Per lo studioso


 

 

Corrisponde, sostanzialmente, al tipo 956B (l’astuta fanciulla, sola in casa, uccide i ladroni). A comporre il suo intreccio, però, concorrono anche altri tipi fiabeschi, che si fondono e si amalgamano in un insieme narrativo coerente.

L’inizio, infatti, corrisponde al tipo 900 della classificazione Aarne-Thompson (Re Barba di Tordo), con la principessa smorfiosa a cui non va bene nessun pretendente, e che in particolare ne deride uno per un suo difetto fisico. Lo svolgimento successivo, però, non ha niente a che fare con l’atmosfera romantica propria di questo tipo, riprendendo la struttura propria del tipo 956B, combinato con altri due tipi: il tipo 312 (l’ammazzagiganti e il suo cane), noto come tipo di Barbablù, e il tipo 955 (lo sposo ladrone).

 

Per il letterato

La fiaba sembra essere condizionata da un antecedente letterario, se non è addirittura derivata direttamente da questo: parliamo del racconto di “Cannetella” dal Pentamerone (III, 1). La struttura e lo sviluppo della narrazione di Basile contengono infatti tutti gli elementi caratteristici che ritroviamo poi in questa storia pugliese: c’è una principessa che scarta a uno a uno tutti coloro che aspirano alla sua mano. Si presenta a corte un bellissimo giovane di cui la protagonista si innamora. I due si sposano e il giovane la porta via con sé. Si scopre, però, che in realtà l’uomo è un rivale del padre della protagonista, e che per giunta costui è un negromante. L’uomo sottopone la principessa ad angherie, fino a quando lei non è salvata da un “chiavettiere” (un vuotacessi). La principessa torna dal padre, ma il negromante per vendicarsi si introduce a palazzo reale con un inganno, e tramite la magia addormenta tutti. Sta per portar via la principessa, ma per un caso la magia si dissolve, così gli abitanti del palazzo si svegliano e uccidono il negromante. Come si vede, in questo racconto del Basile compare l’elemento del sonno profondo che impedisce agli abitanti del palazzo reale di aiutare la principessa, che poi ritorna nella fiaba pugliese, dove a dormire senza accorgersi di nulla è il padre della ragazza. Solo che nella narrazione del Basile il sonno anomalo è giustificato da una magia lanciata dal negromante, mentre nella fiaba pugliese non ha spiegazioni. In più, nella fiaba pugliese ad aiutare la fanciulla è la Madonna, che le invia in soccorso un cane.

Una struttura analoga è presente in due fiabe rielaborate da Italo Calvino nella sua raccolta: “L’assassino senza mano” e “Le nozze d’una Regina e d’un brigante”. All’inizio della prima, però, c’è in aggiunta un particolare macabro e orrorifico: un assassino perseguita una principessa, che non è creduta quando lo racconta. La principessa riesce a mozzare una mano all’assassino e la presenta come prova, venendo finalmente creduta (un particolare che sembra ripreso dal tipo 955, in cui la fanciulla, nascosta nel covo dei ladroni, assiste -non vista- all’uccisione di una ragazza, il cui dito mozzato esibisce in seguito come prova del suo racconto). Di seguito, c’è lo sviluppo che abbiamo già incontrato, con l’assassino che si presenta sotto mentite spoglie e porta via con sé la protagonista.

Nella seconda storia, invece, è interessante notare il particolare del figlio “settimino” (qui inteso come ultimo nato di sette fratelli) di una donna, che salva la protagonista. L’elemento sembra ripreso da un’altra narrazione del Basile, “La pulce” (I, 5), in cui la protagonista, andata in sposa a un orco e tenuta da questo prigioniera (come nel tipo di Barbablù), viene salvata dai sette figli di una vecchia che compiono imprese prodigiose. È però doveroso precisare che quattro fratelli con doti straordinarie che liberano una principessa compaiono anche nel tipo 653 (i quattro abili fratelli). In tutte e due le storie si ripresenta, al termine, l’elemento del sonno irresistibile in cui cadono gli abitanti del castello, giustificato, nel caso della prima, da un sonnifero che l’assassino ha messo nel vino. Nella seconda fiaba, invece, a causare il sonno profondo - in cui cade però il solo marito della principessa - è invece una magia, analogamente a quanto avviene nella “Cannetella” di Basile.

 

Per il folklorista

La fiaba è diffusa in tutte le parti d’Europa. Non sembra, invece, conosciuta, al di fuori del continente europeo.

Di significativo in questa versione pugliese va segnalato il particolare, già citato in precedenza, del soccorso miracoloso prestato dalla Madonna (in alcune versioni siciliane, come aiutante compare San Giuseppe), che ci permette di rilevare come su una narrazione avventurosa e romanzesca si innesti un elemento devoto.

 

 

 

 

 

 

          
Per il bibliografo
Compare nelle seguenti raccolte:

  • I. CALVINO, Fiabe italiane, Torino, 1956, nn. 89, 169.

  • L. ANGIULI - L. DI TURI – G. MINARDI, Puglia in Favola, S. Prospero (Modena), 1999, parte I, n. 1.11.

  • S. LA SORSA, Tradizioni Popolari Pugliesi, Bari Roma, 1928, parte IV, n. 33.

  • V. IMBRIANI, La Novellaja Fiorentina, Livorno, 1877, nn. 17, 22, p.298.

  • D. COMPARETTI, Novelline popolari italiane, vol. I, Torino, 1875, nn. 1, 18.

  • G. NERUCCI, Sessanta novelle popolari montalesi, Firenze, 1880, nn. 2, 47.

  • G. ZANAZZO, Novelle, favole e leggende romanesche, “Tradizioni popolari romane”, vol. I, Torino-Roma, 1907, n. 32.

  • A. DE NINO, Usi e costumi abruzzesi, vol. III: Fiabe, Firenze, 1883, n. 47.

  • L. GONZENBACH, Sichilianische Märchen, Leipzig, 1870, 2 voll., n. 10.

  • G. PITRE’, Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani, Palermo, 1875, 4 voll., I, nn. 21, 22, III, n. 115.

  • G. PINGUENTINI, Fiabe, Leggende, Novelle, Storie paesane, Storielle, Barzellette in dialetto triestino, Trieste, 1955, n. 23.

 

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