Approfondimento della storia

 

   
 

                                                                                                                                                         

Per tutti

Una fiaba che per la struttura complessiva, per lo svolgimento della trama, per i singoli elementi, richiama la storia dei “Due fratelli monaci”: anche qui due poveri fratelli che vanno a Roma, anche qui un quesito posto da un ricco signore, al quale uno dei due fratelli dà una risposta arguta, anche qui un accadimento miracoloso che fa sì che uno dei due venga eletto papa.

Ci sono però, rispetto a “I due fratelli monaci”, alcuni elementi specifici e caratteristici. Innanzi tutto, il confronto finale non è tra il fratello ritenuto stupido e poi eletto papa e il fratello intelligente, ma fra quello dei due fratelli che aveva dato la risposta brillante e il ricco signore che nel frattempo è caduto in povertà (un elemento che corrisponde al motivo L143 nell’indice dei motivi del Thompson: il povero che supera il ricco). Inoltre, l’evento che fa sì che uno dei due fratelli venga eletto papa non è il fatto che egli sia stato l’ultima persona a baciare i piedi del precedente papa prima della sua morte: i cardinali riconoscono in lui il nuovo pontefice poiché una colomba gli si posa per tre volte sul capo (motivo H171.2: l’uccello segnala l’elezione del papa). Sono presenti, inoltre, come nell’altra fiaba, il motivo L101 (l’eroe da cui ci si attende ben poco) e il motivo L160 (successo dell’eroe da cui ci si attende poco).

Soffermiamoci sul motivo dell’uccello che, posandosi sul protagonista, ne determina l’elezione a papa: esso compare nel tipo 671 della classificazione Aarne-Thompson (i tre linguaggi). In questo tipo fiabesco, un padre manda a scuola il figlio stupido, ma questo non riesce ad imparare altro che il linguaggio di tre specie animali (le rane, i cani, gli uccelli). Il padre decide di liberarsi del figlio, ordinando che sia ucciso. L’uomo al quale è stata ordinata l’uccisione, impietosito, lascia andare il ragazzo, il quale attraversa una serie di avventure, riuscendo a risolvere situazioni complicate grazie ai suggerimenti che gli provengono dagli animali. Alla fine, un uccello gli preannuncia che sarà eletto papa. L’elezione del protagonista a papa grazie all’intervento provvidenziale di un uccello compare anche nel tipo 933, il cui svolgimento è profondamente differente, dal momento che si tratta della storia di un uomo nato dalla relazione incestuosa tra fratello e sorella, il quale tramite una lunga vita di penitenza sconta la colpa dei genitori.

Veniamo ora al confronto finale fra il ricco signore, divenuto povero, e il povero ragazzo, divenuto papa: un’inversione di ruoli che, in maniera simbolica, era già preannunciata nell’arguta risposta data dal ragazzo e che tanto era piaciuta proprio al ricco signore. Questa situazione ci richiama un elemento proprio del tipo 922 (l’imperatore e l’abate): in questa storia l’imperatore avverte l’abate che, se entro un certo lasso di tempo non darà la risposta esatta a tre quesiti, egli ne ordinerà la condanna a morte. Un uomo di umili condizioni (in certi casi un pastore, in altri un mugnaio) si traveste da abate e si presenta al cospetto dell’imperatore, rispondendo correttamente alle domande poste da questo. È interessante notare che in alcune versioni di questa fiaba una delle domande poste è “Che cosa fa Dio?”, e la risposta data dal finto abate è “Fa il ricco e il povero, abbassa ed eleva”. Una risposta dal sapore moraleggiante, ma anche una chiara allusione al travestimento. Come si vede, la domanda è analoga a quella posta nella narrazione pugliese, ovvero “Che cosa si fa in cielo”, come pure analoga è la risposta data: “In cielo ci sta una scala e v’è chi scende e v’è chi sale”. Analogo è soprattutto il meccanismo narrativo, per cui in realtà il gioco di domanda e risposta riflette una situazione che effettivamente si produce, o si produrrà, nella trama (da un lato lo scambio di parti fra abate e pover’uomo, dall’altro lato l’inversione di ruoli fra il povero ragazzo eletto papa e il ricco signore caduto in disgrazia).

La storia dell’uccello che si posa sul capo di colui che poi sarà eletto papa è collegata alla figura di Geriberto di Aurillac (Silvestro II), la cui elezione a papa, secondo la tradizione, fu preannunciata da un simile evento.

Prima di essere trasferita sui papi, la storia era una delle tante leggende che avevano al centro la figura del re e gli attributi della sovranità: l’uccello indica il futuro sovrano. Sotto questa forma era nota e diffusa nella tradizione orientale e in quella classica.

                                                                     


 

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Per il bibliografo
Compare nelle seguenti raccolte:

 

  • J. & W. GRIMM, Kinder- und Hausmärchen, Leipzig, 1856, libro I, n. 33.

  • I. CALVINO, Fiabe italiane, Torino, 1956, n. 23.

  • S. LA SORSA, Tradizioni Popolari Pugliesi, Bari Roma, 1928, parte II, n. 9.

  • I. VISENTINI, Fiabe mantovane, “ Canti e racconti del popolo italiano”, vol. VII, Torino, 1879, n. 23.

  • D. COMPARETTI, Novelline popolari italiane, vol. I, Torino, 1875, n. 56.

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