Approfondimento della storia
Questa fiaba pugliese sembra una variante particolare, e probabilmente tronca, del tipo 564 della classificazione Aarne-Thompson (la borsa magica). Nello schema classico di questo tipo fiabesco, infatti, il protagonista riceve due oggetti magici. Uno dei due, in genere una borsa, viene rubato da un vicino e recuperato con l’aiuto del secondo oggetto, un sacco magico. Questo sacco magico, infatti, attira l’avversario dentro di sé, oppure contiene un omiciattolo che batte l’avversario fino a che il protagonista non gli ordina di smettere. Nella versione pugliese, come si può notare, compare un solo oggetto magico, e viene a cadere l’intero episodio del furto da parte del vicino invidioso e del conseguente recupero.
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È possibile, inoltre, ipotizzare che la fiaba pugliese sia apparentata con una variante toscana della storia dei due oggetti magici: stiamo parlando della storia di “Geppone”, pubblicata nella raccolta del Comparetti. In questa, infatti, un contadino imputa al vento tramontano la causa della sua miseria, dal momento che questo vento periodicamente gli distrugge i raccolti. Il contadino si reca alla ricerca del vento tramontano, e si lamenta con lui della situazione. Il vento regala quindi al contadino una scatola dispensatrice di vivande. Questa, però, viene sottratta al contadino, con un sotterfugio, dal priore. La scatola magica viene quindi recuperata grazie a un nuovo oggetto magico, regalato al contadino dal vento tramontano: una seconda scatola, dalla quale però escono tanti omaccioni armati di bastone che picchiano il priore e i preti. Come si vede, ci sono diversi parallelismi significativi tra le due narrazioni: la fiaba toscana inizia con il protagonista che si lamenta del comportamento del vento tramontano, che gli distrugge alberi e frutti, mentre nella fiaba pugliese la protagonista si lamenta perché un soffio di vento le ha capovolto la cesta con la farina. Nella fiaba toscana è il vento tramontano a donare al contadino i due oggetti magici. Nella fiaba pugliese, a donare l’asino magico è il personaggio di Favonio, del quale non viene detto esplicitamente che è la personificazione del vento, e però in maniera sintomatica reca lo stesso nome di un vento. |
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Per il folklorista La storia della borsa magica, o dei due doni magici, è diffusa sotto forma di racconto orale in una zona attorno all’estremità orientale del mar Baltico e - molto probabilmente - costituisce uno sviluppo narrativo della più nota storia dei tre doni, nota anche come storia della tavola, dell’asino e del bastone (tipo 563 della classificazione Aarne-Thompson): quasi sicuramente, non è altro che una forma abbreviata di questa. |
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