CUSCINO.jpg (22921 byte)                    CORONA.jpg (26093 byte)

L'uccello dalle penne d'oro

C’erano una volta due fratelli. Il grande teneva un mestiere di lusso: faceva il gioielliere. Il piccolo era rimasto vedovo con due figli e viveva di quel poco che riusciva a strappare lavorando un campicello. Un giorno, mentre il povero disgraziato era intento a zappare, vide un uccello che si posava sopra un albero a poca distanza da lui. L'occhio non si staccava da quella visione attirato dal luccichio che emanavano le sue penne: oro - sembravano/erano color oro. Era l'uccello dalle penne d'oro che si raccontava nelle storie di magia.

Era lì che guardava e vide che quell'uccello si sgravava di due uova e, dopo averle poggiate su due rami intrecciati, se ne volava più leggero di prima.

«Ma vedi un poco che mi capita stamattina! E' proprio come nelle storie» - pensò - «Non è che pure le uova sono d'oro e che sono un segno che anche per me...». Curioso di sapere si avvicinò, le prese, e vedendo dei segni scritti che non sapeva decifrare, le portò al fratello, il quale lesse: "Chi mangia il cuore di questo uccello, diverrà re di Francia, e chi la coda, troverà ogni giorno sotto al guanciale uno scudo". Allora lo pregò di portargli l'uccello, e gli promise in compenso quattro scudi. Il poveretto per guadagnare qualche cosa, andò a deporre le uova sul punto dove le aveva trovate, e non si sbagliò, perché poco dopo tornò l'uccello e si mise a covarle. Pian pianino egli si avvicinò e afferratolo lo portò a casa, dove gli strappò il cuore e la coda, e portò al fratello l'uccello; quegli vedendosi beffato, lo fece arrestare e tradurre in carcere dove il poveraccio all'istante morì di crepacuore.

Lo sfortunato aveva lasciato nella miseria i due figli. Il maggiore trovò sul tavolo il cuore dell'uccello e, spinto dalla fame, se lo mangiò; il secondogenito mangiò le penne e, sapendo del padre arrestato, per non subire la vergogna, chiusero la porta di casa e si misero in cammino per cercare un posto dove vivere senza disonore.

Giunti ad una masseria bussarono e alla massaia che andò ad aprire chiesero ospitalità; quella dette li sfamò e li fece dormire in due letti distinti. Quando la mattina li disfece, trovò sotto il guanciale uno scudo, e lo portò al marito, che, temendo che quei due l'avessero nascosto per coglierlo in flagranza, consigliò alla moglie di rimetterlo al posto.

Ogni giorno la buona donna trovava uno scudo nuovo nuovo in più, e non sapeva spiegarsi il motivo. Dopo molti giorni i due giovani decisero di partire ed il piccolo, guardando sotto al guanciale, trovò ottantotto scudi.

«Ottantotto scudi? Siamo ricchi!».

Pensando che li avesse mandati la Provvidenza, ne dettero quattro al massaio e si incamminarono per la via che menava a Parigi.

Bisogna sapere che la notte precedente al giorno del loro arrivo era morto il re di Francia e, siccome non aveva lasciato eredi, i parigini deliberarono d'eleggere sovrano colui che fosse entrato per primo nella capitale.

Il piccolo, proprietario del tesoro, pregò il fratello maggiore di andare a Parigi a comprargli delle vesti decenti, perché stava panni a uno e per di più sporchi e puzzolenti. Quando il fratello maggiore, nulla sapendo, entrò a Parigi si vide circondato da soldati e cortigiani: «Mamma santa! Sono finito! Hanno scoperto il disonore che ha colpito la mia famiglia!»

Ma la meraviglia fu quando si fece largo tra la folla un cortigiano che gli mise in testa una corona e, tra gli applausi, lo proclamò re.

Il secondo attese invano il fratello e, quando vide che non tornava, si decise ed entrò nella capitale vestito come uno straccione.  Rasentando i muri si infilò in un negozio di sarto e comprò un ricco vestito.

Col nuovo vestito era un piacere andare con la testa alta per le strade. Poi prese dimora in un albergo. Fu lì che conobbe la bella figlia dell'albergatore. Fu lì che seppe della fortuna del fratello. E fu lì che si realizzò la profezia delle uova dell'uccello dalle penne d'oro.

Quando poi il fratello piccolo sposò la figlia dell'albergatore  e si seppe tutta la storia del padre e dell'altro fratello, divenuto re, la gioia fu tale che molti poeti e scrittori si dettero da fare a scrivere per fare diventare storia questa storia. E tutti scrissero tante storie e tutte le storie avevano tanti finali e tutti diversi ma tutti finivano con... "e vissero tutti felici e contenti".

approfondimenti2SIPARIO