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Le bravure di un furbo

V iveva in un paese una vedova con un figliolo, il quale volendo procurarsi una buona fortuna, prese commiato dalla mamma e si incamminò per il mondo.

Dopo varie peripezie s'imbatté in alcuni briganti, i quali lo obbligarono ad unirsi con loro nel compiere ribalderie.

Il povero giovane usò tutti i mezzi per sfuggire quella compagnia, ma gli riuscì impossibile, ed allora chiese al capo un carro con dodici fucili, dodici mazze ed altrettanti cappelli. Come l'ebbe, si recò solo di notte, in mezzo ad una strada, e disposte le mazze coi cappelli in testa ed i fucili a fianco, dava a credere che sul carro ci fossero dodici persone armate.

Passò di là un carrettiere, il quale vedendo quelle persone con i fucili spianati, n'ebbe spavento, e sceso dal suo carro fuggì verso la città. Nicola, tale era il nome del giovanotto, s'impadronì del carico che portava quel traino, e lo nascose nel campo vicino.

La stessa avventura capitò ad altri tre viandanti, per cui in una notte egli raccolse più bottino di quanto non ne avessero fatto i compagni in un mese; per tanta bravura fu acclamato capo della comitiva.

Passarono vari mesi, e benché Nicola accumulasse grandi ricchezze con furti e grassazioni, pure si tediava di quella vita errabonda e anelava di rivedere sua madre.

Un giorno volle separarsi dai compagni, e messa su di un mulo una grossa quantità di monete e di ori, se ne tornò al paese

La vecchia madre che lo piangeva per morto, lo accolse con immensa gioia, e quando seppe quello che aveva fatto, prima se ne dispiacque, ma poi pensando che aveva cambiato fortuna, se ne rallegrò.

Intanto la fama delle sue ricchezze si diffuse nel paese, e già la polizia si preparava ad arrestarlo, quando egli mandò al giudice in regalo una collana di perle preziose, e così deviò le ricerche della giustizia. Il giudice anzi per mettere alla prova l'astuzia dell'ex brigante, volle scommettere con lui se era capace di rubargli il cavallo dalla stalla. Nicola accettò la sfida, ed una notte avvicinatosi ai due guardiani, offrì loro da mangiare e da bere, e fattili ubriacare, rubò il cavallo che il giorno seguente consegnò al giudice.

Questi ammirando la sua destrezza, non si permise di denunziarlo, per timore di averne la peggio.

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