LE CENTO PEZZE D’ARGENTO

che qui diventano quindici soldi d'oro

 

                   

Personaggi:

Titò Vecchio, ma non troppo: scarpa grossa e cervello fino
Re Anche lui un uomo ma con la fissazione di voler gestire gli uomini  Un uomo che ci piacerebbe lasciare nelle storie (insieme al Re)
Scaltro Il suo  comportamento serve a farci conoscere, comunque, quella schiera d’uomini che vogliono godere dei favori dei potenti. Sono della stessa razza dello SCALTRO.
Coro/Cortigiani Ce ne sono parecchi e si  somigliano tutti.  Li chiameremo: CORO

 

Scena:                Campagna: qualche albero; sullo sfondo, all'inizio, s’intravede un tramonto

 

Altra Scena:        Sala del trono 

                        

Titò è un contadino di una settantina d’anni.

Titò, con la sua zappa tra le mani, sta zappando la terra.

Titò possiede questo fondo che gli è stato tramandato dal padre, che lo aveva ricevuto dal padre, che lo aveva ricevuto…

Titò viene chiamato Grillo per il suo modo di muoversi a scatti.

La Terra è la madre della natura… è nostra Madre, la Terra. La Natura con la sua varietà consente la Vita.


 

 Titò:              (Sta spaccando un tronco con l’accetta e canticchia: ognuno può utilizzare un canto tradizionale del proprio territorio)

                        Si sente il galoppo di un cavallo che s’avvicina. Il galoppo rallenta e, piano piano, giunge in scena. È un cavallo riccamente bardato, lo cavalca il Re.

 Re                   (Si ferma, guarda Titò che interrompe il suo lavoro e gli fa un profondo inchino) Salve, uomo di terra!

Titò               (Senza alzare la testa, con molto rispetto) Buon giorno a voi, gloria di guerra!

Re                   (Indicando con lo staffile la sua testa canuta) La neve ai monti.

Titò               (Con un sospiro) È il tempo che la porta. Eppoi, ….: come sono tu sarai!

Re                   (Con una sonora risata) Sempre pronta la risposta… caro Grillo.

Titò               Per la tua contentezza, mio Re.

Re                   Bene, bene! Adesso dimmi un po’: quanto al giorno guadagni per cotesto lavoro?

Titò               (Facendo spallucce) Maestà poca roba: quindici soldi!

Re                   E in che spendi cotesti soldi?

Titò               Ecco, Maestà. Cinque soldi li restituisco, venticinque centesimi li anticipo, altrettanti li butto via, e il resto serve per i miei bisogni.

Re                   Ahiahiahi Grillo Grillo. Non solo saltelli come un Grillo ma adesso ti metti anche a sfornare indovinelli. Cosa vuoi dire?

Titò               Maestà, vi spiego ogni cosa. Il significato delle mie parole è semplicissimo. Ogni buon figliuolo deve sostenere i vecchi genitori che si  sacrificarono per allevarlo e dargli una buona educazione, e perciò io restituisco loro quanto fecero per me nella mia fanciullezza. Ogni padre deve allevare con ogni cura i propri figli, se poi nella vecchiaia vorrà essere aiutato da costoro, e quindi io li anticipo per i miei figliuoli. Una parte io li butto in aria per nutrire e vestire mia moglie e con la quarta mi sostengo io.

Re                   Bene! Bene! (pensando pensando) Indovina indovinello. (Deciso) Sì! (a Titò) Ascoltami bene adesso: ti proibisco di riferire ad altri quanto hai detto a me, tranne che non vedessi la mia faccia, altrimenti la morte ti sovra­sta sul capo. In nome del Re! Hai capito?

Titò               Maestà, son sempre orgoglioso di essere ai vo­stri ordini: fin quando non vedrò la vostra faccia, a nessuno mai confiderò questo segreto. Parola di Titò detto Grillo.

Re                   Buon per te e divertimento per me. (Gli batte amichevolmente la mano sulla spalla in segno di benevolenza e di amicizia e, spronando il cavallo, si avvia all’uscita per fare ritorno al palazzo reale.) Dai morello che il divertimento è assicurato. Hop, hop hop … (Esce)

                       Titò solo considera la stravaganza del Re e poi, riprendendo a canticchiare, riprende il lavoro.

Buio. La canzone fa da sparti-scena.

Cambio di scena: sala del palazzo reale. Mentre la luce ritorna ad illuminare la sontuosa sala, s'odono delle risate fuori scena.

 Re                   (entrando in scena) Una giornata fenomenale con una serie di eventi straordinari e stimolanti. (È in scena: lo segue un corteo di nobili. Si ferma e, mentre quelli si dispongono ad ascoltare le sue parole) M’è capitato, tra gli altri, di incontrare…. (interrompendosi e riprendendo il discorso) Andavo a cavallo e miravo le naturali bellezze del nostro amato Paese quando incontro un contadino al quale chiedo quanto guadagna. L’arguto contadino mi guarda e così mi risponde:

                        Quindici soldi!:  Cinque soldi li restituisco, venticinque centesimi li anticipo, altrettanti li butto via, e il resto serve per i miei bisogni. Bene, miei nobili sudditi, io non ci ho capito niente. (Con un sorriso furbesco) A voi, miei cari uomini di scienza e di conoscenza, il vostro sovrano si appella. Risolvetemi l’enigma del vecchio arguto contadino e farete felice il Re che non dimenticherà il vostro aiuto. Se non riuscirete… ebbene sarete costretti a versare una grossa somma nelle casse dell’erario che mi appartiene e che mi dà la possibilità di prendermi qualche svago e potervi concedere di sostare alla mia regale presenza. E adesso vi lascio: gli affari del regno mi chiamano….: il Re-rario… (ride) capite? L’erario = il Re erario! (Esce sogghignando)

                         Silenzio. Tutti si guardano interrogandosi.

 SCALTRO      (Cortigiano intrigante, rompe il silenzio) Miei eccellentissimi consanguinei, poiché la nostra nobiltà ci rende di sangue blu…. (Come se cercasse le parole man mano che procede nel discorso) Il nostro (con sarcasmo) amato sovrano vuole renderci la vita difficile e vuole motivare la sua tirannia nei nostri riguardi e più ancora nei riguardi delle nostre sostanze. Noi dobbiamo difenderci. I nostri soldi, sudati – d'altronde – facendo lavorare i nostri servi, reclamano la nostra vigilanza e il nostro saperli difendere da attacchi improvvisi e subdoli. Ragioniamo e poi decidiamo:

CORO             - Cosa ci ha comunicato il Re? Quali le tracce per risolvere l’enigma? Chi mai ha potuto proporre al re l’indovinello?

                        - Analizziamo, analizziamo e al risultato arriveremo:

                        - La mattina il re è stato a caccia!

                        - L’autore dell’enigma si qualifica quale contadino, vecchio e arguto.

                        - Conosciamo il percorso del Re nelle contrade del regno;

                        - Conosciamo diversi contadini che lavorano la terra lungo quel percorso;

                        - Conosciamo alcuni vecchi contadini che lavorano la terra lungo quel percorso;

                        - Conosciamo uno soltanto “Arguto Vecchio Contadino”:

TUTTI             Grillo!

                                   (Musica)

                       Il Buio s’impadronisce scena. I cortigiani si mettono in viaggio e, mentre si ode  il coro che canta, la scena ci mostra di nuovo Titò/Grillo al lavoro. Quando il coro canterino terminerà – in allontanamento - questo canto:

                                   Andiam, andiam andiamo a cercar

                                   Titò Titò che in salvo ci porterà.

                                   Titò, Titò tu Grillo sei per noi.

 TITÒ                           (si sovrapporrà il suo lento canticchiare, mentre lavora – ancora – la terra).

CORO                        (In avvicinamento)

                                   Andiam, andiam andiamo a cercar

                                   Titò Titò che in salvo ci porterà.

                                   Titò, Titò tu Grillo sei per noi.

 SCALTRO      (Badando che tutti i cortigiano siano presenti) Bene ci siamo!

CORO             (Tutti insieme, con molta referenza, salutano Titò con un inchino) Buon dì, Titò! Buon dì, gran lavoratore!

SCALTRO      Buon Titò, a te i nostri auguri di ogni bene e buona salute.

TITÒ               (Poggiato all’attrezzo, li guarda sorpreso)

SCALTRO      (Con fare subdolo) Vedo, comunque, che la salute non manca: sempre al lavoro!

TITÒ               Eh, miei cari signori, il lavoro è il mio pane quo­tidiano, e se non lavoro non mangio.

SCALTRO      Comprendo… ma… con quella grossa scure dalla mattina alla sera, e dalli e dalli, la salute se ne va: sei abbastanza vecchio!!

TITÒ               E come si fa? Ho ancora i miei diletti genitori da sostenere… mia moglie attende alle faccende di casa, ho dei figliuoli cui debbo procurare da man­giare: e tutti poggiano sulle mie povere braccia. Eh, cari signori, si fa presto a dire: “Sempre lavori!” E’ la necessità che mi spinge.

SCALTRO      A proposito, Titò… tu ci devi spiegare quelle parole che hai detto al Re, nostro amato sovrano e tuo stimato amico.

TITÒ               Quali parole?

 SCALTRO      Quelle dell’uso che fai dei soldi che guadagni giornalmente.

 TITÒ               Ma se io neppure ho visto il re!

 SCALTRO      Eh, via, il re ci ha detto che gliele dicesti tu: vuoi fare lo gnorri adesso?

 TITÒ               Se così vi ha detto, vi ha anche detto del consiglio che mi ha dato: “non fiatare con nessuno!”.

 SCALTRO      (Con fare intrigante) Neppure a noi, che siamo suoi cortigiani fedelis­simi e tuoi amici?

 TITÒ               Neppure a voi: ne va di mezzo la vita!

 SCALTRO      Che vita e vita! Senti, Titò, se ce lo dici, ti da­remo cento scudi d’oro.

 TITÒ               No, no, miei cari signori, la vita mi è più cara di cotesti cento scudi!

 SCALTRO      Te ne daremo trecento, anche di più se vuoi.

 TITÒ               No, no, la mia vita è preziosa per i miei genitori,. per mia moglie, per i figli, per me stesso.

SCALTRO      Ebbene te ne daremo cinquecento e così potrai lavorare di meno, e potrai meglio soddisfare i tuoi bisogni e quelli della tua famiglia. Vedili come sono belli!

                        (Gli mostra, nel palmo della mano, alcune monete d’oro)

TITÒ               (Sgrana gli occhi: mai aveva visto tante monete d’oro; mai aveva visto nemmeno com’erano fatte le monete d’oro. Per lui è una scoperta: le guarda e scopre che su una facciata delle monete è impressa l’immagine del Re. Un brivido lo attraversa. Pensa:) Ef­fettivamente questa fortuna potrebbe sollevare le condizioni della mia famiglia… e il Re? Ma sì, non mi mancherà qual­che frase spiritosa da dire… Quanta luce: è proprio vero che l’oro fa luce. (Prendendo con foga il sacchetto dell’oro, ai cortigiani:)  Questa è la soluzione dell’enigma: Restituisco ai genitori, anticipo ai figli, butto via per la moglie ed il resto serve per i suoi bisogni..

 CORO             Oh, che bello! Siamo salvi!

                        Oh che bello! Grazie a te!

                        Viva noi e un poco il Re!

                         I cortigiani pagano i cinquecento scudi, ringraziano il vecchio, ed allegri ritornano al Palazzo. Si ode il canto che s’allontana mentre in scena Titò si siede e, dopo aver svuotato il sacchetto dei soldi, comincia a contarli con cadenza musicale.

 TITÒ               (Conta) Uno, è quasi nessuno

                                   Due, compro il bue

                                   Tre, ringrazio il Re,

                                   Quattro, esco matto

                                   Cinque, divento pingue

                                   Sei, son tutti miei

                                   Sette, per vino e polpette

                                   Otto, riempio il bussolotto

                                   Nove, col sole piove

                                   Dieci, dico assai preci

                                   Undici, tutti felici

                                   Dodici, son tutti amici

                                   Tredici, appiano i litigi

                                   Quattordici, metto radici

                                   Quindici, ………                    

                       Continua in dissolvenza mentre la scena si oscura ed in assolvenza si sente il canto dei cortigiani che aumenta mentre le luci crescono sulla scena SALA DEL TRONO.

                        È sera. Il re, seduto sul trono, è curioso di sapere; guarda i cortigiani che, appena giungono alla sua presenza, smettono di cantare e – da allegri – si fingono tristi. Questo atteggiamento evidenzia il falso contrasto Re/felice, Cortigiani/tristi. Infatti, il Re che è sicuro di essere vittorioso, chiede:

 RE                   Ebbene, che cosa mi sapete dire? Avete sciolto l’enigma? O l’enigma ha sciolto voi? Le vostre facce lasciano intendere che….

 CORO             (Partono con tristezza e man mano che continuano a cantare diventano più allegri… fino alla gioia) Maestà, Maestà…

                                               l’enigma un costo ha

                                               siamo soli a questo mondo

                                               che non ha inizio o fondo

                                               Ci siamo a specchi arrampicati

                                               A corde quasi impiccati

                                               Ci ritroviamo nudi

                                               Con meno tanti scudi

                                               Ma siamo ben contenti

                                               E lo diciamo lenti:

                                               “È  stato un buon raccolto

                                               l’enigma è stato sciolto”.

RE                                          Sciolto?

CORO                                    Risolto!

                                               Assolto!

 RE                                          Che ascolto?

 CORO                                    (descrivendo il comportamento del re)

                                               Il re si oscura in volto!

                                               Si rattrista molto!

                                               Si….

RE                   (Interrompendo con un urlo) Tradimentoooooooo!

                        Silenzio!

                        Dopo una breve pausa:

                        Chi?

 SCALTRO      La stessa persona dalla quale lo ha saputo Vostra Maestà.

 RE                   (Incredulo) Da chi?

 CORO             Da Titò.

 RE                   Impossibile!

 CORO             Possibilissimo!

 SCALTRO      Senta: Restituisce ai genitori, anticipa ai figli, butta via per la moglie ed il resto serve per i suoi bisogni.

 RE                   Ahhhhh! Ma Titò me la pagherà cara, è stato un sud­dito infedele. Tutta la rabbia del re Titò subirà! Il mio livore farà buio il sole e il futuro del Grillo sarà più nero della notte. (Ripetendo le minacce, mentre i cortigiani si inginocchiano in composizione coreografica, il Re sembra ingigantire sul trono che si rimpicciolisce e la luce di scena muore.)

                        Ancora al buio s’odono le urla del Re che scemano mentre un fischiettio cresce: cambio di scena e luce tenue sulla campagna.

                        Albeggia appena, Titò –fischiettante- è intento al solito lavoro. S’ode un “cloppete cloppete”: il Re avanza verso Titò. Si legge sul suo volto il desiderio di vendetta.

                        Il cavallo, per bocca del Re, nitrisce. Titò alza lo sguardo e, vedendo il Re, lo riverisce e…

 TITÒ               Mio Sovra…

RE                   (interrompendolo) Mostro d’un vecchio, che cosa ti comandai l’altro ieri?

 TITÒ               (Simulando sicurezza) Di non spiegare a nessuno quelle parole che dissi a Vostra Maestà… se prima non avessi vista la vostra faccia.

 RE                   Ebbene, sei stato fedele alla mia consegna?

 TITÒ               Fedelissimo, Maestà.

 RE                   Vuoi prenderti ancora gioco di me? Ricordati che salirai il patibolo.

 TITÒ               Maestà, perché?

 RE                   E lo domandi? Perché hai manifestato tutto ai cortigiani senza che abbia visto la mia faccia.

 TITÒ               Se l’ho vista!!! E che faccia splendente, e non una volta, ma per cinquecento volte! (Tira fuori il sacchetto e mostra le monete d’oro) Vedete Maestà, che volto splendente!

                         Il re si morde le labbra, abbandona l’ira e, ammirando la spontaneità e sveltezza di Titò, scoppia in una sonora risata.

 RE                   Non morrai, ma giacché mi hai fatto perdere la scommessa coi cortigiani, sarai relegato nel mio pa­lazzo col titolo di Consigliere del Re.

                        E mentre s’odono trombe gioiose, i due: uno a cavallo e l’altro dietro di lui, s’avviano verso l’uscita. Prima di scomparire, poi, si fermano; il Re alza la mano; la musica tace; i due si guardano e, insieme, verso il pubblico:

TITÒ e RE       E vissero – insieme – felici e contenti.

 BUIO

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