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Un medico improvvisato


n giorno un mercante si recava col suo mulo carico di mercanzia ad una fiera, quando, attraversando un bosco fu assalito da una masnada di briganti, i quali gli tolsero quello che aveva.

Rimasto povero il disgraziato non ebbe il coraggio di ritornare al paese, dove l'attendevano la moglie ed i figli, e fattosi notte, vide di lontano un lumicino. Si avviò verso di esso e si trovò nella casa dei diavoli. Si nascose dietro una finestra, ed attese che si ritirassero.

Quando essi arrivarono, raccontarono ognuno quello che aveva fatto durante la giornata. Uno di essi aveva tentato di carpire l'anima di un monaco spingendolo all'amore di una bella ragazza, ma non vi era riuscito. Un altro disse che non si era mosso dalle costole di un zappatore, e l'aveva stuzzicato tutto il giorno per indurlo a bestemmiare Iddio, ma quegli si era limitato a far delle scorregge, dopo le quali aveva detto sempre: "Alla faccia del diavolo!"

Il terzo narrò che si era divertito a far contorcere per i dolori la figlia del re che soffriva delle coliche, nonostante l'intervento dei migliori medici, allettati dalla promessa di tante ricompense fatta dal padre. Egli aggiunse che l'unico rimedio da cui poteva essere salvata, era bere il succo di un'erbaccia che cresceva dietro la finestra di quella casa, misto ad acqua e sale.

Il mercante sentì queste parole, e tacitamente strappò l'erba indicata dal diavolo, e si allontanò da quel luogo. Arrivato alla casa raccontò la disavventura capitatagli, ma pregò la famiglia di non scoraggiarsi, perché sperava di aver trovato il modo di arricchirsi. Mandò la moglie in giro presso alcune famiglie agiate per avere in prestito da chi una giamberga, da chi una camicia inamidata, da chi un cappello a cilindro, e così acconcio si presentò alla reggia. Come lo videro gli altri medici scoppiarono a ridere, perché non credevano che quell'impostore potesse guarire la principessa. Egli non si curò dei loro sogghigni, e chiese al re il permesso di visitare da solo la figlia.

Il re che era ansioso di non vederla più soffrire, glielo concesse, e quegli dopo aver finito di visitare l'ammalata, se ne andò nella stanza attigua, prese dalla tasca l'erba che aveva portata con se, la pestò in un mortaio, vi aggiunse l'acqua ed un pizzico di sale, e offrì la bevanda alla principessa. Gli altri medici, che guardavano dalla toppa ciò che faceva l'impostore, ridevano e commentavano.

Ma appena la fanciulla sorseggiò la bevanda, si levò dal letto, ed apparve al padre sana e fresca, fra la meraviglia di tutti. Il re regalò al forestiero una borsa di monete d'oro, e quegli tutto felice se ne andò al paese, dove, divenuto ormai ricco, comprò un palazzo con un bel giardino, e visse contento con i suoi.

Dopo un paio d'anni, il re fu invitato da un suo alleato ad intervenire ad una guerra, e ordinò ai sudditi di accorrere alle armi; ma nessuno voleva andare a farsi ammazzare, e tutti si dettero per malati. L'ospedale militare era zeppo d'infermi, ed i medici non sapevano scoprire che male soffrissero. Il re allora si ricordò del salvatore della figlia, e lo mandò a chiamare per sperimentare la sua scienza.

Quegli, come ebbe l'invito, tremò di paura, perché non sapeva che cosa proporre, ma si fece animo, e arrivato in presenza del re, volle conoscere lo stato delle cose. Poi visitò i singoli infermi e disse: "Maestà, domani sorteggeremo un paio di costoro. Li faremo a pezzi, e li metteremo a bollire in due grandi caldaie; poi daremo una tazza di brodo e un pezzo di carne a ciascuno dei malati". Il re approvò.

Come i due se ne furono andati, i soldati cominciarono a guardarsi in viso e a dire: "Che sarà di noi? Domani chi di noi sarà ammazzato?" E gli altri osservarono: "E noi dovremo mangiare le carni dei nostri compagni? Non sarà mai! E' meglio andare a combattere che ad avere simile pena". Così il giorno dopo tutti erano sani ed alzati, ed il re, ammirando la bravura del medico gli offrì una grossa somma di denaro e lo invitò a vivere con lui insieme alla sua famiglia.

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