Marverde

I MIRACOLI DEL RISPARMIO

C’era una volta un uomo che lavorava sodo da mattina a sera ed amava il risparmio e la parsimonia. Cercava di non buttar via mai nulla, soprattutto se si trattava di cibo, e raccoglieva persino le briciole dalla tovaglia.

- Se le getto - pensava - un giorno Iddio potrebbe farmele desiderare!

Ma questa sua saggezza non era capita e da molti veniva scambiata per tirchieria. La gente lo criticava e si faceva beffe di lui. Non vi dico poi la promessa sposa! Una ragazza tutta in ghingheri, sfaccendata dalla mattina all'altra mattina, e con la sola preoccupazione di acquistare sempre, con soldi e senza soldi, per mostrare agli altri un benessere che non aveva. Quindi potete ben comprendere quanta rabbia le facesse quel modo di fare del fidanzato, quel suo attaccamento all'economia e al risparmio! Comunque sperava che col matrimonio sarebbe cambiato.

Venne intanto il giorno della promessa. I due si agghindarono e si diressero al municipio. Strada facendo, il giovanotto vide per terra una fava e si piegò per raccattarla e conservarla. Era il colmo! Persino in quella circostanza?!

La ragazza avvampò di rabbia, gli si piantò dinanzi e lo coprì di improperi:

- Tirchio! Cafone! - gridava. - Io dovrei vivere con uno come te? Ti sbagli! Vattene! Vattene! E non comparirmi più innanzi!

E lo piantò, decisa a non volerne più sapere di lui.

Se il giovane soffrì?

Sì, miei cari, soffrì tanto, perché voleva un bene dell'anima a quella ragazza! Ma non poteva certamente abbandonarsi alla disperazione! E, per dimenticare, si tuffò anima e corpo nel lavoro.

Poiché possedeva un lembo di terra, pensò di seminarvi la fava. Da questa ne fece tante e poi tante altre ancora, così che, nel giro di pochi anni, divenne uno dei più ricchi produttori di fave. Più ne vendeva e più ne produceva, più ne produceva e più ne accumulava nel granaio.

Ora dovete sapere che in paese scoppiò una forte carestia. Gli animali morivano, le dispense si svuotavano e la gente cominciava a soffrire la fame. Non c'erano più ricchezze che bastassero a procacciarsi, sia pure, un pugno di fave per un piatto caldo.

Solo il granaio del nostro uomo, buon lavoratore e buon risparmiatore, era pieno. E la gente si rivolgeva a lui proprio per un pugno di fave, generate da quella gettata in mezzo alla strada e così saggiamente raccolta.

Ora avvenne che anche quella, che, tempo addietro, stava per diventare sua moglie, si trovasse ad aver bisogno di cibo. Chiedi di qua, chiedi di là, qualcuno le disse di rivolgersi ad un tale in paese, di cui però non seppe dirle il nome, che, solo, avrebbe potuto venderle un po' di fave.

La donna s'avvolse nello scialle e si recò lì dove le era stato indicato. Bussò alla porta del granaio e... quale non fu la sua sorpresa quando si trovò faccia a faccia con l'uomo che aveva abbandonato!... E proprio per quella parsimonia che adesso lo salvava dalla miseria!

Ora voi vi aspettereste che l'uomo le ricordasse la fava per cui avevano litigato e le rinfacciasse che tanta ricchezza gli proveniva proprio da quella! Beh!, se non glielo disse, sicuramente glielo fece capire! Fatto sta che la perdonò, anche perché la donna era già stata punita abbastanza dalla miseria. Anzi, nel vederla così umile e pentita, si sentì riaccendere dall'amore e le chiese nuovamente se volesse diventare sua moglie.

Così si sposarono e vissero felici e contenti. 

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