Rosina e la frittatina tina tina con la moschina

FRITTATA FRITTATINA 
FATTA E FRITTA DA ROSA ROSINA 

  C’era una volta Rosina.

  Un giorno Rosina fece una frittatina.

  La frittatina bella e calda, calda e bella fu messa a raffreddare sul davanzale della finestra.

  Mentre la frittatina si raffreddava passò di lì una mosca che appena la vide se la mangiò.

  Rosina s'accorse della mosca e subito corse alla finestra, ottenendo due risultati: uno, di far volare la mosca e due di constatare che la frittatina non c'era più.

  Vendetta voleva Rosina, tremenda vendetta.

  Decise d'andare dal giudice.

«Signor giudice, ho fatto una frittatina bellina bellina, se l'avesse vista signor giudice: calda, croccante... ero riuscita a farla così bene e piccolina che già sentivo il piacere che avrebbe procurato alla mia gola attraversandola e al mio stomaco ricevendola per poi distribuirla al mio corpo. Una pillola di salute era, signor giudice... era tutto il mio pranzo e...»

  Il giudice ridendo sotto i baffi che non aveva, ascoltava il racconto di Rosina e Rosina infuocata continuava: "Una mosca, signor giudice. L'ho vista! S'è posata sopra e l'ha mangiata in un sol boccone..., signor giudice! Giustizia, signor giudice!".

  Il sorriso sotto i baffi del giudice non si trattenne e venne fuori crescendo in una grassa risata e, tra una pausa e l'altra, il "signor giudice" pensava «Casi come questo rinfrancano lo spirito e alleggeriscono il duro lavoro di giudice. Magari fossero sempre così i casi da giudicare» e dava sfogo al riso che ormai era gigante.

  Poi, vedendo negli occhi di Rosina lo sbigottimento, uccidendo il riso e abortendo la serietà sentenziò:

 

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«Rosina, il caso è grave. Qui si profilano reati ab sustantia. Primo: per furto la mosca meriterebbe la galera senza attenuanti. Secondo: per tentato omicidio il soggetto è passibile  della massima pena. Il codice, attraverso i suoi codicilli mi permette di sentenziare...»

  Dalla finestra aperta era entrata una mosca e tra vortici e zig zag ronzava intorno al rosso viso del giudice.

  Rosina, curiosa, mentre ascoltava il giudice non perdeva d'occhio il minuscolo volatile.

« ...e la sentenza è la più dura! Si stabilisce una pena che solo con la morte corporale consentirà al ricorrente d'avere piena soddisfazione! Per quanto detto e per tutto quello che si potrebbe ancora dire, se ne avessi la forza e se il tempo lo consentisse, si stabilisce che Rosina per la legge può, riconoscendo l'imputato latitante, farsi giustizia con le proprie mani. Ipse dixit!»

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  Detto questo il giudice chiudeva insieme gli occhi per la risata trattenuta e il grosso librone da cui aveva finto di leggere la sentenza; la mosca stanca del volo si posava sul naso del giudice e Rosina gridando: «E' lei!», come un fulmine furioso, assestava un ceffone alla mosca che si solleticava al centro del naso del giudice.

  La mosca stramazzò e veloce il piedino di Rosina la finì.

  La sentenza era stata eseguita e Rosina, lasciando la faccia del giudice coperta per metà dai segni delle sue cinque dita e per intera dallo sbalordimento, ritornò a casa sua convinta più che mai che veramente LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI.

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