Approfondimento della storia

ApproVentre

 


Per lo studioso

Corrisponde al tipo 950 nella classificazione Aarne-Thompson (il tesoro di Rampsinito). Vi compare il motivo K315 (il ladro entra nella camera del tesoro attraverso un passaggio segreto) dell’indice dei motivi del Thompson.


Per il letterato

Questa narrazione compare già nel V sec. a. C., nelle Storie di Erodoto (II, 121): è la storia del ladro del tesoro del Faraone Rhampsinitus. L’architetto della camera del tesoro del re aveva lasciato smosso un blocco di pietra. Morendo, confida ai due figli il segreto per penetrare nell’edificio. Uno dei due ladri è preso in trappola, e prega il fratello di tagliargli la testa, in modo da non consentire l’identificazione del corpo. Il re fa portare il corpo per le vie della città, nella speranza che uno dei familiari si tradisca, piangendolo. Dal momento che la madre freme per riavere il corpo del figlio, rischiando così di svelare l’identità dell’altro fratello, il protagonista fa ubriacare le guardie e ruba il corpo decapitato.

Come si può notare, la storia pugliese cambia alcuni particolari e alcuni dettagli, e però la struttura e lo svolgimento sono straordinariamente affini alla storia raccontata da Erodoto duemila e quattrocento anni fa: ci sono, infatti, l’ingresso nella stanza del tesoro (che nella fiaba pugliese diventa la zecca reale), uno dei ladri preso in trappola, la decapitazione del corpo per non consentirne l’identificazione, lo stratagemma del re che fa condurre il corpo decapitato per le strade della città in modo da indurre i familiari a tradirsi, il “contro-stratagemma” del ladro.

C’è chi ha avanzato dubbi sulle reali origini egiziane di questo racconto. Il Maspero dimostra però l’inconsistenza di questi dubbi nel suo Les contes populaires de l’Egypte ancienne (1882, pp. XXXVIII sgg.). Sulla stessa linea interpretativa del Maspero, si pongono anche Bolte e Polivka, che tra l’altro indicano le fonti greche precedenti a Erodoto (J. BOLTE – G. POLIVKA, Anmerkungen zu den Kinder- und Hausmärchen der Brüder Grimm, Leipzig, 1913-1915, 5 voll., III, p. 396).

Certo è che questa fiaba ha avuto una larga fortuna letteraria: dalla tradizione greca e da quella orientale è passata, infatti, nella letteratura medievale attraverso le numerose redazioni del romanzo dei Sette sapienti. È presente nelle raccolte europee di novelle del medioevo e del rinascimento: per esempio, nel Novelliere di Sercambi (13), nel Bandello (I, 25), nel Pecorone di Ser Giovanni Fiorentino (IX, 1), che attualizza la novella, facendo diventare protagonisti Mastro Bindo e il Doge di Venezia. Una simile operazione di attualizzazione della fiaba è compiuta pure dallo Straparola, che nelle sue Piacevoli Notti la racconta come storia di Cassandrino ladro (I, 2).  Compare anche negli scritti buddhisti dei primi secoli della nostra era e nella raccolta indiana Kathāsaritsāgara(L’oceano dei fiumi di novelle), della fine dell’XI secolo.

Per il folklorista

La storia della sua diffusione rappresenta un eccezionale esempio di stabilità di un modello letterario all’interno della tradizione orale: la fiaba, infatti è entrata a far parte del repertorio dei novellatori popolari di un’area vastissima, che va dall’Islanda fino all’Indonesia e alle Filippine, attraverso tutta l’Europa e tutta l’Asia. Non sembra invece essere arrivata in Africa centrale e meridionale, e nemmeno nelle Americhe, fatta eccezione per una versione isolata registrata nel Massachusetts, arrivata lì probabilmente tramite le Isole del Capo Verde. La cosa straordinaria è che tutte le versioni folkloriche mantengono l’impianto originario proprio della storia di Erodoto.

Una esaustiva rassegna delle versioni antiche e moderne della storia è presente in R. K. KOEHLER. Kleinere Schriften, Weimar, 1898, vol. I, pp. 200-210. Per una ricostruzione storica della diffusione di questa fiaba, si veda, inoltre, S. PRATO, La leggenda del tesoro di Rampsinite, Como, 1882.

 

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Per il bibliografo
Compare nelle seguenti raccolte:

  • I. CALVINO, Fiabe italiane, Torino, 1956, n. 17.

  • S. LA SORSA, Tradizioni Popolari Pugliesi, Bari Roma, 1928, parte IV, n. 15.

  • D. COMPARETTI, Novelline popolari italiane, vol. I, Torino, 1875, n. 13.

  • G. FERRARO, Racconti popolari monferrini, Manoscritti 131-140 del Museo di arti e tradizioni popolari, Roma, 1869, n. 6.

  • C. CORONEDI-BERTI, Novelle popolari bolognesi, Bologna, 1874, n. 2.

  • C. CORONEDI-BERTI, Al sgugiol di ragazù, Bologna, 1883, n. 39.

  • A. BARTOLI, Una novellina e una poesia popolare gragnolese, Firenze, 1881

  • A. DE GUBERNATIS, Le tradizioni popolari di S. Stefano di Calcinaia, Roma, 1894, n. 29.

  • G. PITRE’, Novelle popolari toscane, parte I, Roma, 1941, in “Opere complete di Giuseppe Pitrè”, vol. XXX,  n. 41.

  • P. LUTZU, Due novelline popolari sarde, Sassari, 1900.

  • G. PITRE’, Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani, Palermo, 1875, 4 voll., III, nn. 159, 160.

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