CODA

I tre fratelli

C’erano una volta un padre, una madre e tre figli. Il primo genito chiese la benedizione dal padre e se ne andò in cerca di fortuna. Lo attesero invano per molto tempo, e vedendo che non tornava, il secondo genito decise di andare in cerca di lui. Ma nemmeno di costui si seppe più nulla.

L'ultimo figlio, desideroso di rintracciare i fratelli, chiese la santa benedizione dai genitori. La madre piangendo gli disse: "No, figlio, non devi allontanarti da noi, se no rimarremo soli". Ma egli volle partire, e dopo aver camminato molto giunse ad una piscina, presso la quale, vinto dal sonno, si pose a dormine. Quando si svegliò, vide un uccello che gli fece cadere vicino un anello affatato, e gli disse: "Se vuoi qualche cosa ordinala all'anello". Il giovane lo prese e continuò a camminare. Finalmente giunse in una città, dove s'incontrò col fratello maggiore, al quale narrò quanto gli era capitato, e gli offrì l'anello; così il fratello si fece ricco, ed egli rimase povero.

Un giorno il giovanetto, spinto dal bisogno, andò a chiedere un pezzo di pane dal fratello beneficato; questi lo accolse malamente, e lo fece precipitare dalle scale. Egli, addolorato di tanta ingratitudine, s'avviò per la campagna e si nutrì di erba.

Camminando giunse alla piscina, dove aveva incontrato l'uccello, il quale saputo che s'era fatto truffare l'anello, gli regalò una lanterna fatata; da essa poteva avere tutto quanto gli piacesse. Egli lieto della nuova fortuna, s'avviò per la capitale, dove s'imbatté nel fratello mezzano, a cui narrò le sue avventure; ed ingannato dalle moine e dalle promesse di lui, gli regalò la lanterna.

Quegli le ordinò di far sorgere un gran palazzo, ricco di ogni ben di Dio, e subito il suo desiderio fu appagato. Insuperbito di tanta ricchezza, si vergognò di avere un fratello povero, e lo cacciò via.

Lo sciocco allora s'accorse d'aver commesso un nuovo errore, e si pentì d'aver fatto tanto bene ai fratelli, che si erano mostrati ingrati. Allora tornò in campagna, e passando per un fondo, notò che c'erano tanti alberi di fichi, alcuni di color bianco, altri nero. Salì su di un albero di fichi bianchi, e se ne fece una scorpacciata; nello scendere s'accorse che attorcigliata al tronco c'era una lunga coda, e com'egli mise il piede a terra, scomparve. Colse una cesta di frutta da ciascun albero, e l'andò a vendere alla capitale.

Una serva del re, vedendo quei bei fichi, ne dié notizia al sovrano, che volle comprare le cesta dei fichi bianchi; ma quando lui e la famiglia l'ebbero mangiati, si trovarono d'avere una lunga coda. Non sapendosi spiegare questo strano fenomeno, il re mandò un bando, con cui prometteva una borsa di monete d'oro a chi avesse la capacità di liberare lui ed i principi da quel malanno.

Molti medici si provarono, ma non riuscirono a nulla. Il giovanotto si fece prestare un vestito da un medico, e si presentò al palazzo reale; diede a mangiare al re, alla regina ed ai principi i fichi neri, e presto essi furono guariti. Solo alla principessa disse che l'avrebbe liberata dalla coda, purché avesse promesso di sposarlo. Ella accettò, e dopo aver mangiato molti fichi neri fu salva. Raccontò la cosa al padre, il quale intuendo che quel giovane dovesse essere fatato, permise che sposasse la figlia; e così essi vissero contenti e felici.

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