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Un re bizzarro

C'era un ricco mercante che aveva tre figli avviati al commercio delle biade.

Un giorno il maggiore guidava un bastimento carico di grano alla capitale e, sceso a terra, s'aggirò per le vie del paese ammirandone le bellezze.

Giunto vicino al palazzo reale lesse la seguente iscrizione: "Chi in tre giorni è capace di trovare la principessa, per ricompensa la sposerà; ma se non riesce, sarà ammazzato". Il giovane, che era ambizioso, entrò nel palazzo e disse al re che accettava la sfida; difatti si aggirò per tutte le stanze, ma non riuscì a rintracciare la principessa, quindi fu condannato a morte.

Tornato il bastimento al paese, i marinai narrarono alla famiglia la sorte toccata al loro caro, ed allora il secondogenito volle tentare lui la prova; difatti nel viaggio successivo recatosi alla reggia la visitò minutamente, ma non avendo raggiunto lo scopo, fu giustiziato per ordine del sovrano.

Il terzogenito che era fatato, disse al padre che voleva ritrovare lui la principessa e, montato sulla nave, si avviò per la capitale. Mentre il bastimento filava, una voce misteriosa gridò di mezzo al mare: "Butta il grano, ed avrai verghe d'oro"; egli sentì questa voce, ma non volle darle ascolto; poco dopo essa si fece risentire, ma egli non se ne curò.

Al terzo invito, volle fare la prova di gettare un sacco di grano in mare ed immediatamente al posto del sacco si trovò un mucchio di verghe d'oro. Allora egli fece scaricare tutto il bastimento che immediatamente fu carico di verghe d'oro.

Sbarcato alla capitale, si recò da un rinomato orefice e gli domandò quanto oro occorresse per fare un grande leone che, oltre a contenere lui, avesse dei ripostigli interni dove mettere cibi, bevande e nella base un organo speciale che suonasse belle melodie.

L'orefice rispose che questo era una pazzia, che nemmeno un re poteva sognare, perché occorrevano due quintali d'oro. Il giovane affermò che era pronto a darglieli e, fatte sbarcare dai suoi marinai le verghe che aveva a bordo, gliele portò.

L'orefice si meravigliò di tanto straordinario tesoro ed eseguì quanto gli era stato ordinato. Allorché il lavoro fu terminato, il giovane ricompensò adeguatamente l'orefice e, rinchiusosi nel leone con vivande, ordinò ai suoi di portarlo in giro per la città e di fermarsi ogni tanto per suonare l'organino. Straordinaria fu la meraviglia di tutti. Dell'avvenimento se ne parlò in tutte le case. La notizia giunse anche alla reggia ed il re comandò ai servi di far portare dinanzi a lui il bizzarro organo.

Tutti i cortigiani l'ammirarono e si trattennero per parecchio a ballare al suono di quello strano strumento. Poi la regina disse che era bene farlo ammirare anche dalla figlia che era rinchiusa con dodici ancelle  in un vasto sotterraneo. Il giovane che sentiva tutto e, per mezzo degli occhi cavi del leone, osservava ogni cosa, vide che il re mosse con un piede un mattone della sua camera, ed immediatamente si aprì un grande trabocchetto che dava ad una bella scala di marmo. Alcuni servi fidati si posero sulle spalle il leone, scesero le scale, e lo collocarono nel mezzo di un'ampia sala sotterranea; dopo invitarono la principessa e le ancelle a divertirsi con quell'organino e risalirono, dicendo che lo avrebbero ripreso il dì seguente.

Le donzelle suonarono e ballarono, e quando fu notte, andarono a letto. Il giovane pian piano uscì dal leone, ed avvicinatosi al letto della principessa le lisciò i capelli. Ella si svegliò, e vedendo un giovane dinanzi a se, credette che fosse un sogno. Egli le raccomandò di non aver paura, perché per salvarla da quella prigionia s'era nascosto nel leone; e poiché era bello e gentile, la principessa se ne innamorò e gli dette dei consigli per riuscire nell'intento. "Bada - gli disse - che se anche scenderai quaggiù, mio padre ti darà a scegliere fra tredici spade quale è la mia; tu prenderai quella che è nel mezzo; poi ti mostrerà tredici arance, e ti domanderà qual è la mia; tu sceglierai quella che è ultima a destra.

Egli la ringraziò e rientrando nel leone, attese che fossero andati a riprenderlo. Difatti il giorno dopo il re chiamò coloro che gli avevano portato il leone, dette loro una larga ricompensa e lo restituì. Essi lo riportarono sulla nave, il giovane uscì dal nascondiglio e, presentatosi al re, disse che voleva rintracciare la figlia. Il re lo rese consapevole di quanto era capitato agli altri, ma egli rispose che non temeva la morte.

Messosi in giro, arrivò nella camera dove stava il famoso mattone. Lo smosse, ed apparve la scala di marmo. Disceso nel sotterraneo trovò la principessa con le ancelle. Il re meravigliato gli impose di scegliere prima la spada e dopo l'arancia della figlia. Il giovane eseguì a puntino quanto gli aveva detto la principessa. Allora il padre non poté rifiutarsi di dargli in sposa la giovane e i due fortunati vissero contenti e felici.

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