Questa è la storia di

 

·           Narratore

·            Francesco detto pane perso

·            Principessa 

·            Padrone

·            Serpente

·            Volpe

·            Guardia

·            Re

·            Regina

·            Servo

·            Coro di voci

·            Musicanti

·            Nobili

·            Popolo

·            Paggi  


 


 

Nasce, in assolvenza, un canto: da tutte le parti, cantando – prima a bocca chiusa e poi intonando i versi del canto- arrivano sulla scena tutte le bambine. Giunte in scena, mentre le luci imitano l’effetto dell’alba, si posizionano e continuano a cantare.

Questi i versi del canto:    U sole splende ngiele/ e l’aria è profumata/ se jalze u zappatore/ e acchemmènze la scernate/ se jalze u zappatore/ e acchemmènze la scernate/ e cande na canzone/ lariullera e lariullà/ sospiro mio d’amore/ ndinghete ndinghete ndinghete ‘ndà/ ndin ndon ndan/ don don dan.

Mentre l’effetto dell’alba si svolge e mentre il canto viene eseguito, i bambini/contadini arrivano in scena, con zappa e/o altri arnesi, e vanno a comporre un quadro plastico che, quando tutti saranno giunti, si scioglierà. Rimarrà solo Francesco che, dopo aver dato uno sguardo circospetto intorno, si andrà a sistemare vicino ad un bambino/albero. Aprirà la sua bisaccia e tirerà fuori un “filone”

  Buon appetito! 

di pane imbottito che sarà di misura sproporzionata. Mentre lo addenta…

 

NARRATORE

(Entra in scena, in punta di piedi. Richiede al pubblico il silenzio.) Scscscsc. Zitti e attenti! (Indicando il giovane) Lo vedete? È Francesco:

il pastorello Francesco, che è il soggetto del nostro “C’era e c’era una volta”. Francesco è un pastorello poverello. (Sempre colloquiando con il pubblico) Cosa fa? Per ora mangia! E poi cosa farà?

CORO  (Dalle quinte sporgono diverse teste che intonano un altro canto)

Frangiske Turielle
se sta mange u quartecielle
nge sta trase asatte asatte
e cu stomeche è fatte u patte
e mo sta penze a ce jalde dà adenze
ma se mette o secure
e pigghjie u suonne ndrete o mure

 NARRATORE

   (Riprendendo il discorso) Cosa farà? Niente! È questa la sua specialità! Lui mangia ..., e dorme… e il padrone ...

PADRONE  
(S’ode solo la voce. Chiama.) Francesco! Francescoooo!

“Pane perso”, dove sei? Il lavoro aspetta. Bisogna governare gli ani­mali, innaffiare l’orto, dare una pulita alla stalla... (La sua voce, con­tinuando ad elencare i vari lavori che si svolgono in una masseria, si allontana).

  NARRATORE

Il padrone, come avete sentito, lo chiama “pane perso”.

CORO   (dal sussurrato al gridato, cantilenando a sfottò) Pane perso. Pane perso. Pane persoooo.

NARRATORE

Francesco, pane perso, pensa solo a mangiare e dormire; il padrone vuole che lavori... — ma lui non ne vuole sapere — e così, per sfuggire alla fatica... (Francesco, che si era nascosto dietro il tronco quando il padrone lo cercava, ora sgattaiolando va via da destra, sempre mangiando) ... si nasconde. Ma questa vita non può durare. Il padrone è stanco di Francesco e..., alcuni giorni dopo questo inizio di storia, lo scaccia dalla sua masseria.

(Dalle quinte appaiono alcune braccia con dita puntate)

PADRONE

(Sempre fuori scena) Via! Via “pane perso”! Lontano dalla mia mas­seria! E ricordati che chi non lavora non fa fortuna. Prendi i tuoi stracci e via! Via!

(Si vede Francesco, fischiettando allegro, attraversare la scena pro­cedendo da sinistra a destra con sulle spalle un lungo ramo dalla cui estremità pende un fazzolettone rigonfio delle sue “povere” cose.)

NARRATORE

(Indicando Francesco) Come se non fosse lui quello che il padrone ha scacciato, Francesco — lo vedete — se ne va fischiettando verso la sua ... (Al pubblico) Fortuna o sfortuna? Cosa dite voi? Ha ragione il padrone? Sbaglia Francesco? Tutte domande a cui non abbiamo risposte... Adesso!

Per ciò continuiamo la nostra storia, seguiamo Francesco lungo la strada dell’esilio.

Riprende la musica ed il Canto corale con questo testo:

Frangiske Turielle
è lassate u quartecielle
se ne va pe le strate du munne
addò pote farse nu suonne
non penza a niente
né a mercante né a clejende
ma se mette o secure
migghje e migghje lendane do patrone.

(Francesco procede, mimando la camminata, mentre la scena/paesaggio cambia. Per un aiuto vedi illustrazioni.)


 

A questo punto, mentre Francesco cammina, si potrebbe anche pensare di fargli attraversare un centro abitato dove è in pieno svolgimento il mercato. Alla fine, simulando un furto, si sentono voci di richiesta d’aiuto. Francesco non tiene conto di quelle richieste ed esce di scena fischiettando.

NARRATORE   Francesco è sordo? No! “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire” dice il saggio. Ed è proprio così: Francesco non vuole sentire. Non ama i fastidi e… tira dritto per la sua strada. (Si sente di nuovo il fischiettare di Francesco che si avvicina) Eccolo! Ora è di nuovo fuori dall’abitato e…

VOCI

   Aiuto, aiuto!
   Ahi, ah, ahi!
   Muoio! Aiutatemi!
     Salvatemi, affogo!
   Nessuno m’aiuta?!

(Francesco arriva in scena, indifferente alle richieste, continua a mimare la camminata).

NARRATORE

Nel suo vagabondaggio, molte sono le richieste d’aiuto, ma lui, Francesco, pare proprio non sentirle. Procede, senza sapere dove va e che cosa va a fare. Finché un giorno... questo giorno (indica la scena che si sta per svolgere).

(Tra i bambini, che simulano tanti alberi, è stato predisposto un masso con il serpente/bimbo.  Quando Francesco decide di dare il suo aiuto, gli alberi si scostano.)

VOCE SERPENTE

Aiuto, aiutatemi! Mi sento soffocare! (La voce continua nella richiesta).

NARRATORE

Francesco questa volta si ferma e segue il suono del lamento. (Francesco esegue quanto narrato. Giunto vicino ad una pietra, si rende conto che è di lì che proviene il lamento. Toglie la pietra e...)

VOCE SERPENTE  

Cacciami fuori da questo buco e scioglimi il nodo che mi strangola. Ti prego!

FRANCESCO  

(Scocciato, libera il serpente dal nodo e scagliandolo lontano ...) Santa pazienza ... nessuno mi lascia in pace. Tutti che mi vogliono far fare qualcosa. (Asciugandosi il sudore) E questo sudore chi me lo asciuga? Io! Io! Tutto io devo fare! (Riprende a mimare la camminata).

NARRATORE

E cammina cammina...

 

 

VOLPE

(Entrando da sinistra con, intorno al collo, un serpente attorcigliato, si dibatte e grida). Aiuto! Aiuto! Mi strozza... (Continua ad invocare aiuto in una lingua incomprensibile).

FRANCESCO

(Disturbato, si ferma). Come parla questo! (Si avvicina e intavola un discorso come se niente fosse. Volpe continua a parlare con una lingua sconosciuta e con segni esagerati. Francesco, scocciato, sta per andarsene. Solo allora Volpe riesce a dire “Aiuto”) Ah, vuoi aiuto?! E lo potevi dire! Che mattinata infame. Non ho mai lavorato tanto, nemmeno alla masseria. Pare che oggi si sono dati tutti appunta­mento per essere salvati da me. Vediamo quest’altro...

VOLPE

(Implorante, con accento straniero) Ti prego, aiutami! Se aiuterai me, io a te farò diventare ricco e farò sposarti con figlia di Re!

FRANCESCO

(Sorpreso) Come? Come, come?

VOLPE

Ti farò ricco e farò sposare figlia di Re!

CORO

     Aiutalo, Francesco. Non vedi? Sta soffocando!

FRANCESCO

(Di mala voglia) E va bene! (Le prende dal collo il serpente, lo scaglia in terra e tenendolo sotto il piede ...) Tu sei il serpente di prima, vero? E allora non dovevo scioglierti dal nodo?! Tutta colpa tua questa faticata di oggi. Adesso ascoltami: se non vuoi che ti pesti sotto i miei scarponi, scompari e non farti più vedere! Capito? (Francesco lo lascia andare. Il serpente, tirato da un filo invisibile, striscia fuori scena). Ah! Quanto lavoro! E che sforzo per fare queste minacce! (Rivolgendosi alla volpe, che sollevata si stia massaggiando il collo). E tu, non mi sembri furba come una volpe. Hai visto in che guaio t’eri cac­ciata? Hai visto come mi hai fatto lavorare?

VOLPE

Ma il tuo lavoro sarà ricompensato. Così potrò dimostrarti quanto una volpe è furba. Ascoltami: quello che ti ho promesso lo manterrò... parola di volpe, ma devi fare anche tu una promessa.

FRANCESCO

(Spaventato) Si lavora facendo una promessa?

VOLPE

(Sorvolando) Devi promettere di tenere me sempre con te... sempre! Io non voglio tornare mio Paese. Mi piace qui.

FRANCESCO

Se è solo questo: Sì!

VOLPE

Andiamo! (Si avviano verso destra)

 NARRATORE

Si, disse Francesco. Senza sforzarsi. Concluso il patto, insieme se ne andarono. (Escono di scena: la volpe avanti e Francesco dietro).

 FRANCESCO

(Uscendo) Ma piano. Senza sforzo.

NARRATORE

Non si smentisce “pane perso”. Correre corrisponde a spreco di energie e Francesco non vuole sprecare niente.

Camminano a lungo: la volpe avanti zampettando e Francesco dietro... sempre a distanza, più lento, senza sforzo. La volpe si ferma, aspetta Francesco, Francesco la raggiunge, la volpe prosegue, Francesco la segue... senza sforzo. E così vanno avanti, finché, giunti presso una fontana...

(Appaiono da sinistra: prima la volpe e poi Francesco, affannato. Mentre loro procedono, la fontana in senso opposto procede come è avvenuto per il tronco fino a centro scena, dove, insieme alla volpe che si ferma, si arresta).  

VOLPE

(Aspetta Francesco, seduta ai gradini della fontana. Quando lo vede arrivare...) Vieni! Riposati! (Francesco la raggiunge lentamente e si siede. Poi, vedendolo tutto sporco...) Come sei sporco?! Adesso rilassati e io ti do una sciacquata e vediamo chi viene fuori da questo sporco. (Con un panno inumidito nell’acqua della fontana, lo pulisce).

NARRATORE

lo lava e lo asciuga e poi... (Si rivolge direttamente al pubblico) E poi?

Con somma meraviglia intravede, sotto quella scorza di polvere e grasso che lo ricopre, un essere umano.

VOLPE

Ecco un bel ragazzo: si può dire che con una semplice lavata, io, animale di nome volpe ho dato alla luce una persona di nome e di fatto.

E adesso, cara persona, dimmi: come ti chiami?

FRANCESCO

Come ti chiami?

VOLPE

Vedo che la tua intelligenza si presta al caso.

(Perentorio) Il tuo nome!

FRANCESCO

Francesco Turella.

VOLPE

Bene, Francesco. Ora vieni con me. (E si avviano mimando la camminata, mentre dalla parte opposta appare una grotta che si avvicina).

NARRATORE

Si fa notte e la volpe conduce il suo compagno alla ricerca di un riparo e, cammina cammina, trovano una grotta. Entrano e lì passano la notte.

(Francesco e la volpe eseguono)

Bisogna sapere che a poca distanza dalla grotta vive Nannorchio e che tutto il circondano è di proprietà di questo malefico personaggio.

Riposano e... (dalla grotta s’affaccia Francesco) quando al mattino Francesco si sveglia e non vede la volpe ...

FRANCESCO

(Ancora mezzo assonnato. Chiama) Volpe. Signora Volpe. Signorina Volpe. (Nessuna risposta. Imprecando:) Dannata Volpeee. E io che mi sono fidato. È inutile, non bisogna mai lavorare. Se io non l’avessi aiutata e non avessi perso tutto quel tempo, adesso chissà dove sarei arrivato e per di più avrei risparmiato tutto quel sudore. Diceva bene il nonno di mio nonno: mettiti con le bestie meglio di te e rimettici le spese. (Mentre parla un mucchio di abiti si muove verso di lui).

Ma il mondo è tondo e chissà, potrebbe capitarmi tra le zampe... allora... (Sente dei rumori: infatti la volpe, sotto i vestiti, si era avvicinata alle sue spalle e ora gli parla non vista. Francesco trasale e non sa da dove la voce proviene, finché scoprendo la volpe ...) Ah, sei tu brutto pelo strisciante. Non solo mi hai piantato in asso, ora ti pre­senti così conciata e all’improvviso... Da dove vieni? Cos’è questa roba?

VOLPE

Calma, calma. Non fare domande e fai quello che ti dico ...

FRANCESCO

Non fare domande e fai quello che ti dico? Rispondimi t’ho detto: cos’ è questa roba? Da dove l’hai presa?

VOLPE

Domanda inutile perché come vedi sono vestiti, abiti che tu indosserai perché stai per sposare la figlia del Re. E d’ora in poi impara a non fare troppe domande se vuoi che io mantenga la promessa

FRANCESCO

Come, come come? Osi minacciare? A me? Ti ribelli a chi ti salvò la vita? Impara a rispettarmi altrimenti chiamo il serpente e...

Da dove hai preso questi vestiti?

VOLPE

(Sorridendo) Calmati, calmati! Ti rispondo, ma dovrai promettere che poi farai tutto quello che ti dirò.

Promesso? (Al cenno d’assenso di Francesco) Questi vestiti da gran signore e ai quali dovrai abituarti, saranno la tua fortuna e con la mia intelligenza li ho “comprati” da Chisoio. Indossali.

FRANCESCO

(Indossandoli) Questo Signor Chisoio dev’essere veramente un gran signore ...

NARRATORE (Ridendo di gusto per il dialogo che abbiamo appena ascoltato)

Proprio un bel tomo questo nostro simpatico Francesco. Crede a tutto quel che gli si dice. La luna nel pozzo? La luna nel pozzo! L’asino vola? L’asino vola! Il Signor Chisoio? Il Signor Chisoio! Non ha capito il nostro buon Francesco che quegli abiti “da gran signore” la volpe li ha rubati al terribile Nannorchio e non comprende che proprio ai danni del mostruoso e cattivo mago Nannorchio la volpe sta giocando un brutto scherzo che sarà la sua fortuna. Infatti, mentre lui addobbato da gran signore si pavoneggia abituandosi ai nuovi abiti e già credendosi gran signore, la volpe parte per tessere una rete che a sua insaputa lo porterà a diventare l’uomo più ricco del regno.

(La volpe, dopo aver ammirato con divertimento ogni mossa di Francesco e mentre il NARRATORE parla, saluta Francesco preso dal suo nuovo ruolo e s’allontana).

Francesco non s’accorge della partenza della volpe e non si sarebbe accorto nemmeno dell’arrivo della notte se la stanchezza non fosse sopravvenuta e... Ma non anticipiamo i fatti come quelli che non sapendo raccontare danno ad intendere cose che portano l’ascoltatore a non ca­pire bene.

Lasciamo Francesco alla sua attività e seguiamo la Volpe.

(Avviene a questo punto un cambio di scena con lo stesso sistema già descritto in precedenza: Francesco mimando e passeggiando si porta fuori scena insieme alla grotta che viene tirata dal filo invisibile; la volpe con il suo cesto appare dal fondo scena mentre un castello viene tirato dalla parte opposta a quella dell’uscita della grotta. Tutto questo avviene quasi contemporaneamente mentre il NARRATORE continua il suo racconto)

La vedete: fischiettando tutta la sua calma e sprizzante tutta la sua intelligenza, la volpe si dirige verso il castello del Re che tranquillo pensa a regnare nella sala del trono. A vederla sembrerebbe che tutto il “lavoro” che fin qui ha fatto sia di poco valore, ma ricordiamoci che mentre Francesco “lavora” per preparare un ruolo, lei ha sfidato Nannorchio, eludendo tutte le trappole e le insidie predisposte per i mortali incauti, penetrando nel suo paradisiaco giardino e, scegliendo i più saporiti e piacevoli frutti in esso contenuti, ha allestito un cesto pieno d’ogni ben d’Iddio. Non dimentichiamolo! Una volta raggiunto il castello col suo bel cestello... impugna il battente e con gran dignità lo percuote sul regale portone. (Tutto quanto descritto viene eseguito senza parlare. È il Narratore che, in sincrono, dice le battute e fa i rumori) Toc, toc, toc. Una guardia s’affaccia: “Chi è?”.

La volpe risponde: “Sono il cavalier Della Volpe e vengo da parte del mio signore e padrone Don Francesco, Principe della Turella, a rendere omaggio a Sua Realtà con questo semplice ma sentito dono”. La guardia prende l’infiocchettato cesto e la volpe la strada che lo riporta da Francesco. (La scena cambia come prima. Francesco è sempre in doviziosa esecuzione del ruolo di gran signore; la volpe arriva fischiettando senza cestello e scompare il castello).

VOLPE

(Interrompendo il fischiettio e chiamando da lontano) Don Francesco, Don Francesco. (Francesco continua la sua pantomima senza distrazioni) Mio Principe (ripete), Principe della Turella!

FRANCESCO

(Compenetrato nel ruolo, dando per scontato il suo titolo nobiliare, con naturalezza e affettazione risponde al richiamo) Chi mi chiama? (E mentre la volpe lo raggiunge...)

NARRATORE

Dalla polvere all’altare, senza interruzione di sorta: Francesco quasi non ricorda più d’essere un umile umano. L’abito fa il monaco? Lo sapremo? Ma non divaghiamo ...

FRANCESCO

D’onde giunge messere? Quale nuova alla mia alcova?

VOLPE

(Divertendosi a questa trasformazione) Principe, sono stato da Chisoio a costruire il vostro futuro.

FRANCESCO

Bene, bene, bene. In futuro abbiate l’umiliazione di prostrarvi alle radici del nobile Chisoio e la dignità di omaggiarlo da parte mia.

VOLPE

(Divertendosi) Sarà formaggiato mio signore. Proprio una buona idea. Domani sarà fatto come ordinato. Ma ora accompagniamo le vostre stanche membra verso il meritato riposo, perché la notte è giunta e domani sarà un altro giorno.

NARRATORE

E così tra colpi di scena continui si conclude questa prima giornata senza vento ma densa di eventi. Scusate, ma come state notando è il contenuto del racconto che richiama al linguaggio e al tono opportuni. (Francesco e la volpe entrano nella grotta) La notte trascorre... (Sode un concerto russato eseguito dalla volpe e da Francesco) in armonia.

All’alba la volpe lascia la grotta per i suoi traffici. (La volpe esce e va)

Al mattino Francesco più non si preoccupa della scomparsa della volpe. Veste i suoi nuovi panni e riprende la sua, ormai, abituale attività. (Francesco stirandosi e sbadigliando esce dalla caverna e subito riprende a passeggiare) Intanto la volpe, anticipando il sole — come il giorno precedente, sfidando ogni pericolo — dopo aver ispezionato la cantina del temibile Nannorchio e aver scelto tra le provviste del ricco mago i più preziosi formaggi si reca al castello del Re per “formag­giarlo”. (Lo stesso cambio di scena e tutto avviene come prima ma con più speditezza)

Toc, toc. La guardia: chi è? — La volpe: sono messer Della Volpe e sono venuto a formaggiare il vostro Re da parte del mio Principe Don Francesco della Turella... e via da Francesco sempre più Principe della Turella e sempre meno Francesco. (La volpe giunge da Francesco il quale con eleganza si profonde in un nobile inchino scoprendo il capo dal piumato cappello)

FRANCESCO

Vostra irrequietezza da cacciato divenne cacciator: ché come quei va di buon mattino obliando le pur nobili mansioni di rimirar lo suo signore. D’onde sen vien vostra umiltà?

VOLPE

Ottima idea quella del cacciatore. Sarà servito! Comunque i miei passi si diressero verso Chisoio e da esso rivengo presso il mio Prin­cipe Don Francesco della Turella.

FRANCESCO

Onore e gloria sempre a Chisoio.

VOLPE

Nei prossimi giorni mio compito sarà d’onorare e glorificare Chisoio e il vostro desiderio. Ma ora torniamo a riposare che delle vostre forze i  prossimi giorni faremo scempio. (Lo conduce nella grotta e, mentre la notte sopraggiunge...)

NARRATORE

L’atmosfera si tinge d’altri tempi. La nobiltà si veste anche di buoni sentimenti e come in altri tempi il nobile appare e d’altri è il compito di fare. La volpe, sfruttando la sua intelligenza, sta tessendo una trama che porterà a felice conclusione il suo impegno e Francesco, utilizzando il suo aspetto, si sottopone ad un plagio che speriamo porti bene.

Bisogna sapere, mentre tutto il mondo dorme, che la volpe continua giorno dopo giorno a fornire alla meraviglia del Re succulenti cibi e bevande e cacciagione tutte di prima scelta e tutte “prelevate” con grandi rischi dalle riserve di Nannorchio.

Detto quello che c’era da dire, andiamo avanti. È passata una settimana: la volpe ha continuato con le sue regalie, Francesco con la sua preparazione principessa e il Re con la sua cu­riosità crescente.

            Tant’ è che il mattino stabilito nella storia (Si fa giorno, la volpe se ne parte, Francesco riprende a provare le sue moine, la scena si trasforma: la volpe arriva mentre il castello appare e la caverna scompare) la nostra astuta volpe quando fa per consegnare il regalo del giorno al Re: (Arriva presso il portone del castello con il cestello) Toc, toc; Chi è?; Sono io e sono venuta da parte...

Non fece in tempo a completare il solito ritornello che la guardia... 

GUARDIA

Sua Maestà desidera conoscere la persona che lo fa oggetto di tanta considerazione. Vi aspetta nella sala del trono. (Detto questo la guardia apre il portone e appare la sala del trono con il Re seduto al suo po­sto e la bella principessa sullo scanno regale)

VOLPE

(Entrando) Perdonate Sire questo mio ardire, ma il mio signore Della Turella principe necessita giorno per giorno di rendere onori ai grandi della terra e per questo mi comanda presso di voi affinché il vostro servo, Don Francesco principe, si senta rappresentato presso la magnificenza Vostra tramite i suoi dovuti omaggi.

RE

Voi mi lusingate e ben rappresentate la regalità del Vostro principe che, a dire il vero, ha acceso la Nostra verticistica curiosità. E se tanto mi dà tanto, il vostro padrone Don Francesco Principe della Turella, così come soddisfece con eleganza e buon gusto il nostro palato, è necessario che soddisfi la Nostra vista presentandosi a corte dove sarà ricevuto con gli onori del suo rango. Voglio conoscerlo. Accompagnatelo da me!

VOLPE

Ogni vostro desiderio è ordine per il mio signore, Sire.

Chiedo licenza d’eseguire la missione affidatami.

RE

Licenza vi sia data. Squillino le trombe, rullino i tamburi, ché noi ci riposiamo in attesa degli eventi futuri. (Squillano le trombe, rullano i tamburi e il Re e la Principessa si alzano e in corteo con la guardia escono dal palazzo riveriti dalla volpe che appena li vede spari re, tutta allegra corre verso il fondo per poi riapparire, con Francesco, a cavallo del suo cavallo di cartone)

NARRATORE

Tutto come in una favola. Da una semplice storia iniziata in una masseria ai piedi di un albero, alla fantastica conclusione condita di Re, Principessa e magia e astuzia e... Eh, eh! Non corriamo.

Eccolo Francesco sulla sua cavalcatura e col suo fido scudiero giungere. Squillano le trombe! (Suonano) Rullano i tamburi! (Rullano) Il Re, la Regina, la Principessa e chi più ne ha più ne metta: corte, paggi e tutto quello che necessita, si dispongono per la regale accoglienza mentre Francesco smontando dal suo focoso destriero, sventolando il suo ombroso copricapo, mette in pratica le lunghe ore di apprendimento spese presso la solitaria caverna. (Infatti la scena si popola: il corteo si dispone e Francesco nella confusione affida il suo cavallo di cartone e riverendo e sventolando il cappello s’avvicina al Re con lo sguardo rivolto alla Principessa. Le trombe e i tamburi tacciono e...)

FRANCESCO

Mio Signore. Mio Re. Mi umilio alla Maestà Vostra, ma mi elevo alla bellezza che vi circonda: Sua regalità la Regina, vostra consorte oscura con la sua bellezza il sole, ma la Principessa gareggia con esso sostituendolo e abbagliando la vista. (Avvicinandosi alla Principessa) Sì! Tu devi essere mia moglie!

RE

(Alla volpe che è lì vicino) La cosa è seria. Il giovane è piacente e di bell’aspetto, ma io non so chi esso sia, quale la sua casta. Le sue ricchezze ...

VOLPE

In quanto a questo... Predisponete la corte, si parte per visitare le terre di Don Francesco, Principe della Turella.

RE

Si esegua. Squillino le trombe. .. ecc. ecc.

(Si forma un corteo che va verso l’uscita. Il castello viene tirato fuori scena e la scena rimane vuota)

NARRATORE

Sfila il corteo per viottoli e strade di campagna tra lussureggianti campi. La volpe, precedendo il nutrito gruppo, di terreno in terreno avvisa i contadini del passaggio del Re e li istruisce su quello che biso­gna rispondere alle domande del Re:

VOLPE

(Si sente la sua voce) E quando il Re domanderà di chi sono questi terreni, voi risponderete: sono di Don Francesco Principe della Turella.

NARRATORE

Così succede. Il Re domanda:

RE

(Si sente la voce) A chi appartiene questa terra?

CORO DI VOCI

A Don Francesco, Principe della Turella!

NARRATORE

Dopo chilometri e chilometri di tragitto e dopo centinaia e centinaia di domande e risposte, il Re si va rallegrando delle ricchezze di Don Francesco e, ancor di più, che quelle ricchezze sarebbero diventate di famiglia a matrimonio avvenuto.

A fine giornata, il Re concede a Francesco di sposare la Principessa e a fine settimana il matrimonio si celebra. (S’odono grida di “Evviva gli sposi”)

Felicità di Francesco, della Principessa, del Re, della regina, del popolo e della volpe che, insieme a Francesco, va ad abitare a Palazzo.

In principio il novello Principe considera la volpe indispensabile alla sua vita, la tiene sul “comò” — come si dice — ma poi a poco a poco, abituandosi al suo nuovo stato e alle nuove responsabilità e dimenticando l’inizio della storia e della sua storia, comincia a trascurarla, finché...

(Una panchina viene tirata in scena da destra verso sinistra fino a centro scena, mentre Francesco e la Principessa procedono verso la panchina da sinistra).

FRANCESCO

(Una musica e due musicanti accompagnano la passeggiata regale. Questi, arrivati chiacchierando e ridendo presso la panchina, si siedono)

SERVO

(Arrivando trafelato) Principe, Principessa (Cessa la musica)

Una ferale notizia: Messer Della Volpe pare che... Gli occhi chiusi, il respiro spento... Pare che più non viva.

FRANCESCO

(Con semplicità) Buttatela nel fosso, tanto non serve più!

(Il servo, meravigliato, esce di scena mentre Francesco dopo aver riavviato con un signorile gesto il sottofondo musicale, torna al chiacchiericcio)

NARRATORE

Triste storia, triste fine. L’ingratitudine vegeta nel giardino che coltiva frivolezze. Può una favola ritrovarsi compromessa nel suo doveroso lieto fine? Può l’interpretazione di un ruolo abbrutire e trasformare l’uomo Francesco che conoscevamo? Non lo consentirò! Io entro nella storia e faccio il macello... faccio del finale... io...

VOLPE

(Arrivando) Come, come? Tu volevi disfarti di me? E non ti ricordi da dove provieni, come sei diventato quello che sei, cosa ho fatto per te? Ti ho lavato, strigliato, vestito e ben nutrito e questa è la ricompensa: “Buttala nel fosso?” Tu meriti di tornare tra i rifiuti umani dove ti ho trovato. “Non serve più?” Con queste parole hai dimostrato la tua ingratitudine, la tua falsità, la tua...

NARRATORE

A tutto questo Francesco reagisce e buttandosi ai piedi della volpe:

FRANCESCO

Perdono! Perdono! Ho sbagliato! Prometto che tutto questo non accadrà più. Anzi dopo questa lezione ho capito che mi stavo abbandonando... Tornerai ad occupare il posto che ti spetta. Tornerai al centro delle nostre attenzioni ...


(Poi ai servi)

Servi! D’ora in poi tutti voi siete al servizio della nobile volpe. Ora andate e pulite la migliore stanza del castello per fame le sua residenza e ricordate: ogni suo desiderio sia soddisfatto. E, mi raccomando, d’ora in poi a tavola sia sempre pronto il posto d’onore per lei! (mentre Francesco si raccomanda ai servi, la volpe s’avvicina al Narratore e gli sussurra all’orecchio...)

NARRATORE

La volpe dice (ripete pappagallescamente): ho finto di morire per provare che nell’uomo, insieme ai buoni sentimenti, abita l’ingratitudine e se questa prende il sopravvento sui buoni sentimenti nessuna storia avrà lieto fine.

CORO

TuTurielle Frangiske
mo’ stà bbelle, friske friske
è capite ca pe l’amisce
se fasce u bbène senza ddisce
Che le bbone e che le brutte
u trademjiende non dà u frutte
ma te porte secure secure
a saprà la pescia jatture (disgrazia)

Turella Francesco

or sta bene: fresco fresco

ha compreso che per il compare

solo il bene si deve fare

Ed infine, in ogni modo,

non si può giocar di frodo

ché punito sarà il malvagio

e certamente avrà disagio

VOLPE

Ora sappiate che io, la volpe, tornerò ad essere considerata più di prima e che tra pochi mesi, l’evento è vicino, mi sarà affidata l’educazione del piccolo principe che sta per venire alla luce e che Francesco tornerà ad essere il simpatico Francesco che abbiamo conosciuto.

TUTTI

E vissero tutti felici e contenti.

SIPARIO

                  Torna