CHIOCCIA

Il Re Colonna

C'era una volta una signora che desiderava una figliuola. Fece voto che se l'avesse avuta, avrebbe dispensato ai poveretti tutto l'olio che possedeva, quando la piccina avesse avuto sette anni. Il suo voto fu esaudito, e giunta la bimba all'età di sette anni, la madre distribuì l'olio che possedeva. Tutti i poveri corsero alla sua casa per averne. Fra gli altri c'era una vecchietta che portava un pentolino per mettere l'olio. La signora lo riempì, ma la sua piccina dette un colpo sulla mano, della vecchietta e il pentolino di terra cotta andò in frantumi e tutto l'olio si versò. La vecchietta indispettita le disse: "Eh, birbona, che tu possa impazzire per re Colonna, quando arriverai all'età di diciassette anni!". La ragazza diventò giovanetta, e quando ebbe diciassette anni, volle dal padre un bel cavallo per partire in cerca del re Colonna. I genitori non volevano acconsentire, ma ella tanto insisté che fu accontentata.

Dopo un lungo cammino per la campagna incontrò un eremita, al quale domandò notizie del re Colonna. Quegli le indicò il posto dove si trovava la di lui statua, di marmo, e l'avvertì che doveva piangere sette anni, sette mesi, sette settimane, sette giorni, sette ore e sette minuti per poterlo far risvegliare. Le dette una noce, una mandorla ed una nocella, raccomandandole di conservarle per quando le servissero. La giovane partì.

Arrivò al posto indicato, vide una statua coricata per terra, si mise a piangere e continuò per sette anni, sette mesi, sette settimane, sette giorni e sette ore.

Mancavano ancora sette minuti, ed ella stanca, non versava più lacrime. Si trovò a passare di là una zingara, la quale le domandò: "Perché piangete?" Ella le raccontò tutto, e la zingara disse: "Riposatevi un poco ché adesso v'aiuto io a piangere, e quando il re si sveglierà, vi chiamerò". La poveretta l'accolse come una sorella, e per l'enorme stanchezza si addormentò. La zingara pianse e, passati i sette minuti, la statua si risvegliò, e vedendo la zingara che aveva pianto, disse: "Tu sarai mia moglie". E montati due cavalli partirono.

Svegliatasi la giovane, non trovò né la statua, né la zingara; capì il tradimento, e pianse amaramente. Poi si pose in cammino col suo cavallo, e giunse nel paese dove era andato il re Colonna. Seppe che si era sposato, e volle andare ad abitare nel portone del suo palazzo.

Un giorno ruppe la noce, e venne fuori una chioccia doro con molti pulcini. La vide la regina, e domandò se volesse venderla. Ella rispose che non la vendeva, ma era disposta a donargliela, se le concedeva di dormire una notte col re. La regina accondiscese, e la sera a cena dette a bere al marito una notevole quantità d'oppio nel vino per fare che dormisse sempre. Durante la notte, la giovane entrò nella sua camera, e inginocchiata ai piedi del letto, piangeva dicendo: "Re Colonna mio, Re Colonna, ti ho pianto sette anni, sette mesi, sette settimane, sette giorni, sette ore, e per altri sette minuti ti ho perduto!" Così passò tutta la notte senza che il re si fosse svegliato. Disperata, sul far del giorno si ritirò senza averlo destato dal profondo sonno.

Il giorno dopo ruppe la mandorla, e vi trovò sei soldatini di oro. La regina come la prima volta, li chiese per sé, ed ebbe la stessa risposta. La giovane fu contentata, e la notte pianse come la prima volta, ma il re dormiva sempre. Vicino alla sua camera dormiva un cappellano, che udì tutto, la prima e la seconda notte, onde per scrupolo di coscienza riferì la cosa al re. La fanciulla il domani ruppe la nocella, e vi trovò una tessitrice che tesseva ad un telaio d'oro.

La regina, come le altre volte gliela chiese, ed ebbe la stessa risposta. Il re la sera, invece di bere il vino, lo versò in un bicchiere di metallo che aveva appeso al collo. Entrò in camera e finse di dormire. La giovane appena entrò, si mise a piangere disperatamente, pronunziando le stesse parole delle altre notti. Ma questa volta il re la udì, e le domandò chi fosse. Ella gli espose tutto, ed il re impressionato le giurò che l'avrebbe vendicata.

La mattina, quando si alzò, avvertì la regina che dovevano uscire. Ai servi ordinò d'impeciare ben bene una botte, di togliere un fondo e di portarla in piazza.

Poi recatosi in una bella carrozza insieme alla moglie, ordinò che fosse messa nella botte e bruciata viva. Dopo tornò al palazzo reale e sposò la povera fanciulla, che tanto aveva sofferto per lui.

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