MASTRO FRANCESCO E I GATTI

Mastro Francesco faceva il ciabattino ambulante: - O scarparo, aggiustatevi 'e scarpe! O scarparo! - questo era il suo grido.

Aveva otto figli da sfamare, ma il lavoro era poco.

Un giorno andò in un villaggio vicino al suo e guadagnò qualche soldo con cui andò a comprarsi cinque lire di pane e acciughe (sarachille). si sedette all'ombra e cominciò a riparare le scarpe dei pochi clienti. Ogni tanto mangiava un boccone di pane e un po' di acciuga, poi continuava a lavorare. Ad un tratto arrivò un gatto nero, che cominciò a miagolare. Mastro Francesco si commosse e gli lanciò un pezzetto di pane e acciuga. Il gatto mangiò e andò via contento.

Il ciabattino riprese a lavorare e a mangiucchiare. Dopo un po' apparve un altro gatto di colore bianco e anche lui cominciò a miagolare. Il ciabattino fece come prima, gli lanciò un pezzettino di pane con l'acciuga. Poi continuò a lavorare fino a sera tardi. Raccolse, quindi, tutti i ferri nel cesto da lavoro, li coprì con un panno e si incamminò verso casa.

Doveva fare sette chilometri a piedi e il paniere pesava, ma lui non ci faceva caso. Arrivato a casa sua, dalla stanchezza lasciò cadere il cesto a terra, che si svuotò.

Tra tutti i ferri c'erano anche delle monete d'oro.

La moglie e i figli si misero a raccoglierle: ne contarono tante che si ritrovarono ricchi. Tutti ebbero dei vestiti nuovi, comprarono anche i mobili nuovi. I vicini e i parenti si meravigliarono di questa novità e il fratello di mastro Francesco, ancora più povero di lui, gli chiese: - Dimmi come hai fatto a diventare tanto ricco?

Mastro Francesco raccontò tutto al fratello tranne il particolare dei gatti. Il fratello si fece prestare i ferri da ciabattino di mastro Francesco, però lui non era del mestiere e aveva poca voglia di lavorare. Si avviò verso il villaggio vicino, ma già lungo la strada cominciò a fermarsi perché era stanco.

Arrivato al villaggio non era neanche capace di urlare il proprio mestiere e perciò quel giorno non guadagnò nulla.

Passò la prima notte all'aperto.

Il giorno dopo riuscì a riparare un paio di scarpe e con i soldi guadagnati andò a comprare pane e mortadella. Si sedette all'ombra e cominciò a lavorare e a mangiare. ad un tratto arrivò il gatto nero, ma il ciabattino lo scacciò; il gatto miagolava e non andava via. Il ciabattino spazientito gli lanciò una scarpa e il gatto scappò. Poi ricominciò a lavorare ed ecco apparire il gatto bianco. Anche questo miagolò e il ciabattino gli lanciò la forma delle scarpe. Riprese a lavorare ed ecco il gatto rossiccio farsi avanti. Miagolò, ma il ciabattino più infuriato che mai gli lanciò il martello e il gatto scappò via. Alla fine della giornata il povero ciabattino aveva guadagnato pochi soldi, prese il paniere e s'incamminò verso casa, tristemente.

Arrivato che fu si lamentò con la moglie della sua sorte e come appoggiò il paniere a terra da questo uscirono scarafaggi, topi e sterco di animali.

Andò a lamentarsi dal fratello:

Mi hai rovinato! Come mai tu ti sei arricchito e io nel paniere ho trovato sterco di animali, scarafaggi e topi?

 - Raccontami come è andata - disse Mastro Francesco.

Il fratello raccontò tutto, anche l'episodio dei gatti.

Mastro Francesco a questo punto si ricordò dei tre gatti e spiegò al fratello come si era comportato lui; allora capirono che i gatti in realtà non erano che fate.

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