MARIO SCELSA

INTRODUZIONE
(Fiabe raccolte a Borgo Croci)

Nella profonda Germania, lungo il fiume Weser, tra boschi e castelli, in un'atmosfera incantata, è sorta una strada, «Strada delle Fiabe». Ideata nel 1973 dal prefetto della contea di Kessel, ha l'intento di offrire al visitatore un paesaggio di sogno, in cui è possibile ripercorrere i «luoghi» in cui «vissero» la Bella addormentata, Cenerentola, Cappuccetto Rosso, Hansel e Gretel... e tutte le più famose fiabe raccolte con tanta tenacia dai fratelli Grimm.

Ve la immaginate voi una «Strada delle Fiabe», a Foggia, tra le nere stoppie d'agosto?
Per fortuna le fiabe non nascono solo nei boschi, ma certo non ci rallegra costatare che tra le raccolte di fiabe e di racconti popolari su scala nazionale (Calvino) o regionale (G.B. Bronzini-G. Cassieri, Fiabe pugliesi, Mondadori, Milano, 1983) la voce del Tavoliere è quasi completamente assente. Quale sarà la ragione?
La risposta non è facile; ciò che si può dire è che la povertà di riferimenti storici (monumentali, architettonici, artistici, urbanistici...) non ha favorito la crescita di identità culturale, divenuta ancora più precaria se si pensa all'eterogeneità del tessuto sociale formato in buona parte da immigrati subappenninici e garganici.
Probabilmente l'identità va ricercata su altre basi, ricucendo pazientemente micro-storie, come hanno insegnato i maestri della scuola degli «Annales», affidandosi anche, in mancanza d'altro, alle labili tracce linguistico-tematiche della tradizione orale.

È in questa direzione che vede la luce questo libro. La presente raccolta di fiabe e racconti è il frutto di un lavoro a setaccio, ancora parziale e provvisorio, realizzato a Borgo Croci, utilizzando narratori di un gruppo popolare attualmente in estinzione o in progressiva e irreversibile metamorfosi socio-culturale: i terrazzani. Ciò ovviamente non significa "originalità" di contenuti orali (è ancora presto per dirlo), ma solo, e questo può essere originale, sicuro riferimento territoriale e peculiare versione in vernacolo.

La raccolta è una traduzione dalla viva voce di fiabe, racconti, aneddoti, favole..., il più possibile fedeli alla narrazione parlata.

Alcuni racconti seguono schemi espositivi ricchi ed articolati ed hanno uno sviluppo fluido, avvincente; altri evidenziano vuoti di memoria, improvvisazioni, incongruenze nella trama, finali bruschi e posticci. Tutto ciò è un limite, ma anche una ricchezza perché, come ricorda il Nerucci «la novella non è bella se sopra non ci si rappella».

Siamo stati in dubbio se pubblicare o meno anche le fiabe che presentavano lacune più vistose, ma poi abbiamo optato per la prima ipotesi, convinti che è meglio conservare il prezioso materiale orale piuttosto che perderlo definitivamente (è questo il caso, per esempio, de «il principe cieco» e «la storia di Sant'Angelo Raffaele», in cui difettano alcuni passaggi, che rendono la trama scarsamente finalizzata).
La contaminazione, poi, sia dei temi che dei personaggi è un fenomeno assai diffuso nei racconti popolari e nel caso specifico del Tavoliere, terra aperta al mare e alla transumanza, fin da tempi remotissimi, il fenomeno è ancora più vistoso.
In alcune fiabe inoltre, il motivo o la trama sono sicuramente originali e interessanti, ma il corredo linguistico è scialbo e approssimativo; anche in questi casi, per dovere "scientifico", ci siamo limitati a "tradurre" senza ricostruire. Resta purtroppo perso, nello scritto, il colore della parola o dell'espressione dialettale intraducibili, il tono della voce, il gesto molto eloquente e sostitutivo di un'intera frase, la tensione emotiva del narratore e dell'ascoltatore.

Sicuramente la stessa fiaba sarà conosciuta con altre varianti; noi, in questa fase di lavoro, ci siamo astenuti volutamente dal fare uno studio comparativo, cosa che potrà essere oggetto di uno studio successivo. Anzi ci auguriamo che la presente raccolta possa essere di stimolo a quanti sono a conoscenza di altri racconti o fiabe (e ce ne sono sicuramente tantissimi...) o di una "loro" versione differente da quella pubblicata. Costoro, se vorranno, saranno ben accolti da noi e potranno registrare il loro racconto su nastro magnetico, come si è fatto per i racconti qui pubblicati.

La classificazione delle fiabe e racconti non segue un criterio rigorosamente scientifico, del tipo, per intenderci, elaborato da A. Arne e S. Thompson in «The Thypes of the Folktale», «FFC 184», ma raggruppamenti di facile riconoscimento e precisamente: fiabe magiche, racconti-novelle di fortuna e bravura individuale, racconti con intento moralistico, racconti religiosi, favole e animali.
Per molti racconti o fiabe è da notare il marcato processo di "cristanizzazione", attraverso cui fate e streghe diventano Madonne-Santi e diavoli e la persistenza, insieme a ciò di motivi sicuramente anticristiani come l'incesto (nella fiaba «Le tre vesti») e il cannibalismo (nel «Paese dove non si moriva mai»). È anzi proprio la presenza di simili contraddizioni, che stimola la ricerca e il confronto sull'asse sincronico e diacronico con altre fiabe e racconti.  Si potranno così, eventualmente, evidenziare nuclei narrativi o tematici che, oltre ad offrire un contributo fantastico-popolare originale, diano anche luce allo spaccato storico-sociale del nostro popolo.

La "fretta" di pubblicare questo libro viene anche dalla consapevolezza di veder svanire giorno dopo giorno i rari testimoni e con essi la preziosa memoria che ci appartiene.
Dico «ci» e intendo riferirmi in particolare ai Foggiani e a quanti, radicati o sradicati, si sentono legati alla citta. La traduzione in lingua, comunque, vuole recuperare anche un pubblico più vasto che, per collocazione geografica o per scarsa dimestichezza col dialetto sarebbe rimasto altrimenti tagliato fuori.

mario scelsa