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L'allegro ciabattino

C’era una volta un ciabattino. Cantava dal mattino alla sera e teneva i vicini in continua allegria. Le sapeva tutte: canzoni vecchie e di ultima generazione. Come faceva? non si è mai saputo. 
Dalle finestre le giovani e le vecchie massaie si affacciavano e, a voce alta, richiedevano la canzone desiderata e lui... subito intonava il ritornello e molte volte le voci si sovrapponevano e i cori si propagavano per tutto il paese. Lì, proprio attaccato al suo sgabuzzino di lavoro, sorgeva anche un palazzotto di un ricco signore. Il ricco signore ascoltava e le sue reazioni erano contrastanti: godeva di questa allegria e invidiava il protagonista. Lo invidiava perchè, pur se povero, il ciabattino (che faceva di nome Oronzo) era sempre un concentrato dell'allegria, mentre lui, che con le sue molteplici ricchezze poteva stare senza pensieri, era sempre preoccupato: fare lavori alle varie proprietà (case e terreni), pagare i contadini,   risparmiare il più possibile perchè il denaro potesse consentirgli altri lavori ecc.. Era triste il ricco signore e, un giorno che prevalse in lui l'invidia per Oronzo, decise di prendersela proprio con lui, il ciabattino canterino. "Perchè non c'è giustizia a questo mondo?" si disse "Io sono pieno di pensieri e lui, invece... Ma questa storia deve finire!"
Prese una delle tante borse di monete d'oro che aveva vicino alla sua scrivania e, alla controra, mentre tutti si riparavano in casa dal sole cocente, andò a metterla proprio dietro la porta di quel poveretto che, guarda caso, proprio in quel momento intonava la canzone Se potessi avere mille lire al mese.

Quando Oronzo, canticchiando canticchiando, smontava dal suo lavoro e si preparava a chiudere bottega per andare a casa sua, l'occhio scoprì la borsa: la raccolse e, guardandosi intorno per tentare di individuare il probabile autore, cominciò ad aprirla. "Questo è uno scherzo di Rafaele" pensava e contemporaneamente  armeggiava con la cordicina che teneva la borsa.

Bisogna sapere che Oronzo e Rafaele (di mestiere faceva il pizzicagnolo) erano due giocherelloni: si sfottevano continuamente e tante volte si palleggiavano qualche sprovveduto facendolo andare avanti e indietro. 
Come quando capitò che un contadino di fuori, forse inviato da qualcuno che conosceva la coppia, chiese informazione a Rafaele su di una signorina grande che era oggetto di una proposta di matrimonio da parte di un impiegato di un altro paese. "Sapete signor Rafaele che tipo è la signorina Tal de' Tali?" azzardò il sensale (colui che portava ambasciate di matrimonio). "Ah... gran brava persona... ma... se chiedete a Oronzo il ciabattino... lui ne sa molto di più. Andate da lui. Andate a nome mio... A nome di Rafaele il pizzicagnolo." gli consigliò Rafaele. E il sensale sperando di avere più notizie e di prima mano poi, attraversò tutto il paese per andare da Oronzo. Quando giunse alla bottega chiese di Oronzo e Oronzo, che era sempre in allarme, chiese: "Chi lo vuole?" "Mi manda Rafaele il pizzicagnolo e..." stava rispondendo il sensale. "E chi cercate?", lo interruppe Oronzo. "Oronzo il ciabattino. Siete voi?" s'affrettò a domandare ancora il malcapitato. "Mi dispiace... il maestro si è allontanato. E' andato proprio da Rafaele. Io sono l'operaio. Se andate da Rafaele il pizzicagnolo lo trovate là." disse Oronzo senza guardarlo in faccia ma sorridendo dentro dentro. Il signore desideroso di informazioni affrettò il passo per tornare da Rafaele. Quando  giunse: "Dove sta Oronzo" chiese e Rafaele: "Proprio mo' è andato via. Se correte lo acchiappate. E' andato dalla piazza." E dalli il sensale a correre finché arrivò alla bottega di Oronzo e da dove fu rispedito a Rafaele e questi a Oronzo e... finché il sensale, senza più forze e molto spazientito abbandonò la ricerca rimanendo senza quelle informazioni che gli avrebbero permesso di concludere un "affare matrimoniale".

Torniamo alla storia:

Oronzo aprì la borsa e... "Cosa vedo!" Quando vide tutte quelle monete d'oro non seppe spiegarsi questa novità. "Non è cosa di Rafaele" pensò e, pensando pensando... cominciò ad impensierirsi. "Cosa devo farne? Me la tengo la borsa senza dirlo a nessuno o la vado a mettere dietro un'altra porta per liberarmene?"

Non sapeva come regolarsi. Il dubbio lo perseguitava. I giorni passarono e nessuno veniva a reclamare la borsa. I pensieri s'impadronirono della sua mente e le canzoni diventarono silenzi cadenzati da distratti battiti del martello sulle povere incolpevoli suole di scarpe. "Oronzo canta!" incitavano dalle finestre. Oronzo nemmeno le sentiva quelle voci. Prese ad aver paura che all'improvviso qualcuno si catapultasse nella sua bottega reclamando la restituzione della borsa. "E che l'ho rubata? Io l'ho trovata!" si rispondeva nel suo soliloquio. Prese, comunque, ad avere pensieri che prima non aveva. Anche quando tornava a casa procedeva muro muro con gli occhi che facevano andare la testa in tutte le direzioni. Insomma, per riflettere troppo su questo fatto, cadde ammalato.

Il ricco signore andò a casa del malato con la scusa di fargli una visita e poi...  "Quanto mi dispiace. Le tue canzoni mi mancano. Anche tutta la strada è dispiaciuta di questa disgrazia che ti è capitata. Ma cosa ti è capitato? Non sei più  contento? Era così bello quando una volta cantavi e ci deliziavi con le tue canzoni, ora... Che è successo? Dimmi perché se ti è capitato qualcosa... per il bene che ti voglio..." insisteva con fare subdolo. Oronzo, convinto dall'interessamento del ricco signore, gli narrò tutto.

Il signore, con soddisfazione gli confidò: "Il denaro porta pensieri, caro mio. E questa è una prova che ti viene data di quanti problemi porta la ricchezza. Comunque... ti voglio dire che... insomma... diciamo... che... Quelle monete te le ho messe io dietro alla porta!"

 Oronzo non credeva alle sue orecchie e, con la forza della curiosità, riuscì a domandare: "Perché?"

"Perché... perché... " e non riuscendo a trovare un perché che fosse accettabile, concluse "Ma adesso che sono in tuo possesso, goditeli e statti contento"

Appena il poveretto sentì che il padrone era lui, saltò dal letto, e corse a prendere la borsa e cantando cantando gliela consegnò: "Grazie per la lezione" disse " e grazie anche per la proposta di farmi cambiare posizione, ma sappiate che io preferisco vivere povero se la ricchezza porta tristezza e pensieri."

Inutile dire che... Sì, da allora vive felice e contento.

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