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La ricchezza e il povero Cola

V  iveva un tempo, in una misera capannuccia, un contadino assai povero, chiamato Cola.

Si nutriva solo di pane e cipolle e, qualche volta - in casi eccezionali -, di qualche piatto di polenta. Un giorno, mentre era nel suo campicello, vide dinanzi a sé una donna di mirabile bellezza, ornata d'oro e di diamanti. Sorpreso le domandò: "Chi sei, o bella Regina, che vieni a trovar me, povero villano?" Quella rispose: "Sono la Ricchezza, vivo nei luoghi più sontuosi e non temo nessuno fra le tante mie rivali, tranne la Morte. Ora, per farti vivere felicemente, ti dono parte dei miei immensi tesori. Va' di notte tempo, nel luogo denominato "Pignatelle" ove vedrai un pozzo, attingerai da esso l'acqua e vedrai che quanto più calerai la secchia, tanto più oro troverai!". Detto ciò scomparve.

Il povero Cola, meravigliato di tale apparizione, volle provare quella notte stessa. Prese una secchia con una lunghissima corda e si recò al luogo indicato. Scorse il pozzo e, calatavi la secchia, la tirò ma la vide a metà piena d'oro.

Lieto e felice se ne ritornò alla povera capanna.

Il giorno dopo comprò cavalli e carrozze, un palazzo grande e ricco di mobili e si circondò di servi. Tutte le notti continuò a recarsi al pozzo ed in breve tempo divenne l'uomo più ricco della Puglia, tanto che il re di Viesti, mille volte ricco, a suo confronto era assai povero.

Ma la Morte, che per un certo tempo aveva lasciato libero il campo alla sua rivale: la Ricchezza, volle prendersi la rivincita. Penetrata nel castello di Cola, convinse il paggio più fidato di lui di recarsi nella stanza dove stava il forziere. Egli eseguì quanto gli era stato consigliato e, vedendo il padrone seduto ad una poltrona con gli occhi fissi sull'immenso mucchio d'oro e di zecchini, avido di possederne almeno una parte, trasse un acuminato pugnale ed uccise Cola; poi empitesi le tasche e il cappello di monete, fuggì credendo di godersi la Ricchezza ma...

La Morte, che si trovava in quel forziere, sorridendo sarcasticamente, disse: "Povero Cola, non era meglio che restavi povero contadino, così io non ti prendevo prima del tempo? Ti lasciasti lusingare dall'ingannevole Ricchezza ed ora sei freddo cadavere!".

D'allora rimase famoso il detto:

I soldi di Cola 
sono un amore
ma non li toccare
ché danno dolore.

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