L'ASINO E IL TORO

C'era una volta, in una masseria, un toro cornuto. Questo era il padre di tutti i vitelli: piccole mucche e torelli... era il toro più toro di tutti, insomma. E non solo doveva allargare la famiglia ma doveva anche andare a lavorare all'aratura per tenere il terreno pulito dall'erba tirandosi dietro l'aratro.

Un giorno il toro disse tra sé:

  • Guarda come sono ridotto! Io una cosa devo fare. O faccio figli, o tiro l'aratro.

Quella volta, in quella masseria, c'era anche un asino orecchione che ogni mattina trasportava il letame della stalla e quando finiva quel lavoro lo toglievano dal carretto e lo legavano all'aratro. Quando i lavori erano finiti lo mandavano nella stalla, libero di mangiare quel poco che trovava.

Quando, quel giorno, l'asino entrò nella stalla vide il toro afflitto e gli chiese:

  • Compare toro, non ti senti bene?
  • Eh! - rispose il toro - Sto bene, ma vorrei arrivare ad ottenere lo scopo che mi sono prefisso: siccome voglio fare solo una cosa, o i figli o il lavoro dei campi, ho deciso di mangiare pochissimo, compare carissimo. Quì le cose si mettono male per i padroni se io non mangio. E tu? Tu ti sei visto? Non vedi come ti sei ridotto? Tutto pelle e ossa. Io invece voglio essere trattato bene... e chiacchiere non ce ne vogliono!

Passò qualche giorno e il toro si stava riducendo pure lui pelle e ossa.

Davanti alla masseria uno dei garzoni stava dicendo ad un altro:

  • Nicola, dopo cinque anni il toro si vizia, e ora lo dobbiamo eliminare, ci teniamo il figlio per l'allevamento. Si è ingolfato a mangiare e non riesce neppure più ad inghiottire, prima che perde tutta la carne chiamiamo i macellai.

L'asino che aveva sentito tutto andò nella stalla e disse al toro:

  • Compare tu hai fatto un progetto e io ti riferisco quello dei garzoni. Sono andati a chiamare i macellai. Tu non vuoi toccare cibo e loro ti faranno la festa. Io, è vero, sono tutto pelle e ossa, però di me non hanno parlato, stai attento!

Quando arrivò il carretto dei macellai, il toro, poggiando le zampe anteriori sulla mangiatoia, si mise a mangiare come un dannato.

I garzoni a quello spettacolo si guardarono in faccia e Nicola disse all'altro:

  • Il figlio di questo toro è ancora piccolo e forse non riuscirà a produrre come il padre, teniamocelo un altro poco.

E così decisero di lasciarlo ancora in vita e congedarono i macellai, che pretesero la doppia caparra.

Quando tutti uscirono dalla stalla il toro disse all'asino:

  • Compare Ciuccio, sei un vero amico, se potessi regalarti le mie corna sarei felice di farlo!

L'asino rispose:

  • Compare cornuto! Bisogna fare quello che chiedono: i figli e tirare l'aratro. E non guardare me, che sono tutto pelle e ossa. Lo so, sono un po' malandato, però i padroni mi vogliono bene perché faccio sempre il mio dovere.

Il toro capì che aveva sbagliato e da quel giorno ritornò a fare il suo lavoro di sempre.