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Una contadina intelligente diventa regina

                                                                  
Un massaio un giorno, mentre arava la terra, trovò un mortaio antico. 
Lo portò a casa, e lo mostrò alla figlia, alla quale disse che il giorno seguente, sarebbe andato al palazzo reale per mostrarlo al re.

La figlia disse: "Che cosa dirà il re vedendo il solo mortaio senza del pestello?"                               
Ma il padre, come aveva deciso, il giorno seguente si recò alla reggia.
Quando il re vide il mortaio, esclamò: "Molto mi piace, ma dov'è il pestello?" Allora il massaio rispose che anche la figlia aveva fatto la stessa osservazione, ma egli non l'aveva trovato. Il re allora disse: "Come? Hai una figlia che ha fatto la stessa osservazione? La farai venire qui né a piedi, né a cavallo, né ignuda, né vestita, né di giorno né di notte".

Il massaio ritornò al pagliaio tutto mortificato e raccontò alla figlia quello che il re desiderava.

La fanciulla gli fece animo dicendogli che aveva compreso in che modo doveva presentarsi a lui.

All'alba ella era alle porte della reggia, ed i servi non volevano annunziarla; ma ella s'impose, ed entrò cavalcando una pecora, rasentando coi piedi la terra. In tal modo ella non andava a cavallo né a piedi. Il suo corpo era coperto di una rete, in cui si suole trasportare la paglia, e quindi ella non era ne ignuda né vestita.

Quando il re la vide bella e vivace, e notò che si era presentata in quell'atteggiamento, che rispondeva al suo ideale, se ne invaghì e la volle per sposa. Prima pose la condizione che lei, la fanciulla, non sarebbe mai intervenuta nei fatti di governo, altrimenti l'avrebbe cacciata dalla reggia.. La fanciulla accettò e in breve tempo si celebrarono le nozze.

Vissero contenti parecchi anni, quando il giorno della fiera, mentre sedevano sulla terrazza a godere lo spettacolo, videro che un'asina partoriva, legata ad un traino. Sorse allora una lite tra il padrone dell'asina e quello del traino circa l'appartenenza del puledro; essi si recarono dal re per sentire il suo parere. Il re rispose che l'asinello toccava al proprietario del traino.

Il padrone dell'asina uscì dalla reggia mortificato e piangente, quando incontrò la regina, la quale gli consigliò di recarsi sotto il palazzo reale la mattina seguente con una canna ed una rete da pesca, e di far vedere al re che stesse a pescare sul terreno. Il villano ubbidì.

Il sovrano affacciatosi al balcone vide quella strana scena e, chiamato il pescatore, gli domandò che cosa facesse.

Il contadino rispose: "Maestà, sto a pescare". Al che il sovrano: "Sei matto? Il terreno può produrre pesci?" L'altro rispose con le parole riferitegli dalla regina: "Sire, come il terreno non poteva dare pesci, così il traino non poteva partorire l'asinello."

Il re rimase a bocca aperta. Chi altri poteva aver pensato una risposta così arguta se non la sua sposa? Chiamata la regina il re si dispiacque con lei d'essersi immischiata nei suoi affari e le ordinò di ritornare al pagliaio avendo trasgredito al patto. Le accordò solo di portarsi con se l'oggetto più prezioso che a lei piacesse. La regina non poté ribellarsi, ma quando pranzò l'ultima volta col marito, gli dette tanto vino da farlo ubriacare, e lo portò con se nel pagliaio.

Il mattino, il re svegliatosi dalla sbornia, chiese alla regina, come si trovasse in quel luogo. Ella rispose che aveva preso con se l'oggetto più prezioso che avesse al mondo, e che era appunto lui. Il re, avendo notato tanta intelligenza ed affetto, la perdonò e, tornati alla reggia, vissero contenti e felici.

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