SPETTRO

La brocca, la cassaforte e la sedia

C' era una volta un imperatore, il quale ogni giorno voleva ascoltare la messa che faceva celebrare nel suo palazzo.

Egli aveva una moglie bellissima, ma di animo cattivo e corrotto, la quale abusando della bontà del marito, teneva come amante il proprio confessore. Venuto a morte l'imperatore, i suoi tre figli pensarono di porre fine alla tresca della madre, e un giorno uccisero il prete e lo buttarono in un pozzo del palazzo.

L'imperatrice, turbata della misteriosa scomparsa dell'amante, tante ricerche compì che riuscì a scoprire in che punto fosse sepolto. Chiamato un beccamorto gli promise una somma, e lo indusse a portar fuori il cadavere. Dopo ciò uccise il pover'uomo, e lo buttò nello stesso pozzo. Indi ordinò ad un fido servitore di fare dal teschio del prete una tazza per bere, dal petto una cassa forte, e dalle braccia e dalle gambe una sedia.

Ottenuto ciò che voleva per non avere complici, uccise il servitore, e lo mandò a fare compagnia all'altro disgraziato.

Passato circa un anno da questi fatti, l'infame donna fece entrare nella sua camera i tre figli, e così parlò loro: "Entro un anno se non indovinerete come io ho ottenuto questa brocca, questa cassa forte e questa sedia, andrete al patibolo".

Senza por tempo in mezzo i tre fratelli, che conoscevano la crudeltà della madre, si abbracciarono e partirono ciascuno per proprio conto.

Lasciamo intanto i due fratelli maggiori, e seguiamo il piccolo che ha parte essenziale nel nostro racconto.

Cammina e cammina, arrivò un giorno in un bosco, dove la fata Alcigna, vistolo così mesto, lo fece entrare in casa, e si fece raccontare tutto. Udito il fatto la buona fata lo fece mettere nel più remoto angolo del suo palazzo; e lo avvertì di stare in guardia durante la notte. Ed ecco verso le undici apparire al giovine l'ombra del padre, che avvicinatasi raccontò ogni cosa, ed aggiunse: "Corri, o amato figlio, ché l'anno sta per finire, ed i tuoi fratelli sono in pericolo di morte".

Subito il giovine con la fata si recò alla casa paterna; l'alba del nuovo anno spuntava, ed i fratelli già si avviavano al patibolo.

Arrivati alla reggia fece chiamare i fratelli, e davanti alla madre e ai ministri sciolse l'enigma.

I fratelli furono salvati e la madre fu per legge giustiziata.

La fata e il giovine, già imperatore, sposarono, e se non vissero disturbati, è segno evidente che camparono contenti.

Il fatto è finito; pace a loro, e pace a noi.
A chi l'ha scritto, un bicchiere di vino, 
A chi l'ha letto, un albero di pino.

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