CIUBUE

CHE FORTUNA NASCERE CIUCCIO

 Erano dentro una stessa stalla

da tanto tempo un somaro bianco

e un bel bue, che aveva il callo

del giogo ed era sempre assai stanco

per la fatica fatta nella giornata.

Quell'altro invece il caro amico, il ciuccio,

aveva pure la sua noia: era stanco

di star solo e di mangiar ristoppie.

Per cacciare via la noia, volle fare

al suo compagno di mangiatoia

un piccolo scherzo. - "Vedi, compagno mio -

gli disse con un tono di dolore -

peccato... ti darò una brutta notizia".

"Di cosa si tratta?" - subito domanda,

con lo schianto al cuore, quel povero bue.

"Verso le sette, mentre stavi arando,

è venuto... indovina?" - "Che ne so!"

-"Mastro Michele... lo conosci? - "No!"...

- "Eh! Sant'Eligio... un macellaio pazzo:

a lui ti hanno venduto, a Michelone".

Figurarsi il pianto del poverino:

le lacrime erano grosse... un lupino;

già si vedeva dentro il macello,

cosce e interiore sue appese all'uncino

di quella macelleria della piazza.

Piangeva sempre e più non mangiava

né più dormiva. Era impazzito...

"Che mondo infame, ingrato", si sfogava

con quello che era al mondo il più infame.

"Dopo che gli ho dato, col sudore

delle ossa, un mucchio di soldi,

ora vuole pure il sangue, il traditore",

e gli scappava il pianto, al povero bue,

e malediceva la sorte sua infame.

Ma quell'animale non si scompone,

ride sotto i denti... ha fame

e mangia. Intanto il tempo passa: niente.

Passa un mese, passano tre mesi,

nessuno si vede! -"Oppure quello...

m'ha preso per scemo quel furbacchione!"

E vuole vendicarsi: "O caro Zenna,

ho da dirti, mi dolgo assai

una brutta notizia!" - Che, mi vogliono vendere?

Che me ne importa! Non manca mai

a me, dove che vada, foraggio,

gramigna, foglie verdi o ristoppia;

della carne dura sono tutti diffidenti:

non c'è alcun pericolo per un ciuccio!"

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Vèh! chembagne chèure,

nge disse che nu tùune de delàure,

pecchèute!... T'hagghi'a da na brutta nòuve!...

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