Approfondimento della storia

   


Per lo studioso
 

Corrisponde al tipo 736 nella classificazione Aarne-Thompson (fortuna e ricchezza). Vi compare il motivo N211.1 dell’indice dei motivi del Thompson (l’anello perduto trovato nel pesce).

 Per il letterato

La storia compare già nelle Mille e una notte, ma con un’introduzione diversa: nella fiaba pugliese l’elemento che dà il via al corso degli eventi è il contrasto tra il ricco signore, che sostiene che è la fortuna che fa i soldi, e il povero contadino, che invece sostiene che solo i soldi fanno i soldi; nella storia delle Mille e una notte (è la storia di “Cogia Hassan Alhabbal”)c’è un contrasto simile, ma fra due amici, di cui l’uno sostiene l’onnipotenza del denaro, l’altro del caso. Per mettere alla prova le loro idee, uno dà per due volte di seguito a un povero cordaio una grossa somma di denaro, ma il cordaio perde i soldi tutte e due le volte. Il secondo amico, allora, dà al cordaio non del denaro, ma un frammento di piombo trovato in terra. Il cordaio presta il piombo a un pescatore, il quale lo utilizza per fabbricarsi una lenza. Il pescatore, poi, per ricambiare il favore, dona al cordaio un pesce, nel quale il pover’uomo trova un diamante lucente: il cordaio vende il diamante a un ebreo e ne ricava una fortuna. Viene a essere verificata, così, la teoria di quello dei due amici che sosteneva l’onnipotenza della fortuna. Come si può notare, la narrazione pugliese riprende sostanzialmente la trama e gli elementi della fiaba orientale, con le donazioni successive, la perdita del denaro, il piombo prestato al pescatore, il pesce nel quale si trovano i brillanti. E però, quelli che nella fiaba orientale erano i due amici con le idee divergenti, nella versione pugliese vengono “sintetizzati” in un unico personaggio, il ricco signore che dona prima le due somme di denaro e poi il pezzo di piombo.

Va ricordato che l’elemento del tesoro trovato nella pancia di un pesce appartiene già alla storia dell’anello di Policrate: una narrazione che proviene dal terzo libro di Erodoto e che ha conosciuto numerose rielaborazioni letterarie successive. È la storia del tiranno di Samo, Policrate, famoso per la sua proverbiale fortuna. Il faraone egiziano Amasis, però, era convinto che un uomo tanto fortunato, per compensazione, era destinato, prima o poi, a essere colpito da una grave sventura, e così invitò Policrate a sbarazzarsi di qualcosa di molto prezioso, in modo tale da auto-procurarsi un evento sfortunato, capace di prevenire e annullare la sventura futura. Policrate gettò in mare un anello preziosissimo, al quale era molto affezionato. Il giorno dopo, però, l’anello gli fu riportato da un pescatore, che l’aveva trovato nella pancia di un pesce. I timori di Amasis erano destinati ad avverarsi qualche tempo dopo, con la caduta in disgrazia di Policrate, fatto prigioniero e giustiziato dai persiani.

Il motivo del contrasto tra fortuna e ricchezza, inoltre, era popolare nella tradizione medievale europea.

Per il folklorista

Nonostante che la storia, come si vede, sia eminentemente letteraria, essa è frequentemente raccontata come fiaba popolare nei paesi baltici. Il singolo motivo del tesoro ritrovato nella pancia di un pesce è riscontrabile, inoltre, nella tradizione orale del Ghana e delle Filippine, oltre che in numerose fiabe europee appartenenti al tipo degli “animali riconoscenti” (554 nella classificazione Aarne-Thompson).

 
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Per il bibliografo
Compare nella seguente raccolta:

  • I. CALVINO, Fiabe italiane, Torino, 1956, n. 118.

  • S. LA SORSA, Tradizioni Popolari Pugliesi, Bari Roma, 1928, parte II, n. 7.

  • A. DE NINO, Usi e costumi abruzzesi, vol. III: Fiabe, Firenze, 1883, n. 10.

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