bella

BELLA SENZA BRACCIA 

Viveva un tempo, quasi fuori dal tempo, una signora con una figlia. Era tanto bella, la signora, che tutto il paese la nominava per quella sua bellezza. Anche la figlia era bella assai e, diventata giovane, s’era fatta un capolavoro, tanto che le lingue del paese cominciarono a paragonare le due bellezze. Questo fatto fece ingelosire a tal punto la madre, da farle perdere la ragione e da farle venire il desiderio di fare fuori la concorrente.

Chiamò due servi fidati e ordinò di portare la figlia lontano lontano con una carrozza, per ucciderla.

- La sua veste bianca la rivoglio insanguinata. E portatemi pure le sue braccia, come prova.

Partirono i servi a malincuore, cosí a malincuore che, di comune accordo, decisero…

- Faremo finta che...

Presero e uccisero un animale per insanguinare la veste ma... ma... ma nulla purtroppo poterono inventare per le braccia. Dovettero cosi troncargliele con un'accetta e consigliarle di scappare il più lontano possibile.

Alla madre disgraziata le prove bastarono: il pericolo per la sua bellezza era passato.

Intanto la fanciulla correva e correva lontano e lontano. Per sopravvivere senza braccia, si gettava in mezzo all'erba e ne mangiava, andando poi ad abbeverarsi a qualche fonte. Vagava e vagò a lungo attraversando boschi e foreste, finché giunse davanti ad un grande castello regale che stava in mezzo a un giardino con fiori belli assai.

Nel giardino, un grande albero di pere pieno pieno di frutti maturi. La senza braccia attese la notte per andarsi a mettere sotto l'albero e mangiare pere direttamente con la bocca.

Quando il Re, al mattino, si accorse dei frutti mancanti, decise di far acchiappare il ladro.

Chiamò a sé un soldato e gli ordinò di piantonare l'albero durante la notte. Intorno a mezzanotte, il soldato vide comparire, nel buio, la pallida sagoma della fanciulla e credendo d'essere al cospetto d'un fantasma (tanto era strana quella figura senza braccia coperta di pezze lorde e stracciate), morì sul colpo.

Al mattino il soldato fu trovato morto mentre l'albero aveva perso altre pere. Mistero!

A gara, altri soldati si buttarono avanti per sostenere la prova fallita dal compagno d’armi ma, puntualmente, da vivi a morti venivano trovati ogni mattina.

Fu allora che il figlio del Re, cioè a dire il Principe, si fece capace e, armatosi di sola spada, senza paura si mise ad attendere la notte e i suoi fantasmi.

Mezzanotte in punto. Un'ombra s'avvicina all'albero e, sotto lo sguardo incredulo del principe, si mette a mangiare pere direttamente con la bocca, senza prenderle con le mani.

- Chi va là! - Niente risposta.

Il fantasma, dopo aver fatto morire di paura quasi un esercito, ha tanta paura da non trovare la forza di rispondere.

- Chi va là, ho detto.

Minacciando la spada, il principe avanza nel buio, scopre la fanciulla. La fanciulla lo prega di non ucciderla; il principe capisce che quel bianco fantasma altro non è che una fanciulla impaurita, senza più fame e...

- Senza braccia?

Tira e molla, molla e tira, la ragazza si mise a confessare la sua storia: la madre senza cuore, i servi pietosi, il bosco, così e cosà.

Fu grande assai la sorpresa a palazzo per la triste storia della fanciulla e grande fu pure il movimento che si creò per ripulirla di tutto lo sporco e poi ricoprirla con panni regali. Sembrava una principessa, tanto era bella.

E tanto era bella che il Principe se ne invaghì e vuole sposarla, senza sentire ragione.

Cinque, sei mesi o sette mesi dopo, i regnanti del regno indissero una guerra con altri regnanti di altri regni. Il Principe, suo malgrado, dovette partire per la guerra lasciando la moglie senza braccia, senza marito e con un bambino da partorire.

Tra una battaglia e l'altra egli scriveva lettere alla sua adorata e questa, tra una nausea e l'altra, dettava lettere di risposta. Dopo nove mesi partorì, sgravandosi di due bei maschietti... con le braccia. Vennero dati i nomi di Stella d'oro e Stella d'argento, e venne data notizia al principe guerriero.

Le missive si moltiplicavano e, guarda caso, vagando per i regni fino dalla destinazione, attraversavano un luogo di smistamento postale, dove prestava servizio proprio la madre della fanciulla, guarda caso.

Una busta di lettera la colpì in particolare e, leggendola, scoprì il nome della figlia che credeva morta. Un piano diabolico scattò nella sua mente: sovvertendo fatti e pensieri, prese a sostituire alle lettere d'amore lettere di fango e perfidia. I "due figli bellissimi Stella d'oro e Stella d'argento" diventarono "due mostri spregevoli, la vergogna di tutto il palazzo". Il principe, rispondendo alle lettere manomesse e alterate, scriveva alla regina madre, dicendo di aspettare il suo ritorno, ché avrebbe definito tutto; ché… di qui, ché… di là (mentre quella strega della madre della fanciulla scriveva sempre che bisognava cacciare di casa moglie e figli deformi...).

Così fu fatto! La bella senza braccia fu scacciata da palazzo insieme ai due neonati sistemati nelle sacche di una bisaccia appesa al collo della madre. E riprese il suo antico vagare reso più grave dalla necessità di provvedere, con erba e fonti, alla sopravvivenza dei figli.

Un giorno si avvicinò a un fiume per dissetarsi. Ginocchioni presso la sponda, piegata in avanti per bere, toff... un bimbo scivolò in acqua. Per amore allora lei, spontaneamente, provò a buttare le braccia che non aveva e - miracolo! - le braccia le crebbero permettendole di salvare sacca e figlio.

Tutto diventava più facile ora, anche se i problemi rimanevano: senza tetto, due bambini da crescere...

Gli anni, ovviamente, passavano e i bambini diventavano grandi. La madre gli spiegava ogni cosa del mondo: le case, quando ne vedevano da lontano, "posto in cui si abita"; i paesi, quando ne vedevano da lontano, "insieme di case", e i soldi, mai visti, "fanno campare bene; a volte con loro si può anche ciò che non si può".

Un giorno trovarono riparo in una baracca di briganti senza briganti e i giovanetti si esercitavano alla scherma, imparando molto presto e bene (buon sangue di Principe non mente!).

Quand'ecco avvicinarsi un brigante a cavallo: - Toglietevi di mezzo!

- Adesso ti uccido, così la finiamo. - Pensò il brigante. Duellarono e vinsero i due gemelli. Spogliatolo di tutti i suoi averi, corsero dalla madre a consegnare il bottino.

Ed ogni nuovo giorno portava con sé un nuovo brigante e tà tà tà, la stessa storia. Intanto la guerra era finita ed il principe, tornato a casa, l'aveva trovata vuota dei suoi. Corse per monti e per valli sul suo cavallo bianco, finché, un giorno, in una foresta, s'imbatté in due giovani baldanzosi che gli intimarono la consegna dei tesori.

- Adesso li uccido, così la finiamo. - Meditò il principe, ma il duello fu assai duro e alla fine egli venne ferito.

Per decidere della sua sorte i giovani lo portarono al cospetto della madre. È pur vero che si trattava di marito e moglie; è pur vero che i loro cuori si riconoscevano, ma l'età e le cambiate condizioni (tanto per cominciare le braccia) lasciavano molti dubbi.

Solo quando reciprocamente narrarono le proprie vicende, i dubbi lasciarono il posto alla certezza e la gioia fu tanta quanto il tragitto da fare insieme per tornare al palazzo del Re. Lì finalmente ci si rese conto che gli equivoci erano stati provocati dalle lettere manomesse.

Simulando altre corrispondenze, si venne a capo della vicenda e fu individuata nella madre cattiva la causa di tante brutte disgrazie, mannaccia a lei.

Fu acciuffata.

Fu spogliata.

Fu esposta...

... e, preparata una pentola piena di pece, vi fu immersa a bollire per sempre, lasciando gli altri a vivere per sempre sia felici che contenti, ovviamente.

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