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Una salvietta, un asino ed una mazza fatati

C'era una volta una madre, che aveva un figlio mezzo idiota e sfaticato.

Vedendo che il giovanotto non voleva far nulla, lo mandò via di casa per obbligarlo a darsi da fare. Egli si avviò per la campagna, e dopo aver molto girato, trovò occupazione in una masseria. Il padrone gl'insegnò i diversi lavori agricoli, e gli voleva bene.

Passarono quattro anni, ed il giovane, desideroso di rivedere la madre, volle tornare al paese. Il padrone, che si era assai affezionato a lui, gli dette per ricordo una salvietta, avvertendolo di non dire: "Salvietta, apriti". Egli promise di ubbidirgli, ma quando fu solo in campagna, mosso dalla curiosità, si fermò ad un punto, e distesa la salvietta a terra, disse: "Salvietta apriti". Immediatamente sentì una voce che disse: "Ordinami quello che vuoi". Il giovane, che aveva fame, ordinò un piatto di maccheroni, e subito l'ebbe. Egli meravigliato di tale prodigio, se li mangiò, e rimessosi in cammino, si avviò per il paese.

Essendosi fatto notte, chiese ospitalità in una casa rustica da una donna, alla quale consegnò la salvietta, pregandola di non dire: "Salvietta apriti". Dopo aver cenato, andò a dormire su di un giaciglio. La padrona, astuta, volle per curiosità sapere che avesse di particolare quella salvietta, e dette le parole, che il suo ospite non voleva che pronunziasse, vide con sorpresa che la salvietta rispose che era disposta a servirla. Ella le ordinò pane, carne, vino ed altro, e subito questi cibi apparvero sulla tavola.

La donna, vedendo che era una salvietta fatata la nascose nel suo cassettone, e fece trovare al suo posto un'altra sua, che era simile a quella.

Il giorno seguente lo scemo si prese la salvietta, e s'avviò verso casa. Giuntovi disse, tutto allegro, alla mamma: "Ho portato la nostra fortuna, vedrai che ci faremo ricchi". Spiegò la salvietta, e ordinò di apparecchiare un piatto di carne. Ma con sua sorpresa notò che quella non si moveva. Ripeté la domanda, senza ottenere nulla, per cui la madre credendosi burlata lo cacciò di casa.

Egli pensò di ritornare dal vecchio padrone, il quale vedendolo, capì che si era fatto truffare da qualche briccone, e lo rimise al lavoro. Dopo altri anni lo sciocco volle licenziarsi per tornare a casa; il padrone gli regalò, per compenso delle fatiche fatte, un asino, raccomandandogli di non dire: "Ciuccio, svuotati".

Ma quegli, curioso di vedere che cosa avrebbe fatto l'asino, si nascose dietro una pariete, e ripeté le parole che il padrone gli aveva vietato di pronunziare. Subito l'asino svuotò delle monete d'oro e d'argento, ed egli, lieto, s'affrettò a tornare, pensando che la madre non l'avrebbe più cacciato.

Essendo stanco, si fermò alla stessa casa della prima volta, e raccomandò alla padrona di non dire all'asino: "Ciuccio, svuotati" Quella, ammaestrata dal fatto precedente, quando, durante la notte, lo stupido dormiva, rivolse all'animale le parole che quegli non voleva che dicesse, e vide che emise molte monete. Allora gli sostituì l'asino, e quegli di nulla accortosi, se ne andò a casa. Come vi giunse, disse, tutto allegro, alla madre: "Prendi il più pulito lenzuolo che hai, perché quest'asino ora deve empirlo di monete d'oro e d'argento". La madre gli credette, e distese a terra il miglior lenzuolo. Poco dopo l'asino lo imbrattò di sporcizia, per cui la donna infuriata, cacciò di nuovo quel balordo.

Egli tornò dal padrone, il quale avendo compreso che lo stupido era stato derubato anche dell'asino, gli dette una mazza, ordinandogli di non dire: "Mazza, alzati", e lo licenziò. Il giovane anche questa volta volle sperimentare la capacità del dono avuto, e vide subito che la mazza lo percosse fortemente alla testa. Al primo colpo avuto, rinsavì e comprese che fino allora aveva fatto azioni da sciocco; quindi volle punire chi lo aveva truffato. Andò dalla casa della sua ospite, e la pregò di tenere per quella notte la mazza, raccomandandole di non dire: "Mazza alzati" invece la padrona, convinta che anche questa volta avrebbe avuto grande fortuna, chiamò i figli, durante la notte, ed in loro presenza ordinò alla mazza di alzarsi. Essa cominciò a percuotere lei ed i figli, violentemente, e per quante preghiere e raccomandazioni facessero, non riuscivano a placare la furibonda.

Il giovane, che era sveglio per vedere ciò che doveva succedere, usci dalla sua stanza, e disse alla donna che allora avrebbe ordinato alla mazza di cessare, quando gli fossero stati restituiti la salvietta e l'asino.

Quella per liberarsi dal flagello, acconsentì, ed il giovane, dette le parole insegnategli dal padrone, fece cessare la bastonatura.

Avuti i due oggetti preziosi, se ne tornò a casa, e visse contento e felice con la madre, ottenendo dalla salvietta tutti i cibi che volevano, e dall'asino quanto oro loro piacesse.