comare vecchia, perché piangi?". "Come vuoi che non pianga? In casa mia è entrata una capra foresta con sette palmi di corna in testa!". "Vieni con me che ti fo' aprire". E vi andarono. "Tup, tup". "Chi è! Chi è?". "Sono il somaro!".

"Ed io sono la capra foresta,

Con tre palmi di corna in testa,

Se non te ne vai, ti fo' la festa".

Il somaro disse: "Qui non si scherza!". E se la diede a gambe. "Ahimè!", esclamò la vecchia. E se ne andò piangendo.

Per via incontrò il maiale che le domandò: "Comare vecchia, perché piangi?". "Come vuoi che non pianga? E' entrata in casa mia una capra foresta con sette palmi di corna in testa!". "Vieni con me che ti fo' aprire!". E se ne andarono insieme. "Tup, tup". "Chi e?". "Sono il maiale!".

"Ed io sono la capra foresta

Con sette palmi di corna in testa,

Se non te ne vai, ti fo' la festa".

"Qui non si scherza!", disse il maiale e se la diede a gambe.

"Ohimè!", gridò la vecchia; e se ne andò piangendo. Per via incontrò il grillo che le domando: "Comare vecchia, perché piangi?". "Come vuoi che non pianga? In casa mia è entrata una capra foresta con sette palmi di corna in testa!". Vieni con me che ti fo' aprire!". La vecchia scoppiò a ridere e disse: "Non è riuscito il bue, né il somaro, né il maiale e vuoi riuscire tu che sei quanto un cecino?" Il grillo replicò: "Abbi fede in me!"; e saltato sulle spalle della vecchia se n'andarono. "Tup, tup". "Chi è?". "Sono la padrona!".

"Ed io sono la capra foresta,

Con sette palmi di corna in testa,

Se non te ne vai, ti fo' la festa".

Il grillo alzò le antenne e con tanto di fiato disse:

"Ed io sono il grilletto

con settecento corazze in petto,

se hai coraggio, levi la paletta"

La capra ebbe paura, aprì la porta e fuggì. La vecchia ringraziò il grillo e fu contenta di ritornare a casa.

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Non far mai bene a carne battezzata

Un giorno un pastore andando per una via di campagna vide un masso su cui era scritto: "Qui sotto c'è la tua fortuna". Egli curioso di vedere che fosse, dopo grandi sforzi riuscì a smuovere il macigno, e vide un grosso serpente, che gli disse: "Preparati a morire, perché ti devo divorare".

Il pastore fu sorpreso da tanta ingratitudine, e disse che non era giusto quello che il serpente pretendeva. Mentre discutevano, si avvicinò una volpe, la quale fu invitata a dare il suo giudizio. Ella capì subito di chi era il torto, e mossa a compassione del pastore, disse che non poteva emettere il suo giudizio, se non vedeva quale era la posizione del serpe; quindi lo pregò di rimettersi al posto di prima. Il serpe ubbidì; ma quando fu sotto il macigno, essa aiutò l'uomo a rotolarlo, e così quello fu schiacciato.

Il pastore finse di esserle grato, e per compenso del favore ottenuto, le disse di andare quella stessa notte al pollaio della masseria, dov'egli lavorava, promettendole di farle mangiare  uova e galline a sazietà.

Il furbo però mise un cappio dinanzi al buco del pollaio per far sì che la volpe nel saltare dentro, vi rimanesse impigliata, e fosse presa da lui il giorno seguente.

Così accadde, per cui la povera bestia, che con tutta la sua astuzia non avrebbe mai pensato a simile agguato, si dibatteva per la disperazione; e tanti strappi diede, che riuscì a spezzare il cappio, e a liberarsi. Allora disse: "Non bisogna mai far bene a carne battezzata!" E dopo aver fatto strage di polli e di uova, si allontanò da quel luogo.

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IL SORCIO E LA SUA CODA

C'era una volta un uomo che aveva due soldi; con uno comprò un pezzo di pane, e con l'altro un po' di latte; dopo lo mise sul tavolo e andò a messa. Ritornato a casa vide sul tavolino un sorgio che stava mangiando la sua zuppa. Indispettito, gli strappò la coda, e disse che gliel'avrebbe restituita quando gli avesse ridonato il latte.

Il sorgio andò dalla pecora e le disse: "Fammi il latte, ché lo debbo restituire al padrone, altrimenti non mi dà la coda".

La pecora rispose: " Tu dammi l'erba, ed io ti darò il latte".

Il sorgio andò in campagna e disse: "Terra, dammi l'erba ché la devo offrire alla pecora; costei mi donerà il latte, e lo porterò al padrone, il quale mi deve restituire la coda.

La terra gli disse: "Dammi l'acqua che io la darò all'erba". Il sorcio andò alla fontana e disse: "Fammi il piacere di darmi l'acqua, che porterò alla terra; la terra mi darà l'erba, e la regalerò alla pecora, questa mi offrirà il latte e lo consegnerò al padrone, il quale mi restituirà la coda".

La fontana rispose che non poteva dargli l'acqua, se non chiamava mastro Nicola per aggiustarla". Il sorgio si recò da mastro Nicola, e lo pregò di andare ad accomodare la fontana, perché questa doveva fornire l'acqua alla terra; essa doveva dare l'erba che serviva alla pecora; la pecora doveva produrre il latte, che egli avrebbe portato al padrone per avere la sua coda.

Rispose mastro Nicola: "E tu dammi le uova". Il sorgio andò alla gallina e le disse: "Dammi le uova, che porterò a Mastro Nicola; costui aggiusterà la fontana la quale mi darà l'acqua; io la porterò alla terra, e questa farà crescere l'erba; l'erba sarà mangiata dalla pecora, la quale mi regalerà il latte, e col latte accontenterò il padrone, il quale mi restituirà la coda".

La gallina chiese la crusca. Allora il gatto andò dal fornaio e gli disse: "Fornaio, dammi la crusca, che deve servire alla gallina, la quale mi deve fare le uova. Io consegnerò le uova a mastro Nicola, affinché aggiusti la fontana; la fontana farà zampillare l'acqua, la quale irrigherà la terra e farà crescere l'erba; l'erba sarà mangiata dalla pecora, che produrrà il latte, ed io lo porterò al padrone il quale mi renderà la coda".

Il fornaio disse: "Dammi le frasche". Il sorgio andò al bosco, e ne domandò un fascio. Egli si prese il fascio e lo portò al fornaio; questi gli dette la crusca e la regalò alla gallina; la gallina gli dette le uova e le portò a mastro Nicola; costui aggiustò la fontana, la quale fece zampillare l'acqua, che irrigò la terra e fece crescere l'erba; l'erba fu data alla pecora, che produsse il latte: questo fu restituito al padrone, il quale finalmente si decise a ridonargli la coda.

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