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IL CIABATTINO E IL VICINO RICCO

C’era una volta una coppia di sposi molto poveri. Lui era calzolaio ed il lavoro più importante che potesse capitargli era di risuolare un paio di scarpe vecchie.

Vivevano miseramente, ma si volevano un bene dell'anima ed accettavano, con rassegnazione e fede in Dio, la loro povertà. Mai una lite, mai un rimpianto o un lamento! Lui era sempre in bottega da mattina a sera, a lavorare o ad aspettare un paio di scarpe che avessero bisogno di lui; la moglie, nel retrobottega, scopava, puliva, rattoppava. Insomma, la vita scorreva serena tra tanta miseria.

Dovete sapere, miei cari, che accanto alla bottega del calzolaio viveva un uomo molto ricco, ma tanto infelice. Litigava da mattina a sera con la moglie, non aveva mai un attimo di pace! L'avidità di accumulare denaro lo assillava, gli sprechi della moglie lo tormentavano e, per ogni spesa da affrontare, scoppiavano dissidi violenti che finivano in vere e proprie scenate. Insomma, quest'uomo, anche se tanto ricco, era estremamente infelice.

Quando sentiva canticchiare il povero calzolaio, nel buio della sua bottega, quando lo vedeva sereno e tranquillo presso il povero deschetto, intento a rattoppare una scarpa maleodorante, si sentiva pungere il cuore da un sentimento che... sì, miei cari..., era proprio invidia.

- Come? - si chiedeva. - Io, che ho denaro, che ho tutto, che, se volessi, potrei comprarmi tutto ciò che mi passa per la testa, sono infelice, e questo misero ciabattino, che non sa neppure che faccia abbiano i soldi, che non possiede nulla, vive tranquillo e soddisfatto?

E pensa oggi e pensa domani, alla fine gli venne il sospetto che la sua infelicità dovesse dipendere proprio dal denaro.

Ma, come fare per averne la certezza!?

Ecco... trovato!

Un giorno si presentò nella bottega del ciabattino con una scarpa in mano.

- Buon uomo - disse - vi ho portato questa scarpa da risuolare, potreste farmela?

- Ma come! - rispose il calzolaio premuroso. E tra sé pensò che anche per quel giorno la cena era rimediata.

- Venite stasera a prenderla!

Il ricco allungò la mano verso il deschetto per poggiarvi la scarpa, e, intanto, lasciò cadere furtivamente per terra dieci lire.

Quando se ne fu andato, il ciabattino si mise di buona lena al lavoro.

Batti e batti gli cadde per terra un chiodo. Si piegò per raccattarlo e s'accorse delle dieci lire.

- Dieci lire?!?

Il fiato gli si mozzò in gola e rimase come inebetito dallo stupore.

- Prenderla o non prenderla?!... Non prenderla?!... Oddio come si poteva?

Era proprio lì nella sua bottega, accanto a lui!

Insomma, la tentazione di possederla alla fine divenne più forte dei suoi timori, così allungò la mano e la ghermì in pugno.

Con quelle dieci lire si sentì al colmo della felicità!

Non aveva mai visto tanti soldi in una sola volta! Sì, miei cari, proprio così, perché, all'epoca in cui accadde il fatto, dieci lire erano proprio una bella somma!

Allora non potendo più starsene nei panni, si affacciò al retrobottega e cominciò a gridare con quanto fiato avesse in gola: - Moglieee, moglie mia! Accorriii!... . La donna accorse ciabattando e asciugandosi frettolosamente le mani ad una cocca del grembiule.

- Cosa?!? Cos'è successo?

Quando vide, proteso verso di lei, quel denaro fiammante, per poco gli occhi non le uscivano fuori dalle orbite. Poi...

- Dammi qua! - disse, allungando la mano verso le dieci lire. - Andrò subito a spenderle!

- A spenderle?!? - ripeté l'uomo. - Ma sei pazza? Non ci penso proprio! Dobbiamo conservarle!

- Conservarle?!? - apostrofò la moglie. - ma allora non ti sei reso mai conto di quanta roba manchi in questa casa, di quante cose abbiamo bisogno noi due?!

E dici tu, che dico io, i due, per la prima volta in vita loro, cominciarono a malmenarsi, ad offendersi e a lanciarsi occhiataccie torve, proprio come due nemici.

Intanto l'uomo ricco era uscito, sì, ma si era subito fermato a due passi dalla bottega, in attesa dello svolgersi degli eventi. Con l'orecchio teso, non gli era sfuggito nulla di ciò che accadeva nell'interno e, quando sentì levarsi le grida di quei due poveretti che litigavano a causa delle dieci lire, capì, senza ombra di dubbio, che era proprio il denaro a creargli l'infelicità. Ormai appagato, entrò in bottega, deciso a riprendersi il suo.

- Buon uomo - disse rivolto al calzolaio - dovete scusarmi, ma quelle dieci lire per cui litigate sono mie. Mi sono scivolate presso il deschetto quando vi ho posato le scarpe.

Forse a malincuore il ciabattino gliele dovette cedere, ma so dirvi con precisione, miei cari, che poi benedisse cento volte e mille il momento in cui si liberò di quelle dieci lire, perché, da allora, ritornarono ad essere uniti marito e moglie e a vivere felici e contenti. 

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