7TESTE

Un fratello salva l'altro

ed è condannato a morte

C'erano una volta due fratelli, di cui uno si chiamava Vincenzo e l'altro Giuseppe. Si misero in cammino in cerca di fortuna, e dopo aver attraversato tanti paesi giunsero in un bosco, dove c'era una grande camera tappezzata di rosso. Essi erano stanchi, e non vedendo nessuno, si sedettero alla tavola, che era pronta e mangiarono. Temendo che venissero i padroni, decisero di dormire quattro ore per ciascuno. Mentre dormiva Vincenzo, e Giuseppe vegliava, costui vide improvvisamente uscire uno spirito, che gli disse: "Voi due passerete da sotto ad un albero di pere; quando passerà tuo fratello Vincenzo cadrà una pera e l'ammazzerà; tu non devi avvisarlo, altrimenti diverrai di marmo". Ciò detto disparve.

Giuseppe a sentire quelle parole ne fu assai impressionato, ma non disse nulla al fratello per timore che si avverasse quanto lo spirito aveva minacciato.

Il mattino dopo si rimisero in cammino e la sera giunsero ad un'altra casa, che era tutta tappezzata di bianco. Anche qui mangiarono e stabilirono di vegliare un po' per ciascuno. Apparve a Giuseppe lo stesso spirito dell'altra volta e gli disse che il fratello nel salire un palazzo incantato avrebbe trovato uno spillo, che gli avrebbe lacerato le carni e sarebbe morto; e minacciò di trasformarlo in marmo se lo avesse avvertito. Il giovane tacque.

La sera seguente arrivarono ad una casa tutta tappezzata di verde e la notte uscì lo stesso spirito, il quale disse a Giuseppe che il fratello, dopo avere sposata una bella fanciulla, sarebbe stato divorato da un drago a sette teste; anche questa volta l'avvertì di non dir nulla a lui, altrimenti sarebbe diventato di marmo; ed il giovane non fiatò.

Dopo aver tanto camminato, giunsero in un podere, che era folto di alberi. Giuseppe vide il pero, e, senza dir nulla al fratello, che insieme cavalcava lo stesso cavallo, nel momento in cui stava per passare di sotto alla pera fatale, tirò indietro l'animale, e così quella cadde a terra, riducendosi in frantumi, ma non colpì nessuno. In questo modo fu evitato il primo pericolo.

Dopo aver molto camminato giunsero al castello incantato. Giuseppe saliva le scale guardando attentamente da ogni parte, e come vide che un ago stava per lacerare le carni del fratello, diè un balzo in avanti, e con mossa fulminea lo strappò, senza dire il perché a lui.

Salirono le scale, e videro una bella fanciulla, la quale era la padrona di quel castello; essi le esposero lo scopo del loro viaggio, e la giovane disse che voleva sposare Vincenzo. Si celebrarono le nozze, e i tre vissero contenti.

Dopo un anno la donna ebbe due bambini, che erano bellissimi. Intanto una notte Giuseppe, che sempre vegliava, vide uscire un serpente a sette teste, di sotto al letto del fratello; egli, che era sempre armato, in previsione che si avverasse quanto gli aveva detto lo spirito, con una sciabola gli tagliò le sette teste, ed il serpe disparve. Al rumore si destò il fratello, il quale vedendolo con la sciabola in mano, credette che volesse ucciderlo. Allora si dié a gridare, e chiamati i servi, lo fece arrestare. Quegli protestò la sua innocenza, ma non volle riferire quanto aveva fatto per timore di essere trasformato in marmo. Il fratello si convinse che era un invidioso traditore, e lo condannò a morte.

Egli cercò in tutti i modi di far trionfare la sua innocenza, ma quando vide che non riusciva, piuttosto che morire pensò che era preferibile essere mutato in marmo. Difatti appena rivelò quello che gli aveva detto lo spirito, fu trasformato in marmo. Il fratello ne ebbe grande dolore, e lo mise su di un armadio. Sempre pensava al male che aveva fatto, e pregava Dio che lo tornasse in vita. Una notte gli andò in sogno un angelo, il quale gli disse che l'unico mezzo per far rivivere l'innocente fratello, stava nell'ungere la sua statua col sangue dei propri bambini.

Questo sacrificio gli pesava molto. ma per l'amore e la gratitudine che sentiva per chi l'aveva salvato e reso felice, finì col decidersi di uccidere i figli. Difatti di notte, mentre la moglie dormiva, li scannò, e col sangue unse la statua di marmo del fratello; come la ungeva col sangue, così egli ritornava di carne. Allorché finì questa strana operazione, Giuseppe rivisse, ed anche i bambini riacquistarono la vita.

Così camparono tutti felici e contenti.

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