LA FORMICUZZA

C'era una volta una formicuzza molto povera.

Un giorno, mentre mozzicava le fave, trovò un centesimo. Lo girò e rigirò tra le mani e si chiedeva:

- Cosa potrò comprare con questo soldino? Se compro un'arancia, dovrò buttar via la buccia; se compro la mela, dovrò buttar via il torsolo; se compro una pesca, dovrò buttar via il nocciolo! Ecco... compro dei nastri, me li metto in testa e mi affaccio alla finestra!

E così fece. Comprò tanti nastrini colorati, se li mise in testa e si affacciò alla finestra. Passò di lì compare cane e le chiese:

- Comare formicuzza, cosa fai alla finestra?

- Mi voglio maritare!

- E vuoi me?

- Fammi sentire la tua voce!

- Bau, bau, bau, bau! - Ed il cane abbaiò.

- No, no Vattene! Non mi piaci, mi guasti il sonno la notte!

Passò di lì compare asino e le chiese:

- Comare formicuzza, cosa fai alla finestra?

- Mi voglio maritare!

- E vuoi me?

- Fammi sentire la tua voce!

- Ihoo! Ihoo! Ihoo! - E compare asino ragliò.

- No, no Vattene! Mi rovini il sonno la notte!

Passò di lì compare agnello:

- Comare formicuzza, vuoi sposare me?

- Fammi sentire la tua voce!

- Behee! Behee! Behee! - E compare agnello belò.

- No, no, non mi piaci! Mi turbi il sonno la notte!

Passò l'uccellino e fece: cip, cip, cip! E cinguettò.

- No, no, non mi piaci!

Passò il gallo e fece: chichirichì! chichirichì! E cantò.

Passò il maiale e fece: gruu, gruu! E grugnì.

E il gatto: miao, miaoo! E miagolò.

E il cavallo: ihh, ihh! E nitrì.

E la rana: gra, gra! E gracidò.

E l'oca: str, str! E starnazzò.

E la mucca: muu, muu! E muggì.

E il colombo: tuu, tuu! E tubò.

Infine passò di lì compare topo e chiese:

- Comare formicuzza, cosa fai alla finestra?

- Mi voglio maritare!

- Vuoi me?

- Mi fai sentire la tua voce?

- Squit! Squit! - E squittì.

- Sì, sì che mi piaci! Sali!

Così la formicuzza e il topolino si sposarono.

Una domenica la formica, prima di andare a messa, disse al topolino:

- Mi raccomando al sugo! Io vado a messa! Cerca di girarlo ogni tanto perché non si attacchi!

E così andò a messa.

Di tanto in tanto il topino andava a girare il sugo ed ogni volta, preso dall'ingordigia, tirava su un pezzo di carne e lo mangiava.

Ormai nella pentola era rimasto solo un ultimo pezzettino! Come fare per prenderlo? Si affacciò sul tegame, allungò tanto lo zampino che... allunga allunga, perse l'equilibrio e "plaff", cadde nel sugo.

Quando comare formicuzza tornò dalla messa, cominciò a chiamare il topino:

- Topino, topino mio, dove sei?

Ma nessuno rispondeva.

- Topino, topino mio!

Cominciò a cercare dappertutto, ma nulla!

Decise allora di prepararsi da mangiare. Mise l'acqua sul fuoco, vi versò la pasta, la lessò, la scolò, la scodellò. Ma del topino ancora nulla!

Quando fece per versare il sugo sul piatto di pasta, vide il topino stracotto!

Disperata, con la testa tra le mani, gridò e pianse:

- O topolino, topolino mio, cucinato nel pentolino! La carne ti mangiasti e a me non ne lasciasti! O topolino, topolino mio, cucinato nel pentolino! La carne ti mangiasti e a me non ne lasciasti! Ero così felice e contenta e non ho avuto proprio niente!

E pianse, pianse tanto che ancora sta singhiozzando.

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