braciere

Le tre grazie

C’era una volta un vecchio ed una vecchia. Vecchi e poveri.  Bastava guardarli: erano l'immagine della povertà. Due vecchi pelle e ossa seduti, su due sedie scofanate,  vicino a un braciere senza brace. Il freddo sembrava essersi messo d'accordo con  la fame e la miseria. Anche la luce del giorno, sembrava impaurita ad entrare in quella casa. Aspettavano qualcuno? Qualcosa? La fine, forse? Forse! 

Intanto i denti (pochi) macinavano aria senza masticarla, le parole non erano capaci di formarsi ma il pensiero sperava in una grazia: qualunque.

Quella sera, seduti vicino al braciere, speravano più del solito e la speranza prese vita. Una voce! Sì, una voce si fece strada nella stanza senza vita: "Che volete?". I due vecchi, con gli occhi, si chiesero da dove venisse quella voce. "Che volete?", ancora. Ancora sguardo. La voce continuò: "Potete cercare tre grazie; dite che cosa volete?"

Il vecchio marito cominciò a pensare un desiderio, la moglie cercò e pensò il suo desiderio.

La gioventù la salute la fame la sete il caldo la vita la gioia: tanti desideri, tanta confusione. Cosa desiderare?

La vecchia tremava per l'emozione. Un bisogno urgente, proprio allora, la fece alzare da quella sedia per decenza. 

Il vecchio, solo, articolò la sua decisione: "Quanto desidererei un involtino arrostito!" L'involtino desiderato diventò profumo e sostanza nella sua mano. Stava per metterlo in bocca quando rientrò la moglie. Quando la vecchia vide il vecchio che stava per fare un boccone dell'involtino, esclamò: "Possa caderti la mano!" La mano del poveretto cadde con tutto l'involtino che rotolò nella cenere dentro il braciere. Il vecchio pianse e chiese di riottenere la mano. La mano, come ultimo desiderio, gli fu donata e...

Accadde così che i due non ebbero nemmeno una grazia. 

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