Approfondimento della storia

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Per lo studioso

Corrisponde al tipo 613 nella classificazione Aarne-Thompson (I due viaggiatori).

Solitamente, questo tipo narrativo inizia con un contrasto fra due viaggiatori e con l’accecamento di uno dei due.

Per il letterato

Due sono le versioni più diffuse del motivo dell’accecamento: secondo la prima, due viaggiatori (che spesso sono fratelli), vengono a diverbio sulla questione se sia meglio la falsità o la verità (in certi casi, se sia migliore la religione dell’uno o la religione dell’altro; in altri casi ancora, se sia preferibile aver fede in Dio oppure nel diavolo). I due chiamano a giudice un terzo personaggio, il quale dà ragione a uno dei due viaggiatori. L’altro viaggiatore, avendo perso la scommessa, deve assoggettarsi a farsi accecare. Secondo l’altra versione, uno dei due viaggiatori ha del cibo, ed è disposto a dividerlo con l’altro solo se questi si lascerà accecare.

In ogni caso, il viaggiatore accecato vaga in cerca di un posto dove passare la notte: si rannicchia così nel cavo di un albero, dove si sente al riparo. Durante la notte si trova così a origliare un’assemblea di spiriti (o di animali), dai quali carpisce vari segreti (motivo N452 nell’indice dei motivi del Thompson). Avvalendosi di questi segreti, innanzi tutto riacquista la vista, e poi riesce a guarire una principessa, data per incurabile (in altre varianti, cura un Re), e così viene generosamente ricompensato. A seconda delle versioni della storia, oltre alla guarigione della principessa possono aggiungersi altre imprese prodigiose: l’uomo fa sì che un albero disseccato torni a dare frutti, oppure ritrova un tesoro sepolto, e così via.

Quando il compagno cattivo viene a sapere della sua fortuna, e del modo in cui se l’è procurata, cerca anche lui di nascondersi per origliare l’assemblea degli spiriti (o degli animali), ma costoro lo sorprendono e lo fanno a pezzi (motivo N471 nell’indice dei motivi del Thompson: il compagno invidioso punito, perché cerca di procurarsi la stessa fortuna dell’eroe).

Come si vede, in questa variante pugliese il viaggiatore è uno solo, e il fatto che sia costretto a nascondersi è giustificato con l’assalto dei briganti: viene così a cadere del tutto l’episodio della disputa e dell’accecamento, così come manca il finale dell’invidioso che cerca di replicare la fortuna dell’eroe e viene punito.

Come racconto letterario questa fiaba, sicuramente, non ha meno di mille e cinquecento anni: la si trova infatti nella letteratura buddhista cinese, nelle opere indù e giainiche, nelle raccolte ebraiche, tutte anteriori al IX secolo (se non, addirittura, più antiche). La ritroviamo nelle Mille e una notte e nel Libro de los gatos. Questa considerevole storia letteraria testimonia la popolarità e la lunga permanenza del racconto in tutto il Vicino Oriente. Una versione particolare la si trova nel Pentamerone, e precisamente nella storia “I due fratelli” (IV, 2): qui non c’è un contrasto diretto fra due viaggiatori, ma ci sono due figli che ricevono una serie di consigli dall’anziano genitore. Il figlio virtuoso, che ha seguito i saggi consigli, è ridotto in miseria e sta per suicidarsi, quando incontra la Virtù, che gli rivela, come nel tipo classico della fiaba, il segreto prodigioso per guarire la figlia di un re, e così va in sposo alla signora più ricca del paese. Il figlio sciagurato, dopo una vita di bagordi, ha scialacquato tutto, e sta per suicidarsi impiccandosi a una trave, quando da questa trave esce un tesoro. Si scopre però che questo tesoro è frutto di una rapina, e quindi il fratello dissoluto sta per essere messo a morte, quando è salvato dall’altro fratello. Come si vede, nella versione del Basile il tipo dei due viaggiatori, in maniera singolare, si interseca con il tipo del “tesoro dell’impiccato” (910D nella classificazione Aarne-Thompson).

Al di là della lunga e ampiamente attestata tradizione letteraria, la storia è entrata nel folclore europeo e asiatico da moltissimo tempo. Come racconto orale ha avuto una vasta diffusione in tutto il complesso eurasiatico: in India ne sono attestate undici versioni moderne; la fiaba è conosciuta a Ceylon, in Corea, in Vietnam, nell’Africa settentrionale e in ogni parte dell’Africa centrale. Varianti americane sono attestate tra i francesi del Canada e del Missouri, fra le tribù indiane della Nuova Scozia e tra i popoli nativi del Messico. È segnalata una versione anche in Giamaica, forse arrivata dall’Africa. Si tratta di una storia diffusa su un’area talmente larga che i suoi elementi principali si sono sviluppati in modi vari e diversi. Tale complessità, quindi, comporta più di un problema per lo studioso che cerchi di scoprirne le origini e la via lungo la quale si è diffusa nel tempo e nello spazio. Sembra evidente la sua origine orientale: appare molto plausibile, a tal proposito, la ricostruzione che fa Christiansen delle linee generali di sviluppo delle sue versioni orali (R. CHRISTIANSEN, The tale of the two travellers or the blinded man, FF Communication n. 24, Helsinki, 1916). Christiansen vede nel racconto due forme fondamentali: una più antica, originaria dell’India, diffusa nell’Europa centrale e settentrionale; l’altra più recente, diffusa nella penisola balcanica e nell’Europa meridionale.

Fra i problemi che lo studioso di questa fiaba è chiamato ad affrontare, c’è la questione se nella fiaba originaria il diverbio vertesse su questioni religiose o su questioni morali; oppure se l’eroe apprendesse i segreti da diavoli o da animali; oppure se i due viaggiatori fossero fratelli o no.

Per il folklorista

In molte versioni italiane della fiaba, l’eroe carpisce i segreti che poi faranno la sua fortuna origliando la conversazione fra streghe che stanno attorno a un albero (il famoso “noce di Benevento”).

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    Per il bibliografo
    Compare nelle seguenti raccolte:

  • J. & W. GRIMM, Kinder- und Hausmärchen, Leipzig, 1856, libro II, n. 107.

  • I. CALVINO, Fiabe italiane, Torino, 1956, n. 184.

  • L. ANGIULI – L. DI TURI –V. MATERA, La morale della favola, Putignano, 2007, p. 19.

  • L. DI TURI – G. MINARDI, Il Favoliere delle Puglie, Bitonto, 1991, n. 6.

  • S. LA SORSA, Tradizioni Popolari Pugliesi, Bari Roma, 1928, parte II, n. 45, parte IV, n. 22.

  • J. B. ANDREWS, Contes ligures, Paris, 1892, nn. 12, 57.

  • DOLFO ZORZUT, Sot la nape… (I racconti del popolo friulano), vol. III, Udine, 1927, pp. 106, 170.

  • CH. SCHNELLER, Märchen und Sagen aus Wälschtyrol, Innsbruck, 1867, nn. 9, 11.

  • G. NERUCCI, Sessanta novelle popolari montalesi, Firenze, 1880, n. 23.

  • G. PITRE’, Novelle popolari toscane, parte I, Roma, 1941, in “Opere complete di Giuseppe Pitrè”, vol. XXX,  n. 23.

  • G. PITRE’, Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani, Palermo, 1875, 4 voll., II, n. 65.

  • G. PITRE’, Fiabe e Leggende popolari siciliane, Palermo, 1888, n. 54.

  • G. DI GIOVANNI, Venticinque canti e novelline popolari siciliane, Palermo, 1888, n. 13.

  • C. MARZOCCHI, 130 novelline senesi, in Manoscritto 57 del Museo di arti e tradizioni popolari, Roma, n. 26.

  • G. FINAMORE, Tradizioni popolari abruzzesi, vol. I, Novelle, Lanciano, 1882-85, n. 14.

  • A. TIRABOSCHI, Sei quadernetti manoscritti di fiabe in dialetto bergamasco, Biblioteca civica, Bergamo, “I du orées”.

  • L. CORRERA, in “Giambattista Basile”, a. II (1884), n. 6, pp. 44-45.

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