Approfondimenti della storia

   


Per lo studioso
 

Corrisponde al tipo 501 nella classificazione Aarne-Thompson (l’aiuto delle tre vecchie). Vi compaiono i motivi H914 (i compiti assegnati a causa delle sciocche vanterie della madre) e H1092.0.1 (il compito di filare una gran quantità entro un certo tempo) dell’indice dei motivi del Thompson.

Per il letterato

 

Questa fiaba è stata analizzata dallo studioso svedese Von Sydow (C. V. VON SYDOW, Tva spinnsagor, Lund, 1909), congiuntamente a un’altra fiaba affine, vale a dire la storia nota in Italia come “Strepitolino”, o in Germania come “Rumpelstilzchen”, e corrispondente al tipo fiabesco 500 (il nome del soccorritore: Tom-Tit-Tot). Entrambi i tipi narrativi sono infatti caratterizzati dalla presenza del “filatore soprannaturale”. Inoltre, questi due tipi, sono accomunati da un inizio pressoché identico: la sciocca vanteria della madre della fanciulla, che per mascherare la pigrizia della figlia, invece di ammettere, di fronte al principe, che la sta battendo perché troppo pigra, gli riferisce che la sta punendo, al contrario, per la troppa voglia di lavorare. In molte varianti, questo episodio si fonda su un equivoco giocato su un numero: la donna, che sta bastonando la figlia perché ha mangiato cinque torte, mente al principe dicendogli che ella ha filato cinque matasse. In entrambi i tipi narrativi, il principe, colpito dalla laboriosità della ragazza, la sposa, per poi ordinarle di fare il lavoro millantato dalla madre. Nel tipo 500, ad aiutare la ragazza è uno gnomo (o in altri casi un essere diabolico), che fila le matasse al posto della protagonista, estorcendole la promessa che lei gli apparterrà (o che gli darà il primo figlio), a meno che ella non riesca a indovinare il suo nome (cosa che la protagonista riesce a fare grazie a un caso fortuito). Nel tipo 501 (come nel caso della fiaba pugliese) intervengono, invece, tre vecchie, le quali compiono il lavoro imposto alla ragazza: in cambio ella dovrà invitarle alle proprie nozze. La fiaba si conclude con l’episodio del principe che, spaventato dalle orribili deformità delle tre filatrici, ordina alla ragazza pigra di non filare mai più per tutta la vita.

La storia compare già nel Pentamerone di Basile, con il titolo di “Le sette cotennuzze” (IV, 4): in questo racconto c’è una donna che picchia la figlia perché ha mangiato sette cotenne di lardo, salvo poi dire a un mercante, che ha assistito alla scena, che la sta punendo perché ha filato fino a riempire sette fusi. Ad aiutare la ragazza pigra, nel racconto di Basile, non sono tre vecchie, ma delle fate. La protagonista, alla fine, riesce a indurre il marito a imporle di non filare mai più, con un inganno: nasconde nel letto delle nocciole, e dice al marito che lo scricchiolio che si sente è prodotto dalle sue ossa, compromesse dall’eccessivo carico di lavoro. Una versione letteraria della fiaba dell’aiuto delle tre vecchie viene poi pubblicata nel 1669 in Germania.

Von Sydow, nel suo studio già menzionato, e poi Polivka, hanno sostenuto l’origine germanica di questo racconto (insieme a quello corrispondente al tipo 500). Contro questa tesi si è espresso l’Espinosa, il quale ha rilevato anche nel Sud-Europa la presenza di varianti strutturate in maniera organica e coerente quanto quelle tedesche (A. M. ESPINOSA, Cuentos populares españoles, Madrid, 1946-47, 3 voll., II, p. 445). Certo è che lo stesso Von Sydow, successivamente al suo studio di gioventù, ha modificato parzialmente la sua opinione, dichiarandosi incerto se riconoscere l’area di origine dei due tipi narrativi nella Germania o nella Scandinavia (C. V. VON SYDOW, Finsk metod och modern sagoforsking, Lund, 1943).

 

Per il folklorista

In ogni caso, entrambe le storie sono diffusissime in Germania, in Scandinavia e nell’area del Baltico, ma sono raccontate anche nelle Isole Britanniche e più a sud, fino in Italia e in Spagna.

 
 

 

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Per il bibliografo
Compare nelle seguenti raccolte:

    • J. & W. GRIMM, Kinder- und Hausmärchen, Leipzig, 1856, libro I, n. 14.

  • I. CALVINO, Fiabe italiane, Torino, 1956, n 5.

  • S. LA SORSA, Tradizioni Popolari Pugliesi, Bari Roma, 1928, parte II, n. 10.

  • J. B. ANDREWS, Contes ligures, Paris, 1892, nn. 4, 23, 47.

  • I. VISENTINI, Fiabe mantovane, “ Canti e racconti del popolo italiano”, vol. VII, Torino, 1879, n. 22.

  • D. ZORZUT, Sot la nape… (I racconti del popolo friulano), vol. III, Udine, 1927, p. 138.

  • CH. SCHNELLER, Märchen und Sagen aus Wälschtyrol, Innsbruck, 1867, n. 55.

  • A. DE NINO, Usi e costumi abruzzesi, vol. III: Fiabe, Firenze, 1883, n. 15.

  • F. CORAZZINI, I componimenti minori della letteratura popolare italiana nei principali dialetti, Benevento, 1877, n. 17.

  • G. PITRE’, Cartelli, Pasquinate, Canti, Leggende, Usi del popolo siciliano, Palermo, 1913, n. 5.

  • G. SCHIRO’, Canti tradizionali ed altri saggi delle colonie albanesi di Sicilia, Napoli, 1923, n. 8.

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