IL FIGLIO DEL MERCANTE
C’era una volta un mercante, Don Beppino, che, sudando tra le stanghe del suo carrettino carico di stoffe nastri merletti e cotoni, se ne andava per le vie dei paesi richiamando l'attenzione con il suo invito: - Stoffe, stoffe! Chi vuole il colore per ogni stagione? Chi vuole le stoffe più belle del mondo? Accorrete! Accorrete, vedete toccate e comprate! La mercanzia comprata si lavorava, o semplicemente, si riponeva in bell'ordine, condita da palline di naftalina (per combattere le tarme), nel cassettone in attesa di poterne fare il miglior uso. Don Beppino faceva sempre il solito giro per gli stessi paesi e contrade e tutte le donne, al passaggio del pannacciaro, così lo chiamavano, andavano a recuperare, dai vari nascondigli o salvadanai, i risparmi raggranellati e li investivano alimentando i loro sogni: uno sposo amoroso, un genero rispettoso! Il pannacciaro, con la sua voce e le sue meravigliose varietà di colori, rappresentava l'appuntamento atteso per giorni e giorni. Così da anni, ogni giorno, dalla mattina alla sera. Ma arrivò il giorno in cui la stanchezza trovò don Beppino vecchio e non più in grado di fare il mestiere. Il figlio, che ormai era in età di sostituire il padre, abbracciò la croce e si mise a fare il pannacciaro come il padre che lo aveva ereditato dal padre e questi dal padre del padre. Prima di avviare il figlio Giustino al mestiere, don Beppino lo chiamò e ... : - Figlio mio, ormai sono vecchio e malato! Non posso più tirare il carretto! Prendilo tu e va' per le vie dei paesi a vendere le stoffe! Non possiamo vivere senza lavorare! Abbiamo tanto bisogno di denaro! - Papà, - lo rassicurò Giustino - non temere, farò come tu vuoi! Così prese il carretto e, tra le stanghe, prese a girare per le vie del paese, di paese in paese, e a lanciare il suo richiamo: - Stoffe, stoffe! Chi vuole il colore per ogni stagione? Chi vuole le stoffe più belle del mondo? Accorrete! Accorrete, guardate toccate e comprate! Le donne e le fanciulle tornarono ad affacciarsi felici sulle soglie delle case, si avvicinarono al carretto e ripresero a scegliere e a comprare sogni. A fine giornata il giovane era stanco, ma contento: aveva venduto felicità. Prima di riprendere la strada del ritorno, anche per svariarsi, si stava facendo una passeggiata... il sole stava tramontando. Giunse in riva al mare. Davanti ai suoi occhi si stendeva una spiaggia incantevole. Quando il suo sguardo fu attirato da un movimento di persone: degli uomini che, gridando, gettavano pietre e calci a qualcuno o qualcosa che era lì nel mezzo sotto i loro piedi. Incuriosito, si avvicinò e vide che i calci e le pietre si abbattevano su un corpo di cristiano morto. - Cosa fate!? - gridò Giustino - Lasciatelo stare, non vedete che è morto? Perché ve la prendete tanto con lui? - È proprio questo il guaio: è morto! - gridò uno di quegli uomini infuriati. - Ci doveva saldare dei debiti! Ed ora? Chi pagherà? Il nostro giovane ne ebbe dolore e, indignato, tirò fuori tutto il guadagno della giornata e, alzando la voce, disse: - Prendete questi soldi! Pago tutto io! Lasciatelo in pace! I malintenzionati, borbottando borbottando, presero i soldi e, un po' meravigliati per quello strano interesse, si allontanarono dividendosi i denari. Il giovane, dopo aver scavato una fossa e sotterrato i resti dello sconosciuto, riprese il carretto e se ne tornò a casa. Il padre, intanto, lo attendeva ansioso di sapere come se l'era cavata in quella prima giornata di lavoro. Arrivò e... : - ... allora io ho dato tutto il guadagno e l'ho potuto seppellire come un cristiano. - raccontò Giustino al padre che lo ascoltava fervendo dentro di sé. - Come?! - alla fine sbottò, con quella poca voce rimastagli - Ti rendi conto di quello che hai fatto? Il denaro nel commercio è alla base... e tu ti permetti di spandere così tutto l'incasso di una giornata?! - con una mano alla fronte - Oh, povero me! - con l'indice puntato su Giustino - Ma guai a te se torni senza denaro un'altra volta! - concluse tossendo mentre se ne tornava, vecchio vecchio, nel suo lettone a meditare sulla sua sfortuna. Il ragazzo si dispiacque e, anche se non poteva dare torto al padre, non se la sentiva di rimproverarsi più di tanto: aveva agito così come gli era sembrato giusto. Il giorno dopo si alzò di buon mattino con la brava intenzione di portare a casa un bel gruzzolo da consegnare soddisfatto nelle mani del padre. Prese quindi il carrettino con la roba e, dopo aver preso fiato, si avviò, spingendolo innanzi a sé, per le strade del paese. - Stoffe, stoffe! Chi vuole il colore per ogni stagione? Chi vuole le stoffe più belle del mondo? Accorrete! Accorrete, guardate toccate e comprate! E dalle case, le donne di casa, si ritrovarono intorno al carretto. Guardarono, toccarono e scelsero... poi contrattarono e, dopo aver comprato colori e speranze, tornarono in casa, felici. A ventun'ora il giovane, come l'altra volta, se ne andò a mettere due passi alla spiaggia, prima di riprendere la via di casa. Ma ... era appena giunto che un vociare minaccioso attirò la sua attenzione: tre uomini si contendevano una bella ragazza che disperata chiedeva aiuto... - Aiutooooo! Aiutoooo! - implorava piangendo. Il giovane si fece innanzi e, a quegli uomini senza scrupoli, propose di scambiare la ragazza con tutto il guadagno della giornata. Gli uomini si guardarono e scoppiarono a ridere: - Questa ragazza per così poco? Ma devi proprio essere matto! - disse uno. - Lasciatela andare! - insistette il giovane - Vi darò anche il carretto con tutta la roba! Lasciatela! Uno di quelli, che sembrava il capo, con una spinta mandò la ragazza lontano da sé e, agguantando il denaro, disse agli altri: - Prendete il carretto e andiamocene! - e mentre si avviavano - Meglio questo denaro e questa roba! - poi ridendo - Di donne se ne trovano tante! Così il giovane rimase solo sulla spiaggia con la ragazza che piangeva e tremava per il freddo e la paura. - Non piangere più! - la consolava - vedrai, ti porterò a casa mia e lì potrai stare felice e contenta! E lentamente si avviarono verso casa. Quando giunsero a casa... il vecchio pannacciaro, appena vide il figlio senza carretto, né stoffe, né denaro, capì che c'erano novità e, quando gli fu raccontato tutto, si arrabbiò e ... : - Sciagurato, buono a nulla! E io che fidavo sul tuo aiuto! Non hai fatto che combinar guai finora! - e, preso nel vortice del furore, puntò il dito verso la porta di casa e... - Vattene! Vattene fuori dai miei piedi e non farti più vedere. Il giovane, senza una parola, prese la mano della ragazza e, insieme, si trovarono in mezzo ad una strada. La bella giovane, a quel punto, pregò il giovane di lasciarla andare perché lei avrebbe tentato, mare mare, di raggiungere il suo paese e lì avrebbe cercato di guadagnarsi da vivere tessendo. E, per rassicurare il giovane, gli raccontò - Filo e tesso oro e argento. Ho lavorato per conto di re, regine e principesse ed ero felice, ma in paese qualche persona gelosa ha intrigato e... così un giorno venni rapita e portata su una nave. Qui fui venduta ad un mercante: quello stesso che sulla spiaggia, poco prima, mi ha ceduta in cambio del denaro e di tutto il resto. Il giovane, che mai avrebbe pensato minimamente di lasciarla andare, dopo aver ascoltato in silenzio il racconto della giovane, turbato disse: - Ormai quello che è stato, è stato! - la confortò - non pensarci più. Ora sai cosa faremo?! Andremo in cerca di un alloggio per riposare questa notte e, domani mattina, mi metterò in cerca di un lavoro. Ho due braccia robuste e vedrai che il pane non ci mancherà. Quando poi avrò fatto un po' di soldi, ritornerò da mio padre e gli chiederò il perdono e la sua benedizione ... - e, occhi negli occhi, aggiunse - per noi due. - Se è questa la tua volontà - aggiunse la ragazza - anch'io potrò aiutarti cominciando a tessere per la gente del tuo paese. Solo così potrò ripagare la tua bontà e generosità. - Poi, con molta famigliarità - Tu come ti chiami? - Giustino! E tu? - Aurora! - Aurora?! Proprio un bel nome! Si erano appena incontrati eppure avevano l'impressione d'essersi conosciuti da sempre... Amore?! Camminavano l'uno accanto all'altra, felici, nonostante tutto e, quandeppiglia trovarono fuori dal paese una casetta sperduta e disabitata. - Che ne dici, Aurora? - propose il giovane. - Ci fermiamo qui? Domani andrò in paese in cerca di lavoro e cercherò il padrone di questa casa per chiedergli di darcela in fitto. Così trascorsero lì la notte. L'indomani mattina, alla prima campana, Giustino si recò in paese lasciando Aurora a dare una sistemata alla casa. Bisogna sapere che, quando il capo-mercante cedette la giovane, gli altri soci malfattori, anche se intascarono la loro parte, non erano del tutto d'accordo. Perciò decisero di tenere sotto controllo i due. Quando videro che Giustino si allontanava lasciando la fanciulla sola in quella casa sperduta, irruppero nel rifugio, piombarono sulla ragazza inerme, la imbavagliarono, la legarono, la misero in un sacco e, con la loro barcaccia ormeggiata nel vicino porto, presero velocemente il largo. Aurora piangeva, si dimenava e pensava: - Nessuno ha visto! Nessuno potrà riferire! Sola con questi malintenzionati! ... Oddio... e Giustino? Cosa penserà? Cosa farà? Giustino, Giustino... - singhiozzava e pensava - Meglio sarebbe stato non incontrarti mai, mio bel Giustino! Meglio sarebbe stato morire senza sapere della tua esistenza! E la nave, sul mare a tavola, correva sinistra verso porti sconosciuti! Quando Giustino tornò alla casetta e la trovò vuota, intuì che doveva essere accaduto qualcosa di terribile. Cominciò a chiamare la fanciulla con quanto fiato avesse in gola correndo per la campagna... correva e gridava, correva e gridava. Quando, a ventiquattr'ore, giunse in riva al mare, si abbandonò esausto e scoppiò in un pianto. Piangeva a dirotto e quando una mano amica si posò sulla sua spalla, si spaventò. Subito sollevò la testa e vide un uomo accanto a sé: mai visto prima, ma stranamente familiare. - Buon giovane, - parlò lo strano personaggio - perché piangi e ti disperi? - e aiutandolo ad alzarsi - Abbi fiducia! Io ti darò tutto l'aiuto di cui hai bisogno! Il giovane, che aveva perso ogni cosa, nel sentirsi confortato, ritrovò la strada della speranza e si confidò... Disperazione, timori, desideri e fiducia in un futuro pieno d'amore, diventarono gli ingredienti del racconto che fece a quella voce amica. - Povero ragazzo! - lo consolò il vecchio alla fine del racconto. - Tanto buono eppure tanto sfortunato! Non temere, stasera riposerai nella mia barca e domani ci metteremo alla ricerca della tua fanciulla... di Aurora. Il giovane si sentì confortato e quella notte riposò tranquillo, cullato dalle onde del mare. L'indomani, quando si destò, il sole era già alto nel cielo e la barca, in alto mare, scivolava tranquilla. Remarono... remarono e, infine, approdarono presso una spiaggia sconosciuta. Saltarono sulla battigia e cominciarono a camminare. Cammina... cammina... Cominciavano a disperare, quando videro in lontananza una casa. Affrettarono il passo e, quando vi giunsero, picchiarono alla porta con disperazione. Venne loro ad aprire una vecchina che, nel vederli così stanchi ed affamati, li fece entrare in casa sua perché si ristorassero. Quando i due, dopo aver mangiato, si sentirono più in forze: - Buona nonnina, non ci sarebbe per noi due da lavorare da queste parti? - Chiese il vecchio. - Potremmo lavorare i campi: io con la mia esperienza, lui con la sua gioventù! - Per la verità, - disse la donna - il padrone di queste terre va in cerca di uomini per i suoi campi. Gli parlerò e, sono sicura, vi darà lavoro. Per stanotte potrete riposare nella stalla. E così fu. L'indomani i due uomini furono assunti come contadini di quelle terre e cominciarono a lavorare sodo dalla prima campana fino a due ore di notte. Il tempo passava ed essi lavoravano, e nella stalla, la sera, si sdraiavano stanchi sulla paglia. Allora, senza l'impegno del lavoro, Giustino ricordava e si disperava: appoggiato al muro cantava la sua disperazione. Quel canto d'amore, triste e armonioso, incuriosiva la vecchina che lo ascoltava rapita e commossa. Un giorno gli domandò: - Bel giovane, perché canti questa canzone tanto triste? Devi essere veramente infelice! Giustino, che trovava sollievo ogni volta che si confidava, raccontò alla donna il suo breve quanto infelice amore: - ...era così bella e me l'hanno rapita! Le sue mani tessevano oro e argento per principesse e regine, ma ne ha ricevuto solo dolore! - Così concluse, amareggiato, la sua storia. Quando la vecchia ebbe udito, rimase pensierosa, in silenzio, come meditando su qualcosa, poi... - Non vorrei illuderti, buon giovane! - Cominciò timidamente. - Al palazzo, tra le schiave del padrone, ve n'è una, comprata da poco, che tesse oro e argento per la signora. Se vuoi, stanotte ti accompagno sotto la sua finestra. Il giovane sentì il cuore battergli così forte e, frenando le parole, attese con ansia la notte. E la notte venne ed egli seguì la vecchina nelle tenebre, attraverso i campi, fin presso il palazzo. La donna si fermò sotto una finestra e qui sussurrò al giovane di cantare la sua storia. Ed egli cantò con note accorate e col pianto in gola. Cantava e guardava disperato quella finestra. La finestra lentamente si aprì e.... Aurora! - Aurora! Sogno ritrovato! Unica mia speranza! - gridò Giustino. La vecchia non si era sbagliata! Era proprio lei, la fanciulla per la quale aveva tanto sofferto! Piano piano, senza far rumore, Aurora, a piedi scalzi, attraversò sale e corridoi, e finalmente varcò la soglia del portone. Si rifugiarono l'una nelle braccia dell'altro e, sempre guidati dalla buona vecchina, attraversarono i campi e raggiunsero il vecchietto. In preda all'ansia e alla felicità, il giovane lo scosse, lo svegliò e lo implorò di riprendere il mare con la barchetta e di riportarlo al suo paese. Salutarono la buona vecchia e... via... verso altre spiagge. La barca, come se fosse consapevole della situazione, prese a volare sul placido mare. I due giovani, stanchi e felici, si addormentarono, cullati dal ritmo cadenzato dei remi. Dormirono abbracciati, mentre il vecchio vegliava su di loro. Si svegliarono che il sole era alto nel cielo; la barca era ormeggiata e... - E il vecchio? Il vecchio dov'era finito? In un angolo della barca, accanto ai remi, scorsero un fagotto. Giustino allungò la mano e lo prese. Lo aprì e... oh, meraviglia! - Monete d'oro! - dissero insieme i giovani, guardandosi negli occhi. I due rimasero esterrefatti e increduli, poi abbassarono lo sguardo e, nel luccichio dell'oro, scorsero un biglietto. Il giovane si affrettò ad aprirlo e lesse: « ». Le mani gli tremavano! Poi, rivolto alla fanciulla, disse: - Scendiamo! Quel caro vecchio non tornerà più! Prendiamo le monete d'oro e andiamo da mio padre a chiedergli perdono e a sollevarlo dalla sua miseria! I due giovani, col vecchio padre, vissero, per tanti anni ancora, ridenti e contenti. |