il re

Il principe cieco 

C'era una volta un re e una regina, che avevano un figlio. Un giorno il re fu invitato in un altro reame, partì e non fece più ritorno.

Il figlio continuava a chiedere notizie del padre, ma la madre non sapeva cosa rispondergli.

Diventato abbastanza grande, il figlio rivolto alla madre disse:

- Non so ancora se mio padre è vivo o morto, voglio andare a cercarlo. 

- Figlio mio, non lasciarmi pure tu! Vengo con te - la madre lo pregò. 

Presero due cavalli e partirono.

Cammina, cammina si fece notte. Si fermarono a riposarsi in un bosco sotto un albero. In piena notte si avvicinò un lupo; la mamma dormiva, ma il figlio se ne accorse. Il lupo insidiava i cavalli e il ragazzo, senza dir niente alla madre, per non farla spaventare, prese un bastone, perché spada non ne aveva, e ammazzò il lupo.

Quando la madre si svegliò, ripartirono.

Dopo un lungo cammino, su un'altura in lontananza videro un castello:

- Io vado a chiedere in quel castello se hanno notizie di mio padre, tu aspettami qua - disse il ragazzo. 

Quando arrivò sulla collinetta, si accorse che il castello era in realtà una chiesa; dentro c'era la statua di un santo con una spada in mano.

- Quanto vorrei avere quella spada! - escalmò. 

Detto fatto, la spada cadde ai suoi piedi. Il ragazzo, sorpreso se ne impadronì e ritornò da sua madre.

Dopo aver percorso ancora un po' di strada, incontrarono due cavalieri. I due ammirarono la bella signora e pensarono che non poteva essere la moglie del ragazzo, ancora troppo giovane. Rivoltisi al ragazzo, gli chiesero dove andasse.

- Vado all'avventura - rispose il ragazzo. 

- Se vuoi passare di qua, devi lasciare armi e bagagli. 

Il ragazzo per tutta risposta scese da cavallo e diede battagli ai due; fece fuori il primo, poi inseguì il secondo che era scappato,, ma la madre, a cui il cavaliere non dispiaceva, lo raggiunse e lo convinse a desistere dall'inseguimento. Così continuarono a camminare per la loro strada.

Intanto il cavaliere che era inseguito, li raggirò e si trovò alle loro spalle; il ragazzo non se ne accorse, ma la regina, che l'aveva visto, cominciò a scambiare con il cavaliere cenni d'intesa.

La regina e il figlio giusero ad un castello ove decisero di fermarsi. Il cavaliere li seguiva da lontano.

La sera, quando il giovane, ignaro, si fu addormentato, la regina fece cenno al cavaliere di salire, ma questo disse che se lo voleva doveva prima uccidere suo figlio.

- Ma come faccio? Non sono capace da sola! - ella replicò. 

- Fai così: fai finta di avere mal di pancia e mandalo a prendere un'erba che si trova al di là del fiume; una volta attraversato, non riuscirà più a tornare indietro. 

Così fu deciso. Il giorno dopo, simulando un dolore abituale, che aveva da quando era giovane, la regina convinse il figlio a procurarle quell'erba oltre il fiume che era l'unico rimedio.

Il figlio andò. Sulla strada gli si fecero incontro due leoncini, che l'accompagnarono per un tratto, ma poi improvvisamente scomparvero. Riapparvero prima che egli giungesse al fiume, portandogli l'erba che cercava. Lo seguirono poi fino al castello e si dileguarono nel bosco.

Il cavaliere, che si era introdotto nel castello, quando vide tornare il ragazzo, dovette nascondersi.

Ma la sera i due si misero di nuovo d'accordo per far sparire il giovane. Lo rimandarono aprendere un'altra erba, ma anche questa volta i due leoncini vennero in suo aiuto.

La regina e il cavaliere escogitarono un altro tranello: ella con un pretesto lo avrebbe fatto scendere nella sua stanza, poi, con la scusa di volergli ripulire i capelli, gli avrebbe fatto riporre a terra la spada ed appoggiare la testa sulle sue gambe. Così fecero. Il cavaliere appena vide il giovane chinato si avvicinò e gli tolse la spada.

Solo a questo punto l'ingenuo principe si accorse del tradimento di sua madre, ma era troppo tardi. Il cavaliere gli cecò gli occhi e lo legò ad un albero nel bosco, così che le zanzare durante la notte lo tormentassero fino alla morte.

I due ritornarono al castello, convinti di essersi liberati definitivamente del giovane.

Ora dovete sapere che quello era il reame in cui si trovava il padre del ragazzo, ospite del re.

Proprio quel giorno questi aveva organizzato per i suoi invitati una battuta di caccia. Di buon'ora tanti cavalieri, tra cui il padre dello sfortunato giovane, si erano messi in cammino verso il bosco con corni e cani. E furono proprio i cani di quest'ultimo a sentire i lamenti del ragazzo. Accorsero tutti e lo trovarono legato, insanguinato, privo di sensi. Lo sciolsero e, interrotta la caccia, lo condussero al castello dove lo curarono.

Il padre non riconobbe il figlio: erano passati troppi anni!

Qui la figlia del re, padrona di quel castello, s'innamorò del giovane cieco e cominciò a prendersi cura di lui. Suo padre però non vedeva di buon occhio questa relazione: non sapeva niente di lui, della sua famiglia.

Un giorno ci fu un banchetto a cui parteciparono tutti i cavalieri; la principessa tanto fece, tanto disse che convinse il padre a far intervenire anche il giovane cieco. Seduti a tavola, ognuno cominciò a raccontare la propria storia.

Parlò il padre del cieco raccontando della moglie e del figlio lasciati nel paese lontano. Il giovane cominciò a sospettare che fosse suo padre. Quando arrivò il suo turno e gli chiesero chi fosse, come sui chiamasse, il giovane raccontò la sua storia e i due si riconobbero. La conferma definitiva l'ebbero quando lo condussero in un'altra stanza e scoprirono lo stemma regale impresso sul corpo, uguale a quello del padre.

Dopo il riconoscimento il re permise a sua figlia di sposare il giovane. Qualche tempo dopo si celebrarono le nozze. Avrebbero potuto essere felici, però la principessa piangeva sempre per la sorte dello sposo.

Un bel giorno le comparve un santo:

- Figlia mia, perché piangi? Ti voglio aiutare: questo è un calamaio e questo è un pennello; a mezzanotte, mentre il tuo sposo dorme, aprigli le palpebre e fagli un segno. 

La giovane prese il pennello e il calamaio, e quando il marito si fu addormentato, gli unse le palpebre, come le aveva detto il santo. La mattina seguente, al risveglio, il giovane rimase stupito di aver riacquistato la vista ed esultò. Tutti fecero festa.

- Adesso mi dovete portare nel posto dove mi avete trovato legato - disse il giovane che voleva vendicarsi. 

Fu condotto nel bosco, esattamente dove era stato trovato. Il ragazzo, che conosceva quei posti, ritrovò facilmente la strada del castello. Lungo il cammino apparvero i due leoncini e i quattro cavalieri che lo accompagnavano volevano ucciderli, ma il giovane li fermò. I leoncini gli fecero festa proprio come fanno i cani col padrone.

Intanto la madre dal castello vide in lontananza dei cavalieri avanzare e, con suo stupore, riconobbe il figlio ed ebbe paura.

Quando il figlio giunse al castello, la madre cercò di fargli festa, ma il figlio fu irremovibile nell'infliggerle la pena: fece mettere lei e il suo amante in una botte cosparsi di pece e li fece bruciare vivi.

Il giovane poi tornò al castello e visse felice.

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