LE CENTO PEZZE D’ARGENTO che qui diventano quindici soldi d'oro
Scena: Campagna: qualche albero; sullo sfondo, all'inizio, s’intravede un tramonto
Altra Scena: Sala del trono
Titò: (Sta spaccando un tronco con l’accetta e canticchia: ognuno può utilizzare un canto tradizionale del proprio territorio)
Si sente il galoppo di un cavallo che s’avvicina. Il galoppo rallenta e,
piano piano, giunge in scena. È un cavallo riccamente bardato, lo cavalca
il Re.
Re
(Si ferma, guarda Titò che interrompe il suo lavoro e gli fa un profondo
inchino) Salve, uomo di terra!
Titò
(Senza alzare la testa, con molto rispetto) Buon giorno a voi, gloria
di guerra!
Re
(Indicando con lo staffile la sua testa canuta) La neve ai monti.
Titò (Con
un sospiro) È il tempo che la porta. Eppoi, ….: come sono tu sarai!
Re
(Con una sonora risata) Sempre pronta la risposta… caro Grillo.
Titò Per la
tua contentezza, mio Re.
Re Bene,
bene! Adesso dimmi un po’: quanto al giorno guadagni per cotesto lavoro? Titò (Facendo spallucce) Maestà poca roba: quindici soldi!
Re
E in che
spendi cotesti soldi?
Titò
Ecco, Maestà.
Cinque soldi li restituisco, venticinque centesimi li anticipo,
altrettanti li butto via, e il resto serve per i miei bisogni.
Re
Ahiahiahi
Grillo Grillo. Non solo saltelli come un Grillo ma adesso ti metti anche a
sfornare indovinelli. Cosa vuoi dire? Titò Maestà, vi spiego ogni cosa. Il significato delle mie parole è semplicissimo. Ogni buon figliuolo deve sostenere i vecchi genitori che si sacrificarono per allevarlo e dargli una buona educazione, e perciò io restituisco loro quanto fecero per me nella mia fanciullezza. Ogni padre deve allevare con ogni cura i propri figli, se poi nella vecchiaia vorrà essere aiutato da costoro, e quindi io li anticipo per i miei figliuoli. Una parte io li butto in aria per nutrire e vestire mia moglie e con la quarta mi sostengo io.
Re Bene!
Bene! (pensando pensando) Indovina indovinello. (Deciso) Sì!
(a Titò) Ascoltami bene adesso: ti proibisco di riferire ad altri
quanto hai detto a me, tranne che non vedessi la mia faccia, altrimenti la
morte ti sovrasta sul capo. In nome del Re! Hai capito?
Titò Maestà,
son sempre orgoglioso di essere ai vostri ordini: fin quando non vedrò la
vostra faccia, a nessuno mai confiderò questo segreto. Parola di Titò
detto Grillo.
Re Buon
per te e divertimento per me. (Gli batte amichevolmente la mano sulla
spalla in segno di benevolenza e di amicizia e, spronando il cavallo, si
avvia all’uscita per fare ritorno al palazzo reale.) Dai morello che
il divertimento è assicurato. Hop, hop hop …
(Esce)
Titò solo considera la stravaganza del Re e poi, riprendendo a
canticchiare, riprende il lavoro.
Buio. La
canzone fa da sparti-scena.
Cambio di
scena: sala del palazzo reale. Mentre la luce ritorna ad illuminare la
sontuosa sala, s'odono delle risate fuori scena.
Re
(entrando in scena)
Una giornata fenomenale con una serie di eventi straordinari e stimolanti.
(È in scena: lo segue un corteo di nobili. Si ferma e, mentre quelli si
dispongono ad ascoltare le sue parole) M’è capitato, tra gli altri, di
incontrare…. (interrompendosi e riprendendo il discorso) Andavo a
cavallo e miravo le naturali bellezze del nostro amato Paese quando
incontro un contadino al quale chiedo quanto guadagna. L’arguto contadino
mi guarda e così mi risponde:
Quindici
soldi!: Cinque soldi li restituisco, venticinque centesimi li anticipo,
altrettanti li butto via, e il resto serve per i miei bisogni. Bene, miei
nobili sudditi, io non ci ho capito niente. (Con un sorriso furbesco)
A voi, miei cari uomini di scienza e di conoscenza, il vostro sovrano si
appella. Risolvetemi l’enigma del vecchio arguto contadino e farete felice
il Re che non dimenticherà il vostro aiuto. Se non riuscirete… ebbene
sarete costretti a versare una grossa somma nelle casse dell’erario che mi
appartiene e che mi dà la possibilità di prendermi qualche svago e potervi
concedere di sostare alla mia regale presenza. E adesso vi lascio: gli
affari del regno mi chiamano….: il Re-rario… (ride) capite?
L’erario = il Re erario! (Esce sogghignando)
Silenzio. Tutti si guardano interrogandosi.
SCALTRO
(Cortigiano intrigante, rompe il silenzio) Miei eccellentissimi
consanguinei, poiché la nostra nobiltà ci rende di sangue blu…. (Come
se cercasse le parole man mano che procede nel discorso) Il nostro
(con sarcasmo) amato sovrano vuole renderci la vita difficile e vuole
motivare la sua tirannia nei nostri riguardi e più ancora nei riguardi
delle nostre sostanze. Noi dobbiamo difenderci. I nostri soldi, sudati –
d'altronde – facendo lavorare i nostri servi, reclamano la nostra
vigilanza e il nostro saperli difendere da attacchi improvvisi e subdoli.
Ragioniamo e poi decidiamo:
CORO -
Cosa ci ha
comunicato il Re? Quali le tracce per risolvere l’enigma? Chi mai ha
potuto proporre al re l’indovinello?
-
Analizziamo, analizziamo e al risultato arriveremo:
-
La mattina il re è stato a caccia!
-
L’autore dell’enigma si qualifica quale contadino, vecchio e arguto.
- Conosciamo il percorso del Re nelle contrade del
regno;
- Conosciamo diversi contadini che lavorano la
terra lungo quel percorso;
- Conosciamo alcuni vecchi contadini che lavorano
la terra lungo quel percorso;
- Conosciamo uno soltanto “Arguto Vecchio
Contadino”:
TUTTI Grillo!
(Musica)
Il Buio s’impadronisce scena. I cortigiani si mettono in viaggio e, mentre si ode il coro che canta, la scena ci mostra di nuovo Titò/Grillo al lavoro. Quando il coro canterino terminerà – in allontanamento - questo canto:
Andiam, andiam andiamo a cercar
Titò Titò che in salvo ci porterà.
Titò, Titò tu Grillo sei per noi.
TITÒ
(si sovrapporrà il suo lento
canticchiare, mentre lavora – ancora – la terra).
CORO (In avvicinamento)
Andiam, andiam andiamo a cercar
Titò Titò che in salvo ci porterà.
Titò, Titò tu Grillo sei per noi.
SCALTRO (Badando che tutti i cortigiano siano presenti) Bene
ci siamo!
CORO (Tutti insieme, con molta referenza, salutano Titò con
un inchino) Buon dì, Titò! Buon dì, gran lavoratore!
SCALTRO Buon Titò, a te i nostri auguri di ogni bene e buona salute.
TITÒ (Poggiato all’attrezzo, li guarda sorpreso)
SCALTRO (Con fare subdolo) Vedo, comunque, che la salute non
manca: sempre al lavoro!
TITÒ Eh, miei cari signori, il lavoro è il mio pane
quotidiano, e se non lavoro non mangio. SCALTRO Comprendo… ma… con quella grossa scure dalla mattina alla sera, e dalli e dalli, la salute se ne va: sei abbastanza vecchio!! TITÒ E come si fa? Ho ancora i miei diletti genitori da sostenere… mia moglie attende alle faccende di casa, ho dei figliuoli cui debbo procurare da mangiare: e tutti poggiano sulle mie povere braccia. Eh, cari signori, si fa presto a dire: “Sempre lavori!” E’ la necessità che mi spinge. SCALTRO A proposito, Titò… tu ci devi spiegare quelle parole che hai detto al Re, nostro amato sovrano e tuo stimato amico.
TITÒ Quali parole?
SCALTRO Quelle dell’uso che fai dei soldi che guadagni giornalmente.
TITÒ Ma se io neppure ho visto il re!
SCALTRO Eh, via, il re ci ha detto che gliele dicesti tu: vuoi fare
lo gnorri adesso?
TITÒ Se così vi ha detto, vi ha anche detto del consiglio
che mi ha dato: “non fiatare con nessuno!”.
SCALTRO (Con fare intrigante) Neppure a noi, che siamo suoi
cortigiani fedelissimi e tuoi amici?
TITÒ Neppure a voi: ne va di mezzo la vita!
SCALTRO Che vita e vita! Senti, Titò, se ce lo dici, ti daremo
cento scudi d’oro.
TITÒ No, no, miei cari signori, la vita mi è più cara di
cotesti cento scudi!
SCALTRO Te ne daremo trecento, anche di più se vuoi.
TITÒ No, no, la mia vita è preziosa per i miei genitori,.
per mia moglie, per i figli, per me stesso.
SCALTRO Ebbene te ne daremo cinquecento e così potrai lavorare di
meno, e potrai meglio soddisfare i tuoi bisogni e quelli della tua
famiglia. Vedili come sono belli!
(Gli mostra, nel palmo della mano, alcune
monete d’oro)
TITÒ (Sgrana gli occhi: mai aveva visto tante monete
d’oro; mai aveva visto nemmeno com’erano fatte le monete d’oro. Per lui è
una scoperta: le guarda e scopre che su una facciata delle monete è
impressa l’immagine del Re. Un brivido lo attraversa. Pensa:)
Effettivamente questa fortuna potrebbe sollevare le condizioni della mia
famiglia… e il Re? Ma sì, non mi mancherà qualche frase spiritosa da
dire… Quanta luce: è proprio vero che l’oro fa luce. (Prendendo con
foga il sacchetto dell’oro, ai cortigiani:) Questa è la soluzione
dell’enigma: Restituisco ai genitori, anticipo ai figli, butto via per la
moglie ed il resto serve per i suoi bisogni..
CORO Oh, che bello! Siamo salvi!
Oh che bello! Grazie a te!
Viva noi e un poco il Re!
I cortigiani pagano i cinquecento scudi,
ringraziano il vecchio, ed allegri ritornano al Palazzo. Si ode il canto
che s’allontana mentre in scena Titò si siede e, dopo aver svuotato il
sacchetto dei soldi, comincia a contarli con cadenza musicale.
TITÒ (Conta) Uno, è quasi nessuno
Due, compro il bue
Tre, ringrazio il Re,
Quattro, esco matto
Cinque, divento pingue
Sei, son tutti miei
Sette, per vino e polpette
Otto, riempio il bussolotto
Nove, col sole piove
Dieci, dico assai preci
Undici, tutti felici
Dodici, son tutti amici
Tredici, appiano i litigi
Quattordici, metto radici
Quindici, ………
Continua in dissolvenza mentre la scena si
oscura ed in assolvenza si sente il canto dei cortigiani che aumenta
mentre le luci crescono sulla scena SALA DEL TRONO.
È sera. Il re, seduto sul trono, è curioso di
sapere; guarda i cortigiani che, appena giungono alla sua presenza,
smettono di cantare e – da allegri – si fingono tristi. Questo
atteggiamento evidenzia il falso contrasto Re/felice, Cortigiani/tristi.
Infatti, il Re che è sicuro di essere vittorioso, chiede:
RE Ebbene, che cosa mi sapete dire? Avete sciolto
l’enigma? O l’enigma ha sciolto voi? Le vostre facce lasciano intendere
che….
CORO (Partono con tristezza e man mano che continuano a
cantare diventano più allegri… fino alla gioia) Maestà, Maestà…
l’enigma un costo ha
siamo soli a questo mondo
che non ha inizio o fondo
Ci siamo a specchi
arrampicati
A corde quasi impiccati
Ci ritroviamo nudi
Con meno tanti scudi
Ma siamo ben contenti
E lo diciamo lenti:
“È stato un buon raccolto
l’enigma è stato sciolto”.
RE Sciolto?
CORO Risolto!
Assolto!
RE Che ascolto?
CORO
(descrivendo il comportamento
del re)
Il re si oscura in volto!
Si rattrista molto!
Si….
RE (Interrompendo con un urlo) Tradimentoooooooo!
Silenzio!
Dopo una breve pausa: Chi? SCALTRO La stessa persona dalla quale lo ha saputo Vostra Maestà.
RE (Incredulo) Da chi?
CORO Da Titò.
RE Impossibile!
CORO Possibilissimo!
SCALTRO Senta: Restituisce ai genitori, anticipa ai figli, butta via
per la moglie ed il resto serve per i suoi bisogni.
RE Ahhhhh! Ma Titò me la pagherà cara, è stato un
suddito infedele. Tutta la rabbia del re Titò subirà! Il mio livore farà
buio il sole e il futuro del Grillo sarà più nero della notte.
(Ripetendo le minacce, mentre i cortigiani si inginocchiano in
composizione coreografica, il Re sembra ingigantire sul trono che si
rimpicciolisce e la luce di scena muore.)
Ancora al buio s’odono le urla del Re che
scemano mentre un fischiettio cresce: cambio di scena e luce tenue sulla
campagna.
Albeggia appena, Titò –fischiettante- è intento
al solito lavoro. S’ode un “cloppete cloppete”: il Re avanza verso Titò.
Si legge sul suo volto il desiderio di vendetta.
Il cavallo, per bocca del Re, nitrisce. Titò
alza lo sguardo e, vedendo il Re, lo riverisce e…
TITÒ Mio Sovra…
RE (interrompendolo) Mostro d’un vecchio, che
cosa ti comandai l’altro ieri?
TITÒ (Simulando sicurezza) Di non spiegare a nessuno
quelle parole che dissi a Vostra Maestà… se prima non avessi vista la
vostra faccia.
RE Ebbene, sei stato fedele alla mia consegna?
TITÒ Fedelissimo, Maestà.
RE Vuoi prenderti ancora gioco di me? Ricordati che
salirai il patibolo.
TITÒ Maestà, perché?
RE E lo domandi? Perché hai manifestato tutto ai
cortigiani senza che abbia visto la mia faccia.
TITÒ Se l’ho vista!!! E che faccia splendente, e non una
volta, ma per cinquecento volte! (Tira fuori il sacchetto e mostra le
monete d’oro) Vedete Maestà, che volto splendente!
Il re si morde le labbra, abbandona l’ira e,
ammirando la spontaneità e sveltezza di Titò, scoppia in una sonora
risata.
RE Non morrai, ma giacché mi hai fatto perdere la
scommessa coi cortigiani, sarai relegato nel mio palazzo col titolo di
Consigliere del Re.
E mentre s’odono trombe gioiose, i due: uno a
cavallo e l’altro dietro di lui, s’avviano verso l’uscita. Prima di
scomparire, poi, si fermano; il Re alza la mano; la musica tace; i due si
guardano e, insieme, verso il pubblico:
TITÒ e RE E vissero – insieme – felici e contenti. BUIO
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