LA CAPRA FERRATA

Una volta c'era un mestiere che adesso non c'è più: il mestiere di lavandaia.

Allora, quando le lavandaie dovevano fare il loro mestiere, passo dopo passo - con in testa un cesto pieno di robe sporche - se ne andavano a lavare per i signori del paese i panni sporchi alla fontana o al fiume vicini.

Questa volta in un paese viveva una lavandaia, Concettina, che aveva un figlio di nome Ferruccio.

In quel paese erano tutti amici, si aiutavano in caso di bisogno: i ragazzi giocavano insieme e la vita scorreva tranquilla; ma questa tranquillità era spesso interrotta da un pericolo che incombeva su tutti e di cui non riuscivano a liberarsi: la capra Ferrata.

Era una capra grossa come un toro, con delle corna enormi, di una ferocia mai vista: quando arrivava, quasi ruggendo come un leone, distruggeva tutto; tutti avevano paura di lei e correvano a nascondersi sprangando bene le porte delle case.

Un giorno di questa storia capitò che la mamma di Ferruccio doveva andare come al solito alla fontana fuori paese a lavare e stendere la biancheria; prima di uscire raccomandò al figlio:

  • Chiudi bene la porta! Stai dentro! La capra è qua attorno!

La mamma a fare il mestiere di lavandaia e il figlio a fare il bravo figlio ubbidiente nella casa sprangata.

Capitò che (in paese tutti erano amici) dopo un po' arrivarono gli amici di Ferruccio: Riccardo il Sordo, Michele di Faiele, Tonino dell'aceto, Armando del bando, Vituccio il ciuccio, Pasquale il fanale e altri due o tre compagni della banda capeggiata dal Sordo (Così si chiamava il gruppo di amici del vicinato, Banda del Sordo, che guerreggiava con la Banda dello Scellerato).

Quando gli amici-banditi lo chiamarono invitandolo a venire fuori per organizzare una "guerra" contro i "nemici". Ferruccio, anche se bravo e ubbidiente, non seppe resistere all'invito e, uscito a razzo dalla casa, dimenticò di serrare ben bene la porta e la lasciò socchiusa.

Questa volta la guerra da organizzare necessitava di un sopraluogo nella via principale per stabilire i vari trabocchetti e le diverse imboscate da attuare.

Mentre Ferruccio, dimenticando le raccomandazioni, si allontanava con gli amici, la capra ferrata non vuoi che capitò proprio da quelle parti? E non vuoi che vedendo la porta di quella casa socchiusa entrò?

Immaginatevi che macello combinò: rovesciò mobili, mangiò tutto quello che le capitava a tiro e... Distrusse tutto!

Intanto mamma Concettina, finito il suo lavoro, stava ritornando a casa, quando da lontano vide Ferruccio che giocava alla guerra.

  • Ferruccio, che fai qui? Ti avevo raccomandato di rimanere chiuso in casa!
  • Sono venuti i miei amici e non potevo dire di no - rispose Ferruccio.

Andarono di corsa verso casa, ma ormai era troppo tardi: dall'interno si sentivano i rumori e i versi della capra. Mamma e figlio erano disperati, come avrebbero fatto a liberarsi di quel flagello?

Arrivarono gli altri abitanti del paese, armati di forche, bastoni, uncini, falci; arrivarono gli amici banditi del Sordo; arrivarono anche i nemici banditi dello Scellerato che, tutti, avrebbero voluto ammazzare la capra, ma questa sembrava sempre più inferocita e nessuno osò affrontarla, anzi, ai suoi ruggiti, fuggirono tutti (prima di tutti i banditi), spaventati dai ruggiti della capra.

Ferruccio e la sua mamma, in lacrime, rimasero da soli fuori della loro casa, quando sulla spalla di Ferruccio si posò fischiettando un uccellino:

  • Ferruccio, perché piangi? Non aver paura! La faccio uscire io! - cinguettò l'uccellino.

Infatti, l'uccellino entrò dal camino e si fermò sull'armadio più alto, dove la capra non poteva arrivare. Fece qualche gorgheggio e cominciò:

Se vengo lì, col mio beccuccio

la testa ti sbuccio

e poi ti accuccio.

La capra ruggiva minacciosa, cercando di intimorire anche l'uccellino. Quest'ultimo, senza scomporsi, continuò a ripetere il suo avvertimento:

Se vengo lì, col mio beccuccio

la testa ti sbuccio

e poi ti accuccio.

La capra, vista la mala parata, se ne scappò, lasciando così via libera a Ferruccio e a sua madre, che non sapevano come ringraziare l'uccellino.

Quello che non erano riusciti a fare in tanti, armati fino ai denti, riuscì invece a farlo l'uccellino, armato solo di un piccolo becco.

Storia non è più

ai banditi facciamo cucù.

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