SERPENTE

"Il serpente era la più astuta di tutte le fiere": con questo incipit il Genesi (3, 1) pone una forte ipoteca sulla simbologia del SERPENTE, che con la vicenda della tentazione di Eva dà una fisionomia precisa del male.

Presente in molte religioni, e spesso legato al culto delle ACQUE, il serpente è comunque depositario di caratteri simbolici opposti: da un lato, la stretta connessione con l’universo ctonio e malvagio; dall’altro, la capacità di essere espressione della fertilità e della rigenerazione. Anche per questa motivazione, il suo legame con Eva non appare del tutto fuori luogo.

Senza dubbio, le relazioni fra la donna e il serpente sono multiformi: la forma del serpente ha valenze multiple, e fra le più importanti si deve considerare la sua rigenerazione.

È molto significativo che la "Signora degli Animali" (potnia theròon) proponga un modello iconografico – la dea che calpesta i serpenti – avvicinabile all’effigie della Vergine vittoriosa sul demonio. Secondo una consueta migrazione di simboli, la rappresentazione propone il trionfo del Verbo, poggiante su uno stereotipo molto antico, passato anche in ambiente cristiano sulla scia del simbolismo della Dea Madre mediterranea.

La mitologia medioevale ha proposto in più occasioni il serpente come ibrido, facendo di esso una figura molto simile al DRAGO. Un esempio che ricalca questo modello è la famosa Melusina: fata e donna-serpente, ampiamente sfruttata dal cristianesimo per indicare il legame fra la femminilità e il male.

Raccontava Paracelso: "Melusina era una ninfa posseduta dallo spirito del maligno; conosceva assai bene la stregoneria e partecipava ai suoi riti. Ne seguì una superstizione che voleva che ella fosse dovuta essere serpente ogni sabato: era il prezzo pagato a Belzebù perché l’aiutasse a trovare marito. Inoltre, fu ninfa in carne e sangue, poté avere figli e lasciò le sue sembianze per venire ad abitare presso gli uomini".

Ma il serpente è soprattutto il rapitore dell’immortalità, non solo nella tradizione cristiana. Ad esempio, nell’epopea babilonese di Gilgamesh, l’eroe, dopo essersi impossessato della pianta dalla vita, se la fece rubare da un serpente. Il simbolismo del serpente è effettivamente legato all’idea stessa della vita: in arabo il serpente è alhayyah e la vita è al hayat".

Un fondamentale contributo alla demonizzazione del serpente da parte del cristianesimo fu offerto dal simbolismo fallico. È emblematico che il serpente di Esculapio, venerato a Roma, fosse considerato un’ottima terapia contro la sterilità. Il serpente del Genesi ha conosciuto eva, introducendo il peccato in lei, ma le ha rivelato al tempo stesso la sessualità.

All’immagine del serpente era associato anche il concetto di conoscenza, rinvenibile nell’emblema dell’Abraxas: ente supremo che, sotto la forma di un serpente dalla testa raggiante, era indicato come il signore della conoscenza esoterica ed occulta.

Secondo alcuni testi rabbinici, il contatto con il serpente avrebbe generato in Eva le mestruazioni, segnando il passaggio nella natura femminile dallo status di fanciulla a quello di donna. Su questa linea simbolica si pone l’antica usanza greca di sottoporre le ragazze alla prova del "pulcellaggio". Secondo tale pratica, le ragazze erano fatte scendere in una grotta in cui si trovava un grosso serpente velenoso: se il rettile le mordeva, ciò voleva dire che non erano più caste.

A causa di questo retroterra simbolico e culturale, il tema iconografico della donna tormentata dal serpente riscosse un grande successo nel medioevo, epoca in cui la lussuria era raffigurata da una donna nuda, morsa al pube da un serpente e con un rospo che le divorava i seni.

Il sostrato malefico del serpente, comunque, non è riconducibile alla sola tradizione biblica: ci son testimonianze in questo senso anche in culture molto lontane e diverse fra di loro. Il pitone egizio Apophis era l’emblema del mondo dell’ombra che cercava di arrestare la nascita del sole. Ma il serpente era anche l’espressione della rivolta dei mortali nei confronti della divinità: i serpenti nati dal sangue dei Titani che si ribellarono a Zeus.

Il serpente associato a Ecate, Ishtar e Artemide era simbolo della saggezza e delle potenze sotterranee, immagine vivente del ciclo lunare senza fine che si annoda e si scioglie, della fertilità del suolo e della fecondità della femmina.

Animale ctonio per eccellenza, il serpente risulta in stretta relazione anche con l’universo dei defunti. Depositario del sapere profetico (l’oracolo di Delfi era custodito dal serpente Pitone, poi ucciso da Apollo), spesso era considerato genius loci, ovvero custode e protettore di luoghi come fonti, altari, oracoli, città: Atene era custodita dal serpente di Atena. Divinità ctonia, sotteranea, legata al mondo degli inferi, svolgeva il ruolo di rappresentante dei defunti e degli antenati: era per questo custode delle tombe e del focolare domestico. Per questi suoi legami con il mondo dei morti, il serpente è anche all’origine di ogni POTERE MAGICO.

Il serpente occupa un posto simbolicamente positivo nel mito dell’eroe vincitore della morte: è per il fatto che Apollo soffoca Pitone, che Eracle uccide l’Idra di Lerna, che San Michele e San Giorgio vincono sul drago che questi eroi divengono tali, accedono all’immortalità e acquisiscono poteri soprannaturali.

Animale che muta, che cambia pelle restando se stesso, il serpente è in molte culture il doppione animale della LUNA. Per la sua capacità di rigenerazione, esso è tra l’altro raffigurato nello schema dell’uroboro, il serpente che si morde la coda, che nell’alchimia è l’espressione della congiunzione degli opposti, la rappresentazione del carattere ciclico del processo vita-morte.

Un luogo comune narrativo, che ricorre spesso nei racconti popolari contadini è quello della serpe che furtivamente succhia dal seno delle donne il LATTE, causando il deperimento dei lattanti. In certe narrazioni, la "biscia lattona" si immetteva nella bocca del bambino, provocandone il vomito per bere il latte vomitato, o addirittura entrava nello stomaco di donne e bambini: animale inquietante, per la voracità e l’astuzia che le sono attribuite, la serpe si presta bene a dar corpo a paure e oscure angosce. Il DIAVOLO stesso era rappresentato come serpente, e come tale era posto in relazione a numerosi SANTI, dai quali era sempre sconfitto. Il modello basilare di queste narrazioni ha origine dal noto episodio di San Paolo a Malta (Atti degli Apostoli 28, 3-6), in seguito al quale si diffuse in tutta Europa la credenza nel potere antiofidico della terra di Malta. A Rabatto, località dell’isola in cui l’Apostolo Paolo aveva miracolosamente vinto il serpe velenoso, al di sopra di una grotta era stata eretta una chiesa: di qui veniva prelevata un’argilla che, ridotta in pasticche, era ingerita o portata addosso a mo’ di amuleto contro i morsi delle vipere e degli altri serpenti velenosi.

Nell’agiografia popolare i santi che hanno salvato particolari regioni dalle invasioni dei serpenti sono numerosi. In generale, il trionfo di questo o quel santo corrisponde al trionfo del cristianesimo sul paganesimo, ovvero sulla religione della campagna e della natura, espressa fisicamente con il rettile.

Quasi sempre i mostri e i serpenti sconfitti dai santi sono confinati e reclusi in caverne.

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