Questa sceneggiatura ha tenuto conto di queste storie:

COMPARE CANE, E COMPARE UCCELLO di Bari

L'UCCELLO E IL CANE di Valenzano

CUMMARA CALANDRA di Lecce

IL PASSERO E IL CANE di Lesina

    L'Uccello e il Cane

 

Personaggi:

 

Narratore
Uccello 
Cane

Carrettiere 

Scena:  Tre pannelli disposti a copertura del fondo: uno centrale, provvisto di finestrella con battenti per permettere l’apertura e la chiusura, e due pannelli di dimensioni diverse e intagliati in modo astratto, lateralmente ed in posizione avanzata verso il proscenio. I pannelli possono essere dipinti, con vivacità e creatività seguendo l’estro della piccola compagnia teatrale che metterà in scena la favola L'Uccello e il Cane.

Un leggio, a destra ed al limite del pannello, sarà il punto di riferimento per il narratore che, pur muovendosi liberamente, tornerà al leggio ogni qualvolta gli eventi di collegamento della favola gli consentiranno di essere al centro dell’attenzione.

 

MUSICA di Antonio Parisi

 

Musica d’introduzione: Bau bau, cip cip

NARRATORE   Appare in scena e lentamente avvia, con tono fabulatorio, il racconto.

 

                (L ‘uccello entra allegramente da destra e il cane da sinistra, mogio mogio.  Mentre il narratore, che ha raggiunta il leggio descrive l’incontro, l’uccello ed il cane mimano l’incontro e poi...)

                C’era una volta un uccello che volava in libertà. Non c’erano gabbie e se c’erano erano senza sbarre, almeno per gli animali ed almeno nel paese di Esopo. Quella volta capitò che questo uccello incontrò un cane suo compare... s erano scambiati ad una festa di paese il segno dell’amicizia: un nastrino colorato. Allora, in quel paese, bastava lo scambio di un nastrino, la stretta di una mano o di una zampa per diventare compari e amici per la pelle.

                Quando l’uccello vide il compare cane, si meravigliò di trovarlo così magro e per di più assai rognoso.

UCCELLO              Oh compare cane, amico mio, perché ti vedo così afflitto e malinconico?

 

CANE                     Che vuoi che sia, compare mio! Sto digiuno, nessuno mi vuole con questa rogna che mi è capitata addosso e vado girando senza un padrone che voglia accarezzarmi. Tutti mi cacciano, che mi cacciano...

 

UCCELLO              Sta zitto compare carissimo. Conosciamo come sono fatti gli uomini. Adesso ti farò vedere io: ti libererà dalla rogna e dalla fame e dopo ti farò fare una gran risata.

 

CANE                     Compare, al punto in cui sono ormai è difficile che qualcuno possa aiutarmi, ma poiché tu mi sei compare e io ti sono compare, tra noi c’è tanta di quella amicizia che mi fido dite. Fa’ tu, quello che fai è ben fatto ed io mi sottometto al tuo volere.

 

UCCELLO             Allora, aspetta a questo punto che passerà un ragazzo con la minestra. lo gli andrò avanti e non mi farò acchiappare. Quello per correre dietro me poserà a terra la scodella e s’allontanerà. Allora tu straccia il fazzoletto e mangia tutta la minestra. Siamo intesi?

 

                S’ode una musica in avvicinamento

                Il cane si nasconde dietro il pannello di destra e l’uccello aspetta il ragazza che arriva canticchiando

 

 

RAGAZZO                    (canta: Canto del ragazzo)  
Com’è bella questa vita
con la pancia sempre piena 
com’è piena la mia pancia
che mi viene da cantar  
Canto canto assai contento 
con la mamma ed il papà  
che mi vogliono un gran bene  
e per questo son contento...

                Oh! (Ha visto l’uccello che cinguettando e saltellando ha attirato la sua attenzione) C’è un uccellino! Adesso lo acchiappo...  (L’uccello si allontana saltellando)  Volato! (L’uccello si ferma) S’è posato! Adesso lo acchiappo... (L’uccello fa un altro salto) Volato.

 

                L’uccello si ferma, poi vola, poi si ferma.., fino a portare il ragazzo fuori dalla vista e lontana dalla minestra

 

CANE                    (Facendo capolino dalla sua postazione)

                Tutto come aveva detto compare uccello: il ragazzo ha lasciato la minestra per corrergli dietro, la minestra è lì nel fazzoletto, bella calda calda... basterebbe avvicinarsi, aprire il fazzoletto e... Ma... cosa aspetto? (Corre verso la minestra a centro scena) Apro il fazzoletto e... (Scopre il contenuto) Oh che meraviglia! Si mangia! (Mangia)

 

                 Mentre il cane mangia, il narratore dalla sua posizione

 

NARRATORE       Mentre compare cane mangiava.., ma che dico mangiava, s’ingozzava con quella minestra abbandonata da un incauto ragazzo...

 

RAGAZZO            (S’ode la sua voce mentre il cane in scena continua a mangiare) Adesso lo acchiappo... s’è posato! Adesso l’acchiappo! Volato! Adesso l’acchiappo! L’acchiappo, l’acchiappo, l’acchiappo... Volato!

                (Arrabbiandosi) Ma vai al diavolo brutto uccellaccio.

                (Poi ricordando...) Oh, la minestra...

                La minestra.., la minestra... (s’odono passi in avvicinamento)

 

NARRATORE        (Sui passi in avvicinamento) Corri, corri. Va’ pure a riprendere la minestra... vedrai!

 

CANE                    (Soddisfatto. Leccandosi la pentola) Erano anni che non mangiavo così bene. Una pietanza veramente con i fiocchi. Complimenti alla cuoca. (Guardandosi intorno) Ora conviene squagliarsela... ma senza correre... con dignità. (Canticchia) Non sono mica un ladro! Ho soltanto mangiato un piatto trovato... (poi udendo i passi in avvicinamento, simulando sicurezza,  s’allontana) Eccolo! Corro... dignitosamente (Si nasconde)

RAGAZZO            (Con l’affanno. Arriva in scena. Guarda la minestra nel fazzoletto e...)  La minestra non c’è più. (Piangendo)  La minestra non c’è più e adesso che succederà, che succederà...

                E piangendo esce di scena mentre la musica cresce e poi va in sottofondo al narratore

NARRATORE         Certo dispiace sentir piangere un bambino, ma certe volte può anche far bene. Perché acchiappare un uccello che è nato per essere libero? Un giorno, quando gli sarà passata  l’arrabbiatura potrà pensarci e forse capirà. Ma lasciamo il bambino e torniamo ai nostri compari.., I nostri compari...

              Entrano l’uccello e il cane

CANE                    Ero lì, dietro il cespuglio e ho visto la faccia che ha fatto il povero ragazzo, ma sinceramente non m’è dispiaciuto molto, dal momento che gli uomini mi hanno tanto maltrattato e quello stesso ragazzo un giorno mi fece correre perché tirava sassate verso di me. Ma non pensiamoci.

 

UCCELLO             Non pensiamoci. Dimmi piuttosto la tua pancia come va?

 

CANE                    Come va? Non brontola più! Vorrei vedere! Quando s’è vista arrivare dalle budella tutto quel ben di Dio: carne, pane, maccheroni... Mi son fatto tondo tondo.

UCCELLO             Va bene! Ora dobbiamo pensare a come fare per liberarti dalla rogna. (Pensa) Vediamo un po’... (Ha trovato la soluzione) Si! Aspettami a tale strada. Quando passerà un traino con la botte d’olio, io mi poserò sulla botte. Quando il conduttore mi vedrà, certamente mi darà un colpo di frusta. Quando il colpo di frusta, invece di colpire me, colpirà la botte, questa certamente si rovescerà e si romperà. Quando la botte si romperà, l’olio cadrà dal traino. Quando l’olio cadrà dal traino, tu ti metterai sotto: l’olio ti verrà addosso e vedrai che la rogna ti passerà. Via facciamo come abbiamo detto...

 

                 In scena, i due, mimano un immaginario tragitto mentre il narratore...

 

NARRATORE       I due compari, l’uno volando, e quindi precedendo l’altro sul luogo dell’appuntamento, e l’altro piano, per non rovinare la digestione, si avviarono a tale punto. L’uccellino fischiettando ed il cane, quasi, cantando...

 

CANE          (Mima la passeggiata e canta:

Canto come un cane )

Canto come un cane

che va ‘senza catena

che ha la pancia piena

di pasta carne e pane.  

Rit.        Uo uo uo uo uo uo uo

uo uo uo uo uo uo uo  

Avere amico è bello

qualcuno che t’aiuta

che t’alza da caduta

anche s’è un bricconcello 

 

Rit.  

L’uccello mio compare

mi ha fatto ristorare

la rogna vuoI sanare

e poi mi farà sgrignare  

Rit.

 

                (Dopo l’ultimo ritornello, riprende dall’inizio della canzone e, insieme all’uccello, s’allontana. L’uccello si nasconde dietro il pannello centrale ed il cane dietro quello laterale, in attesa del carrettiere)

NARRATORE    (Sorridendo) Un cane che canta come un cane. Ma non facciamo apprezzamenti, vediamo come va a finire questa storia:

                                      Il cane giunse cantando can... (correggendosi e divertendosi del gioco di parole) o meglio: il cane giunse canando canando all’appuntamento. Calmo e sicuro aspettò che passasse il traino. (Il cane fa capolino) Lo vede che s’avvicina facendo un fracasso d’inferno sulla polverosa strada di campagna. (Il carrettiere arriva in scena) In alto intravede compare uccello che segue il carro. L’uccello si assicura (Uccello guarda Cane) che il cane era al punto ad aspettare e quando il traino s’avvicina al punto, l’uccello cinguettando, per farsi notare dal conduttore, si posa sulla botte e...

CARRETTIERE       (Che ha continuato a mimare l’andatura del carro ma senza muoversi, si rivolge all’uccello che cinguetta) Cosa vuoi che cinguetti? (L’uccello cinguetta nervosamente) Lasciami in pace. Va’ via! Va’ via se non vuoi una staffilata. Va’ via! Ah, continui. Continui? E va bene, l’hai voluta tu! Tiè! (Una staffilata fa rovesciare una botte dal carro sulla strada – non è necessario rendere la scena realmente, si può mimare: spazio all’immaginazione) Oh, porco diavolo cornuto... Porca vacca bove... Porcaccia miseria ladra... Tutto rotto! Il mio olio... (Il cane s’è avvicinato e ringhia) E tu cagnaccio va’ via! Va’ via, va’ via! (Il cane, ringhiando,  mima l’azione di bagnare le zampe nell’olio e spalmarselo sul corpo) Non m’ascolta! Nessuno m’ascolta! (Considerando inutile la difesa dell’olio) E rimani, goditi l’olio che ormai è perso... E tutto inutile ormai. È bene che me ne torni indietro, carico le altre botti e... Cosa vuoi che sia una botte... (Esce mugugnando)

NARRATORE       Appena l’uccello vide il carrettiere che si allontanava, si avvicinò al cane...

UCCELLO             Come ti senti?

CANE                 Oh, mi sento proprio rinfrescare le carni.

UCCELLO             Ne sono contento. Ora che hai mangiato e ti sei rinfrescato, ti voglio far fare una grande risata, così come ti avevo promesso. Tra poco rientrano dai campi i contadini e il loro padrone. Se tu riconosci uno di quegli uomini che ti ha scacciato e maltrattato, abbaia e poi sta’ a vedere.

                              (I due compari vanno ad occupare le due diverse postazioni)

NARRATORE              Come aveva detto l’uccellino, poco dopo la strada cominciò a popolarsi. (S’apre la finestra del pannello centrale e da quella si vede la scena descritta) Primo fra tutti, seguito dai contadini stanchi della lunga giornata di lavoro, andava arzillo il padrone.  (Il cane fa capolino dal pannello di destra e vede l’uccello che si sporge dal pannello centrale) Il cane appena lo vide, proprio con quel bastone che lo aveva percosso, cominciò ad abbaiare. (Il cane abbaia e l’uccello va a posare le dita sul cappello del padrone,  tamburellando e cinguettando) L’uccello individuò l’uomo e si posò sul suo cappello cinguettando. L’uomo tentava di scacciarlo con la mano e sempre l’uccello si riposava sul cappello, cinguettando sempre più. Il signore non potendone più, alzò il bastone e si dava tante bastonate sulla testa tentando di colpire l’uccello. I contadini, tentando d’aiutarlo, col manico delle zappe colpivano continuamente la testa del padrone, che assalito da tante mazzate, cominciò ad urlare per il dolore. (Il narratore a descrivere questa scena, ora, comincia a ridere)  Il cane a quella scena rise a crepapelle. (Cane ride)

UCCELLO             (Avvicinandosi al cane che, ridendo, ha raggiunto il centro scena e dopo aver chiuso la finestra) Allora compare cane, adesso sei contento?

CANE                    (Ridendo sempre più forte) Oh, andiamo proprio bene! Che tu possa stare sempre bene, compare uccello, per tutto il bene che m’hai fatto.

                              (E mentre l’uccello, cinguettando, vola via, il cane, allegro e canterino, s’allontana per la sua strada con la melodia di: Canto come un cane)

                              Canto come un cane

                              che va senza catena

                              che ha la pancia piena

                              di pasta carne e pane.

                                               Rit.    Uo uo uo uo uo uo uo

                                                        uo uo uo uo uo uo uo

 

                          Avere amico è bello

                   qualcuno che t’aiuta

                   che t’alza da caduta

                   anche s’è un bricconcello

                                        Rit.

 

                   L’uccello mio compare

                   mi ha fatto ristorare

                   la rogna m’ha sanato

                   m’ha fatto poi sgrignare...

                                               Rit.

 

                              (Rimane nell’aria il canto del cane e il cinguettio dell’uccello mentre le luci si oscurano)

  BUIO

 

   Un contributo in rima   

C’era c’era c’era 

ed ogni volta è primavera 

parlano uomini ed animali 

senza unguenti o medicinali

basta ordinare: C’era una volta 

ed ogni fiaba ben si ascolta

C’era c’era c’era

ecco creata l’atmosfera

anche una volta dicevano c’era 

e già d’allora fu giorno ogni sera

or ripetiamo or ripetiamo

la frase incantata 

e si parte per la traversata

C’era una volta un Re

la dico a te e a te

C’era una volta una famiglia 

la dico a tutti: figlio e figlia

C’era una volta una formica 

a chi credete ch’io la dica? 

C’era una volta un uccello 

la dico ad ogni mio fratello 

C’era una volta un contadino 

la dico lontano e sono vicino 

C’era una volta un mercante

va detta al saggio ed al birbante 

Le ho cercate e le ho trovate,

favole belle ed incantate. 

Le ho divise a dovere...

Chi son io?     Ma il vostro favoliere! 

E come il grano che costa sudore

e non cresce mai per errore 

voglio a voi riportare,

ed ogni orecchio adottare, 

il passato, quello buono,

senza stare sopra un trono. 

E come quando intorno al braciere

la famiglia aveva piacere 

di sentire dal nonnino 

dallo zio o dal vicino 

quelle storie di magia

condite di semplice fantasia 

io adesso voglio iniziare

queste favole a raccontare.

 

State attenti: tu e tu!

Spegnete la Ti Vu.

Iniziamo il grande viaggio 

sperando in qualche vantaggio.

 

Zitti! Buoni! Siete pronti? 

Avete fatto letture e conti? 

Bene! Andiamo a favolare 

oltre i monti, oltre il mare 

E con una parlata sciolta

si comincia: C’era una volta...

 

 

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