RETUONO

Re tuono

C'  era una volta un re che aveva una voce assai forte.

Quando parlava, pareva che tuonasse. I ministri e le persone di corte col trattare con lui, a poco a poco diventavano sordi. Gli affari non andavano più bene, e la gente non ne poteva più.

Ma come dire al re: "Maestà, siete voi che fate assordire i ministri?"

Il re credeva di parlare con lo stesso tono di voce degli altri. Quando i ministri diventavano sordi, li mandava via a calci.

Nei primi giorni con i primi ministri gli affari andavano benino. Però parlando con loro il re s'accorgeva che mettevano le mani alle orecchie. "Che è mai?" domandava arrabbiandosi. E i ministri rispondevano che soffrivano di gattoni.

Il re chiamò tanti medici per farli guarire, e tutte le mattine andava a trovarli per domandar loro: "Come state?" E i ministri rispondevano: "Bene Maestà!" E stavano bene davvero, ma erano già mezzo sordi.

Un giorno si presentò a corte un contadino. Il re lo fece entrare, ma subito s'accorse che aveva gli orecchi tappati. Curioso gli domandò: "Che significano questi tappi?" "Maestà, ho i gattoni" rispose quegli. Ma il re non gli prestò fede e disse: "Contadinaccio! Che significano quei tappi? Parla, o ti faccio mozzare la testa" Allora il contadino disse ciò che nessuno aveva mai osato di dirgli: "Maestà, col vostro vocione fate assordire la gente, tant'è vero che vostra Maestà viene chiamata "Re tuono".

Il sovrano fu afflittissimo di questa confessione, onde mandò, un bando per la città annunziando, che chi gli faceva passare il vocione, doveva avere tant'oro quanto pesava.

Un giorno si presentò un grosso mago. Il re appena lo vide, pensò fra se: "Chi sa quant'oro darò a costui!" Così pensando si avvicinò al mago, il quale disse: "Per guarire il vocione, ci vuole la reginetta senza lingua" Il re gli dette un mucchio d'oro, e il mago se ne andò.

Il re di nuovo mandò il bando per dire che chi trovava la reginetta senza lingua avrebbe avuto tant'oro, quanto pesava. Passarono due o tre mesi, e nessuno si presentava alla corte. Un giorno in istrada si sentì gridare: "Chi vuole pasticche; chi ha la voce, la perde, chi non l'ha, non l'acquista".

Il re fece chiamare quell'uomo, e col mangiare una pasticca, la sua voce si abbassò un poco. Allora comprò tutte le pasticche e se le mangiò; così la voce si abbassò quasi del tutto, ma era divenuta sgradevole.

Egli per compensare l'uomo, lo fece abitare nella corte, e gli domandò come si chiamasse; quegli disse che si chiamava "senza lingua".

Un giorno un ministro andò nella sua camera, e disse: "Fammi vedere la tua lingua" L'uomo la mostrò, cadde a terra, e andò in frantumi. Il ministro ne rimase spaventato, e tornato dal re, raccontò ogni cosa. Quegli corse, e grande fu la sua sorpresa nel vedere invece dell'uomo una bella giovane.

Era la reginetta senza lingua.

Ella si avvicinò a lui, gli tirò un capello, e la voce del re diventò assai bella.

Così l'incantesimo del re passò, e passò anche l'incantesimo della reginotta, cioé le tornò la lingua.

Allora si sposarono e vissero felici e contenti.

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