Approfondimento della storia

DIAV

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Per lo studioso

 

È una storia strana e curiosa, che sembra più il risultato dell’intreccio e della sovrapposizione di più tipi narrativi.

L’inizio corrisponde al tipo 900 della classificazione Aarne-Thompson (Re Barba di Tordo), con il tema della principessa superba che rifiuta diversi pretendenti. Lo sviluppo successivo, con il rapimento da parte del diavolo e le imprese compiute per liberare la principessa, sembra amalgamare e rimescolare spunti narrativi derivanti da tipi fiabeschi diversi: il tipo 955 (lo sposo ladrone), con il motivo del pretendente malvagio che si presenta sotto mentite spoglie; il tipo 312 (l’ammazzagiganti e il suo cane, noto anche come tipo di Barbablù) e il tipo 956B (l’astuta fanciulla, sola in casa, uccide i ladroni), con il motivo della fanciulla segregata da un marito aguzzino; il tipo 653 (i quattro abili fratelli), con il motivo del salvataggio realizzato grazie alle imprese compiute da un gruppo di fratelli dotati di facoltà prodigiose. È da rilevare che il particolare del dito della protagonista troncato con un morso dal diavolo ci ricorda un episodio simile appartenente al tipo 955 (anche se in quest’ultimo caso il dito non appartiene alla protagonista, ma a una fanciulla uccisa dai briganti: a quest’uccisione la protagonista assiste nascosta, servendosi alla fine del dito come prova per smascherare il fidanzato brigante). Infine, va ricordato che un diavolo zoppo compare anche nelle narrazioni corrispondenti al tipo 1164 (la donna bisbetica calata nel pozzo), anche se quest’ultimo tipo è più una storia burlesca, in cui il diavolo è vittima delle angherie della donna (secondo lo schema ripreso e reso noto da Machiavelli nel suoBelfagor arcidiavolo).

Per il letterato

La fiaba pugliese sembra riprendere e riamalgamare due racconti delPentamerone: il primo è la storia di “Cannetella” (III,1), che inizia descrivendo una principessa che, sdegnosamente, respinge a uno a uno i pretendenti alla sua mano che si presentano al castello. Lei dichiara a suo padre che sposerà soltanto un uomo con la testa e i denti d’oro. Un potente mago, nemico del padre della protagonista, cambia le proprie fattezze, tramutando, per l’appunto, la propria testa e i propri denti in oro, e sotto mentite spoglie si presenta al castello della principessa, la quale accetta di sposarlo. Seguono poi le vicende della principessa segregata dal marito aguzzino e successivamente liberata, secondo uno schema comune ai tipi 312 e 956B. L’altro racconto è “La pulce” (I, 5), in cui, come nel tipo 621 (pelle di pidocchio), un re offre la figlia in sposa a chi saprà indovinare a quale animale appartiene una pelle. Un orco indovina che l’animale è una pulce, sposando così la principessa e portandola via con sé. La principessa viene salvata dai sette figli di una vecchia, dotati di poteri straordinari.

Come si può notare, l’inizio della fiaba pugliese corrisponde a quello della storia di “Cannetella”, da cui viene ripreso anche il particolare del bizzarro desiderio espresso dalla principessa capricciosa, secondo cui chi vorrà aspirare alla sua mano dovrà avere particolari doti fisiche: testa e denti d’oro nella storia di Basile, barba d’oro e capelli d’argento nella fiaba pugliese. Lo scioglimento finale, invece, corrisponde alla storia della “Pulce”, con i sette fratelli prodigiosi che, grazie alle proprie virtù eccezionali, salvano la principessa.

Per il folklorista

È da rilevare che cinque fratelli che imparano a realizzare imprese prodigiose e che, grazie a queste abilità, liberano una principessa da un orco, compaiono anche in un’altra storia del Basile: “I cinque figli” (V, 7). A questa storia appartengono pure due motivi che si ripresentano nella fiaba pugliese: innanzi tutto, la principessa morta e resuscitata da uno dei fratelli, anche se nel racconto delPentamerone la principessa muore in seguito allo spavento nel vedersi inseguita dall’orco, mentre nella fiaba pugliese la principessa muore a causa del dito staccatole dal diavolo con un morso. Poi, la difficoltà finale nel decidere quale dei fratelli che hanno compiuto il salvataggio è più meritevole e degno di sposare la principessa. Solo che nella storia del Basile la soluzione consiste nell’assegnare la mano della principessa al padre dei cinque fratelli. Nella storia pugliese, non c’è una vera soluzione e il lettore è lasciato nell’incertezza.

È significativo, in questa storia pugliese, il personaggio del diavolo zoppo, che compare come aiutante della principessa. Sono diverse, infatti, le fiabe e le narrazioni in cui al diavolo è assegnata la qualifica di zoppo. Più in generale, in un vastissimo numero di storie, miti, leggende, superstizioni e credenze, la zoppia è un attributo associato a personaggi che in qualche modo hanno a che fare con gli inferi, con il mondo sotterraneo, con la morte, con i poteri soprannaturali. Esiste una sterminata letteratura sull’argomento: ci limiteremo qui a rimandare a G. L. BECCARIA, I nomi del mondo, Torino, 1995, pp. 121-130, e relative note.

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Per il bibliografo
Compare nelle seguenti raccolte:

  • G. PITRE’, Novelle popolari toscane, Roma, 1941, n. 10

  • G. PITRE’, Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani, Palermo, 1875, 4 voll., I, n. 21.

  • L. GONZENBACH, Sichilianische Marchen, Leipzig, 1870, 2 voll., n. 45.

  • I. CALVINO, Fiabe italiane, Torino, 1956, n. 65.

  • J. – W. GRIMM, Kinder-und Hausmarchen, Berlin, 1812-15, n. 129.

  • L. DI TURI, in Inoltre: C’era una volta, Fasano, 1992, n.9.

Inoltre:

Per la bibliografia, dal momento che in questo racconto si intersecano più tipi fiabeschi, rimandiamo alle bibliografie presenti negli approfondimenti delle storie “Un marito malvagio”, “La fortuna di cinque fratelli”, “Il pelo torto della barba”.

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