Approfondimento della storia

Tutolo

 

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Per lo studioso

Questa fiaba corrisponde al tipo 403 nella classificazione Aarne-Thompson (la sposa nera e la sposa bianca). Più precisamente, corrisponde al sottotipo 403A. Questo sottotipo,  infatti, è caratterizzato solitamente da uno schema narrativo per cui il fratello della protagonista è al servizio di un re: le vanterie del fratello fanno sì che il re si incapricci della ragazza. La fanciulla è chiamata a corte, ma durante il viaggio per mare viene scaraventata giù dalla nave e sostituita con un’altra donna. Tutti elementi che, come si vede, si ritrovano nella storia pugliese. La presenza del fratello della protagonista può far ritenere che questa versione abbia subito l’influenza del tipo 450 (fratellino e sorellina): i due tipi, infatti, molto spesso si influenzano e si contaminano reciprocamente. L’elemento introduttivo, inoltre, oltre a corrispondere al motivo del cortese e dello scortese (Q2 nell’indice dei motivi di Stith Thompson), molto spesso viene raccontato in maniera autonoma e autoconclusiva, e sotto questa forma costituisce un tipo a sé, vale a dire il tipo 480 (la filatrice presso il pozzo), in cui compare il tema del contrasto tra due sorelle: una disprezzata e reietta, ma di modi gentili, che scendendo sottoterra si trova in un mondo incantato dove viene aiutata da soccorritori soprannaturali, e una villana e scortese, che invidiosa dell’altra vuole imitarne le gesta, ma a causa dei suoi modi villani viene punita. Occorre avvertire, comunque, che questa narrazione, oltre a rappresentare un tipo autonomo, si trova comunemente a fare da introduzione del tipo 403, come nel nostro caso: in questa variante pugliese, in luogo degli aiutanti soprannaturali, compare il vecchietto a cui la prima ragazza concede il pezzo di focaccia. Inoltre va ricordato che il motivo della vera sposa sostituita con la falsa sposa appare in altri tipi fiabeschi, come, per esempio, il tipo 533 (la testa di cavallo parlante), in cui la vera sposa, caduta in disgrazia, è costretta a fare la guardiana delle oche (e in alcune versioni viene accecata, così che occorre ricomprare i suoi occhi).

Per il letterato

Nella fiaba pugliese, infine, ritroviamo i motivi S432 (liberarsi della sposa gettandola in acqua), K1911 (la falsa sposa), K1911.2.2 (la vera sposa gettata in acqua dalla falsa), K1911.3.1 (la sostituzione della sposa rivelata da un animale).

Questa fiaba è conosciuta e raccontata in gran parte del mondo.

È narrata, per esempio, nelle Piacevoli notti dello Straparola, in cui si trova la novella di Biancabella e la biscia: qui, l’aiutante magico che aiuta la ragazza buona e modesta, conferendole facoltà straordinarie, è, per l’appunto, una biscia.

Giambattista Basile ne riporta ben due versioni: di queste, in particolare, “Le due pizzelle” (IV, 7), presenta esattamente gli stessi elementi della variante pugliese in esame, con due cugine, una buona e caritatevole, l’altra scortese e maleducata. La prima, andando alla fonte, incontra una vecchia alla quale concede un pezzo di pizzella, ricevendone in cambio una benedizione. La ragazza scortese si rifiuta di offrire la pizzella alla vecchia, la quale le lancia una maledizione. C’è poi il fratello della ragazza che ne tesse le lodi di fronte al re; lo scambio della sposa; la protagonista gettata in mare e salvata da una sirena che la incatena; il fratello caduto in disgrazia e costretto a fare il guardiano delle papere; lo smascheramento finale dell’inganno, grazie alla canzone delle papere. L’altra versione è “Le tre fate” (III, 10): qui il contrasto è fra due sorellastre, e le dispensatrici di doni magici sono tre fate (introdotte, stranamente, da un orco, che la prima ragazza, quella cortese e dai modi aggraziati, incontra andando a gettare la spazzatura). La storia poi si dipana con il meccanismo della sostituzione della sposa bella con quella brutta.

Il tema della sposa sostituita si trova però anche in un’altra storia del Basile, e precisamente ne “I tre cedri” (V, 9), corrispondente al tipo 408 (le tre melarance). E non è fuori luogo ricordare che la sostituzione fraudolenta di una sposa si trova nella stessa introduzione del Pentamerone, ed è anzi alla base del meccanismo che porta alla narrazione dei racconti che ne compongono la struttura. Infine, sempre dall’opera di Basile, va menzionata anche la storia di “Ninnillo e Nennella” (V, 8), con l’inizio che segue il classico schema dei fanciulli abbandonati in un bosco dalla matrigna (come in Hansel e Gretel) e lo svolgimento che corrisponde essenzialmente al già richiamato tipo 450. Ebbene, anche in questo racconto si incontrano episodi che rimandano ad elementi già trovati nella storia pugliese: una fanciulla che cade in mare, non annega a causa di un intervento prodigioso (in questo caso viene inghiottita da un pesce, mentre nella fiaba pugliese, come pure ne “Le due pizzelle” è raccolta da una sirena), e poi fortunosamente si ricongiunge al fratello, il quale nel frattempo è entrato al servizio di un re.

Troviamo una sposa sostituita e gettata in mare anche ne “La Princesse Rosette”, fiaba francese della fine del secolo XVII, composta da Madame D’Aulnoy.

Una versione pugliese riportata dal Gigli fu tradotta da Paul Bourget nelle sueSensations d’Italie.

Per il folklorista

In tutti i paesi europei ne sono state raccolte parecchie centinaia di versioni. È diffusa inoltre pressoché in tutti gli altri continenti: è arrivata in tutti i punti dell’africa centrale e meridionale; la si racconta fra tribù pellirosse disseminate su una vasta area del Nord America; è stata portata dai Francesi in Canada e dagli Spagnoli in Messico; ne sono state raccolte diverse versioni in India e nelle Filippine.

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Per il bibliografo
Compare nelle seguenti raccolte:

  • J. & W. GRIMM, Kinder- und Hausmärchen, Leipzig, 1856, libro I, n. 13, libro III, n. 135.

  • I. CALVINO, Fiabe italiane, Torino, 1956, nn. 12, 64, 92, 101, 150, 183.

  • S. LA SORSA, Tradizioni Popolari Pugliesi, Bari Roma, 1928, parte V, n. 39.

  • V. IMBRIANI, La Novellaja Fiorentina, Livorno, 1877, nn. 13, 25.

  • G. FINAMORE, Tradizioni popolari abruzzesi, vol. I, Novelle, Lanciano, 1882-85, n. 15

  • L. DI FRANCIA, Fiabe e novelle calabresi, Torino, “Pallante”, fasc. 3-4, dic. 1929, fasc. 7-8, ott. 1931, n. 13

  • R. LOMBARDI SATRIANI, Racconti popolari calabresi, Napoli, 1953, vol. I, nn. 9, 38.

  • G. PITRE', Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani, Palermo, 1875, II, nn. 59, 60, 61, 62, 63, 92.

  • L. GONZENBACH, Sichilianische Märchen, Leipzig, 1870, 2 voll., nn.7, 32, 33, 34.

  • C. GRISANTI, Folklore d’Isnello, Palermo, 1909 (II), n. 15.

  • R. FORSTER, Fiabe popolari dalmate, “Archivio per lo studio delle tradizioni popolari”, X, Palermo, 1891, n. 9.

  • G. AMALFI, XVI conti in dialetto di Avellino, Napoli, 1893, n. 14.

  • P. E. GUARNERIO, Primo saggio di novelle popolari sarde, “Archivio per lo studio delle tradizioni popolari”, II, 1883, III, 1884, n. 4.

  • G. GIGLI, Superstizioni, pregiudizi e tradizioni in Terra d’Otranto, Firenze, 1893, n. 1.

  • G. ZANAZZO, Novelle, favole e leggende romanesche, “Tradizioni popolari romane”, vol. I, Torino-Roma, 1907, n. 29

  • D. COMPARETTI, Novelline popolari italiane, vol. I, Torino, 1875, n. 25.

  • G. FERRARO, Racconti popolari monferrini, Manoscritti 131-140 del Museo di arti e tradizioni popolari, Roma, 1869, n. 93.

  • T. GRADI, Saggio di letture varie per i giovani, Torino, 1865, p. 141.

  • G. PITRE’, Novelle popolari toscane, parte II, Roma, 1941, n. 4.

  • P. TOSCHI, Romagna solatia, Milano, s.d., n. 4

  • CH. SCHNELLER, Märchen und Sagen aus Wälschtyrol, Innsbruck, 1867, n. 40.

  • A. DE GUBERNATIS, Le tradizioni popolari di S. Stefano di Calcinaia, Roma, 1894, n. 13.

  • A. DE NINO, Usi e costumi abruzzesi, vol. III: Fiabe, Firenze, 1883, nn, 19, 44.

  • C. CORONEDI-BERTI, Al sgugiol di ragazù, Bologna, 1883, n. 8.

  • G. NERUCCI, Sessanta novelle popolari montalesi, Firenze, 1880, nn. 32, 92.

  • F. ORTOLI, Les contes populaires de l’ile de Corse, Paris, 1883, n. 13.

  • C. MARZOCCHI, 130 novelline senesi, in Manoscritto 57 del Museo di arti e tradizioni popolari, Roma, n. 34.

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