FONTANA

Ingordigia non saziata

C’era una volta un signore molto ricco. Viveva in un paese dove la felicità non era di casa e la povertà non era solo una parola ma la vedevi andare per strada quando incrociavi, e questo accadeva raramente, un contadino che tornava al tramonto dai campi, quando incontravi, raramente, una giovane donna che aveva in faccia i segni di un'altra età, quando, la sera, percorrendo le viuzze vedevi le finestre chiuse e il silenzio che ti toglieva il fiato.

Anni di lavoro e sacrifici gli avevano insegnato che la ricchezza non dà felicità. Anni e anni di esperienza gli avevano fatto conoscere le miserie del mondo. Quei suoi paesani, poi, erano il quadro vivente della miseria: impegnati a strappare la giornata. Voleva fare qualcosa... doveva fare qualcosa. L'età non gli permetteva di ripercorrere le strade del mondo per fare del bene... era un devoto di San Nicola e si ricordava, così come gli avevano raccontato, che quel santo, dopo la morte dei genitori si ritrovò erede di tutto quello che era di proprietà dei genitori e lo distribuì ai poveri. San Nicola vendette terre, case e possedimenti e donò tutto alla povera gente del suo paese. Andava e buttava i doni dalla finestra... Nicola... come Babbo Natale... almeno così diceva il popolo... e nessuno sapeva chi aveva donato quella grazia di Dio. "Sì! Farò così! Venderò le mie proprietà, dividerò il ricavato in tanti sacchetti e.... Nessuno saprà!", si disse il ricco signore. E così fece. 
In paese, improvvisamente e finalmente, erano tutti felici.

Era un piacere, di sera, girare per le strade e sentire la gioia dei paesani traboccare dalle finestre con tante luci accese nelle case e un mare di risate che invadevano le viuzze. Una sera, mentre faceva il suo giro, vide una fontana che, invece di acqua, gettava oro. "Anche la fontana si adegua." pensò sorridendo e tirò dritto. Non ebbe, nemmeno per un attimo, la tentazione di fare incetta di quell'oro che zampillava da quella fontana, tirò dritto e, col sorriso sulle labbra, a bocca chiusa, intonò un canto che gli venne in mente per averlo ascoltato da bambino e, mentre procedeva lento lento, mentalmente metteva le parole  sul pentagramma di note: 
"Il sole splende in cielo 
e l'aria è profumata, 
si alza lo zappatore 
e comincia la giornata. 
E canta una canzone 
lariullera lariullà 
sospiro mio d'amore 
nzinghete nzinghete nzinghete e nzà...
" e proprio quando la canzone lo stava trasportando, sul filo dei ricordi, a quei momenti della sua infanzia... 
  
"Proprio a te cercavamo!", sentì dire con tono sgradevole da due figuri per niente rassicuranti, sbucati da una stradella del paese vecchio. "E che volete?", disse dopo aver superato lo spavento per l'improvvisa apparizione dei due. "Che vogliaaamo? Devi darci tutto quello che hai! Fuori il portafoglio! E senza fare storie! Sbrigati ché può arrivare qualcuno!", minacciò, uno dei due, parlando a denti stretti mentre l'altro faceva da palo. "E che volete che vi dia? Sono povero. Non ho niente da darvi, ho già dato. Però, a pensarci bene, se andate dritto...", indicando il punto, "là, la vedete quella fontana sotto il lampione? Quella fontana caccia oro. Andate e prendete tutto l'oro che volete!", poi, notando l'incredulità dipinta sul viso del brigante, aggiunse, "Se non mi credi, manda il tuo compagno a vedere." Con un cenno della testa, il malandrino comandò: "Va' a dare un'occhiata!", e, mentre il compagno eseguiva, "Se hai mentito, la tua vita è in pericolo!"

Quando il compagno tornò con l'incredulità dipinta sul viso e disse: "E' vero, è tutto oro quello che esce da quella fontana. Corri, lascia stare questo rimbambito! Corri.", le gambe del delinquente erano già in movimento.

"Sei vivo. Va' per la tua strada e... acqua in bocca!", disse il brutto ceffo precipitandosi dietro l'altro che già s'era avviato.

Il signore non se la sentì di riprendere il suo canto perché, considerando la situazione, i suoi pensieri si spostarono sul fatto che la necessità costringe l'uomo a fare azioni di quel tipo.

Intanto gli uomini, accorsi colla speranza di farsi ricchi, giunti presso la fontana si trovarono di fronte ad una sorpresa. "Ma questa è acqua!... e acqua sporca per di più!", disse uno. "Ma come può essere? Io, prima, ho visto e toccato oro!", aggiunse il secondo.

 E, con la coda tra le gambe, i due se ne andarono senza neanche potersi bere un po' d'acqua per togliersi l'amaro dalla bocca.

E così, come per i malfattori, finisce questa storia lasciando anche noi con l'amaro in bocca.

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