Sceneggiatura della storia
Mimando mimando, in bell’ordine, si dispongono a
semicerchio – di lato al fondale scenico -
seduti su due gradinate. Quando termina il canto sono tutti seduti. Nello
stesso momento, fuori scena, si sente un saluto entusiasta: è la voce del
COREUTA. D’ora in poi il gruppo prenderà il nome di CORO.
COREUTA
(Fuori scena) Benvenuti! Benvenuti!
CORO
Benvenuti, benvenuti! Bentrovati, bentrovati!
COREAUTA
(Arrivando gioiosamente in scena. Al pubblico:) Benvenuti
nel paese delle buone intenzioni. CORO
(Commenta ogni componente con l’altro e anche con il
pubblico). È un BELPAESE il BUONPAESE! (Al Pubblico) BENVENUTI,
BENTROVATI! COREUTA
(Sorridendo) Belli… buoni… bene… (Scandendo)
Tutto è bene quando comincia bene… (Ripensandoci…. È
indeciso) CORO
(Correggendolo) Tutto è bene quel che finisce bene! COREUTA
(Con un inchino) Grazie! … Comunque, nel BELPaese si
fanno BEIsogni. (Al pubblico) E voi: fate sogni? Qual è il
vostro sogno?: Pace! Giustizia! … Pace e Giustizia? CORO
Con la pace e la Giustizia COREUTA
(Facendo il verso al CORO) …Izia izia izia. (Al
pubblico) Bene! Potrebbe essere monotono… Potrebbe essere
monotono? CORO
(Scherzando sulla parola) Mono
Tono Tono
Mono … Monotono COREUTA
(Sorriso) Magari! Niente differenze… niente diversità…
Con la pace e la Giustizia si rafforza l’amicizia. CORO
(Ritmando) Con la pace e la Giustizia si rafforza l’amicizia
ed il mondo è una deliziaaaaaaaa! COREUTA
(Al pubblico) È una storia? CORO
(Con meraviglia) Una storiaaaaa?
INSIEME:
Sia Magia, fantasia, allegria…: storia sia! COREUTA
(Al pubblico) Sentite e vedete CORO
(c.s.) Sentiamo e vediamo
Conoscenza vogliamo. COREUTA
Il prossimo incontriamo CORO
Laviamoci la faccia COREUTA Ora che il ghiaccio abbiamo rotto
Diciamo il fatto crudo e cotto CORO
e per non iniziare da sotto sotto
Diamo il via con questo botto… (Indicano tutti qualcosa sul
fondale)
Dal fondo, infatti, s’ode un grido
allarmato: voce della madre di Mingherille MADRE
Mingherilleeeeeeeee…… AHHHHHHHH! COREUTA
(Al pubblico) Perché possiate seguire quello che sta
avvenendo è necessario trovarci – tra monti e valli, tra cielo e mare
– nel paese di Montaltino. CORO
È in questo paese che viveva una famiglia, la famiglia di Minghe
Mingherille. Questo giovane era il settimo di una delle più numerose
famiglie che era composta da madre e sei figlie: tutte magre e lunghe
come mazze di scopa e, manco a dirlo, sempre affamate. COREUTA
Quando diciamo affamate, oggi, non riusciamo ad immaginare cosa
significa: cos’è la fame? Pensate a una casa che non ha frigorifero e
non ha soldi per comprare… per comprare!:
quella è la fame! CORO
Questa famiglia riusciva, comunque, a sopravvivere perché - fino
all’inizio di questa storia – possedeva una gallina che, guarda il
caso, faceva otto uova al giorno: uno per ciascuno…. Fino all’inizio
di questa storia… COREUTA
Perché… Mingherille… MADRE
AHHHH! (In scena arrivano oggetti lanciati) Figlio di
mamma giusta! Ma cosa hai fatto? Cosa hai fatto? MINGHE
(Appare correndo avanti alle urla ed agli oggetti) Mammà
non sono stato io! No! Non sono stato io! MADRE
(Appare con in mano un matterello o una scopa. Lentamente si
affacceranno anche le sei sorelle che rifaranno tutti i gesti della
MADRE) Non sei stato tu? E chi è stato? MINGHE
Adesso te lo dico. Se tu mi fai spiegare e non mi carichi di
mazzate. MADRE
E va bene! Racconta! MINGHE
(La madre, mentre Minghe racconta, fa sempre cenno di sì con
la testa) Tu, prima di andare a messa, che cosa hai detto? Minge
Mingherille la gaddina sta fa’ l’uovi. Io vado a messa: quando la
gaddina finisce dai da mangiare il pastone e poi mettila di nuovo sopra
gli uovi a fare la cova così gli uovi si mantengono caldi. Hai detto
così? CORO
(Ride) Ah Ah Ah! Come parla! (Facendogli il verso)
L’uovi… Gli uovi… Ma allora è vero che non capisce… che è
grande di corpo ma piccolo di cervello! MADRE
Minghe, statti attento: è meglio che sparisci davanti agli
occhi. È meglio per te e per me. Vattinne! MINGHE
Mamma, io ti voglio bene. Io ho fatto quello che mi hai detto. Io
sono bidente! Tu devi voler bene a figlio tuo. (Mentre racconta, mima
tutto l’accaduto) Io ho aspettato che Pippinella, la gaddina,
faceva gli uovi e poi, come tu mi avevi detto ho dato il pastone,
fusci e scappa: se no i uovi si sfreddivano. Pippinella non aveva la
folla, ma io sì. Io davo il pastone, fusce e scappa, quando eppì ha
chinato il collo e ha chiuso gli occhi. “Pippinella distitisciati”
ho gridato. “Pippinella non fare la sciema. Non è ora di dormire:
mangia che dopo devi fare la cova agli uovi”. Niente. Non voleva più
faticare e allora mi sono messo io a fare la cova, perché io ti voglio
bene. Ho fatto proprio come faceva Pippinella: “Cocco-coccò;
Cocco-coccò”. MADRE
(Sempre imitata dalle sorelle con i gesti) Co.. co… Cosa
fai? Tu sei scemo. Scemooooo! CORO
(Ritmando, a mo’ di sfottò) Scemo. Scemo. MADRE
(Continuando)Tu mi vuoi vedere distrutta insieme alle tue
sorelle. A fare “cocco-coccò” ti sei seduto sulle uova e le hai
schiacciate tutte. Nemmeno uno s’è salvato. Che mangeremo adesso? Chi
sfamerà queste povere bocche: le tue sorelle? Sparisci! Vattene! Non ti
voglio più vedere! Sei la rovina della famiglia! Vattene! (Il suo
braccio con l’indice puntato è eloquente; come pure l’imitazione
delle sorelle sottolinea la decisione materna)
Minghe, con gli occhi pieni di lacrime,
tira fuori un fazzoletto e saluta mentre si allontana biascicando l’amore
per la sua famiglia. MADRE
(Sempre continuando ad inveire, con gesti protettivi porta
fuori le figlie e la scena torna in possesso del CORO) CORO Avete capito? Il povero Minghe Mingherille è proprio un buono. Non solo BUONO, ma tre volte BUONO! Che possiamo fare? COREUTA
Non laviamoci le mani, adesso: come fece chi non voleva
interessarsi dell’Uomo. Come fa molta gente che non vuole fastidi.
Decidiamo: diamogli una mano. CORO
Ma cosa possiamo fare? Come possiamo intervenire? Noi siamo il
coro e… COREUTA
…e possiamo fare tanto. Per prima consideriamo che Minghe ha
sempre vissuto nella sua casa di campagna; non conosce il mondo.
Portiamolo in giro: facciamoglielo conoscere questo mondo. Dalla
conoscenza nasce… la comprensione e … ecc.
(Si sente il canto di Minghe che arriva in scena. Tutti
tacciono.) MINGHE
(Arriva in scena con una barca sotto il
corpo. Remando canta) E
ji me la purtajie a la vjie de la funtanella. E ji me la purtajie a la vjie de la fontanella
A cercà tre femene belle A
cercà tre femene belle Lavà
li panniiiii …. Jà essè jò (Incita la
barca come fosse un cavallo)
CORO (Mentre il canto va in sottofondo)Sembra allegro il giovanotto: è ancora piccolino come vedete e… come vedrete.. crescerà sotto i vostri occhi. Ma passiamo a considerare: COREUTA Mingherille Mingherille è scacciato CORO
Che peccato! Che peccato! COREUTA
Va per monti, va per mare! CORO
Che fatica per mangiare! COREUTA
Cresce il nostro poveretto CORO
e il lavoro gli dà un letto
Ora approda su terra ferma e la grande sua meraviglia è che non
riesce a capire nemmeno una parola di quello che dicono gli abitanti di
questa terra. (Vediamo che, sceso dalla barca, incontra altri uomini
e/o donne con cui avvengono degli scambi di dialogo con cenni). Ma… (Una
musica etnica accompagna un ballo folcloristico albanese. Mingherille lo
segue incantato e conosce nuove armonie, nuove sensazioni/emozioni e,
carico di questa nuova conoscenza – alla fine del balletto – esce di
scena mentre il CORO…) CORO
È stato, il nostro
eroe, in ALBANIA. È cresciuto, lo vedete! Ha viaggiato e sulle rive della
sua terra è tornato … Ma lui non lo sa: sa solo che ha fatto di nuovo
la traversata del mare (Infatti, dal movimento
coreografico, rientra in scena e viene in primo piano senza barca, mentre
tutti lo salutano con fazzolettini. MINGHE
MINGHERILLE tocca terra e incontra il VECCHIO). COREUTA Ed è qui che noi, CORO con magica virtù,
Lo mettiamo a tu per tu
Con un mago assai provetto
barba lunga e un po’ bassetto MINGHE
(incontrando il VECCHIO) Oh nonno nonnetto… che te ne fai
da queste parti? VECCHIO
Io vivo da queste parti. Tu, piuttosto? MINGHE
Io? Viaggio! Viaggio e conosco
M’imparo dal mare, m’imparo dal bosco VECCHIO
Così crescerai e bene starai! Ora
dimmi: se io ti chiedessi dov’è il centro della terra cosa mi
risponderesti? MINGHE
Per ora non saccio rispondere, ma mo’ ca stò a girare il mondo
lo devo sapere e tanna ti voglio: agghia sapere e t’agghja dire. VECCHIO
Molto bene! Potresti essere un buon allievo. Qui in questa terra,
se vuoi, puoi restare con me e avrai da dormire e mangiare e tempo per
imparare. MINGHE
Affare fatto. CORO Minghe e il Vecchio: affare perfetto! COREUTA
Qui sosta Minghe e qui cresce Mingherille. CORO
Con il Vecchio saggio cresce anche la saggezza del giovane. COREUTA
È contento il giovanotto; sta imparando il giovanotto: ora non
dice più “Per ora non saccio rispondere, ma mo’ ca stò a girare il
mondo lo devo sapere e tanna ti voglio: agghia sapere e t’agghja dire”. CORO Ma… (Si potrebbe improvvisare il cambio di CORO ritmando il “Ma” “Ma mà” con l’andamento de “Lu furastiere….” ALTRO GRUPPO/ ALTRA CLASSE: Mingherille viene, ora, interpretato da un altro attore fisicamente più
cresciuto VOCE MINGHE (Fuori scena) Ora non so risponderti, ma mò ca stò a girare imparerò e allora… CORO
Non è ancora perfetto, ma migliora. COREUTA
Migliora… ed il Vecchio gli vuole bene: è lavoratore e con molta
pazienza riesce mentre cresce: s’è fatto più
grandicello. Ma… MINGHE
(s’ode prima fuori scena il suo sospiro e poi, sognante,
appare) Ahhhhh! Ahhhhhhh! VECCHIO
(Chiamando da fuori scena) Minghe! MINGHE
(Continua a sospirare) VECCHIO
(Venendo in scena) Che è? Non ti senti? Che cos’hai? MINGHE
Ahhh! Mi sento… mi sento! … e non mi sento! È che… (è
titubante) È che… che sono cresciuto e vorrei tornare a vedere la
mia famiglia: Mammà è sempre mammà e… anche le mie sorelle… il
sangue non è acqua… VECCHIO
Hai nostalgia? MINGHE
Non lo so! Cos’è “nostalgia”? VECCHIO
(Spiega) È, appunto, desiderio di tornare! MINGHE
Se è così… Quella c’ho! VECCHIO
E va bene! È giusto. Ma non puoi tornare come te ne sei andato.
Dopo tutto sei stato bravo e ubbidiente e… meriti di fare bella figura
con la tua mammà. (Chiama) Petruccio! Petruccio! (Si sente un
raglio) Vieni! Vieni! (a Petruccio.
Entra in scena il ciuccio Petruccio.) PETRUCCIO
(Bambino camuffato da ciuccio. È attrezzato in modo che quando
gli sarà ordinato: Ciuccio cacatornesi!, il ciuccio, da una cerniera che
sarà posizionata nel fondo schiena, farà cadere tante monete. Ora,
arrivando in scena, raglia) VECCHIO
(A Minghe) Hai sentito? Si chiama Petruccio e, come il re
Mida, che trasformava in oro tutto quello che toccava, così il nostro
Petruccio… (Spiega) Vedi? Questo che ti do pare un ciuccio ma non
è soltanto un ciuccio! MINGHE
E chissà cosa sarà? CORO
Cosa sarà? VECCHIO
(Indicando le parti del ciuccio) Le vedi queste? Sono zampe!
Ha orecchie, lunghe. Una coda di crine e sotto la coda… MINGHE
(prontamente) Il culo! VECCHIO
(sorridendo) Ecco! Bravo! Questo ciuccio può darti tante
monete tutte le volte che pronuncerai: (Avvicinandosi all’orecchio di
Minghe, pronuncia sottovoce…) “Ciuccio, cacatornesi!” Vedrai che….
(Salutandolo, con un po’ di commozione) Ora va’ e mi
raccomando! (Si allontana per nascondere gli occhi che vorrebbero
piangere) MINGHE
(È rimasto solo. Con incedere cauto si rende conto se il
Vecchio è, veramente, andato via: guarda di qua e guarda di là, poi…)
Sono solo! (Si frega le mani) Quando arriverò da mammà…
(Il CORO può ripetere le parole sottolineate) Immaginate che
sorpresa? Saremo ricchi e
non dovremo più lavorare! Allora facciamo la scena: (Mima come
se fosse il momento descritto) Io arrivo! (Chiama) Mammà! Mammà!
(descrive) Mammà arriva. Mi guarda e subito pensa che è arrivato
il “rovinafamiglia”. Io, che sono sicuro, allora dico: “Prendi
un lenzuolo e mettilo sul terreno” “Ma che cosa dici? È
l’ultimo lenzuolo che abbiamo!” “Non ti preoccupare! Ce ne
compreremo a bizzeffe dopo che io avrò detto (grida all’indirizzo
del Ciuccio) «Ciuccio Cacatornesi!»” PETRUCCIO (Ragliando, si apre la cerniera e fa cadere tutto
il contenuto) MINGHE (è meravigliato) Funziona, funziona davvero! Sono ricco. Mammà… sorelline tristi e affamate, è finita la tristezza e inizia la bellezza. Sono felice! (*Raccoglie il telo che aveva steso sotto il ciuccio e, con ciuccio e bagaglio, parte.) Sono felice… ma qui si fa notte… va bè:
(Canta) Lu furastiere dorme stanotte sull’aia
Dorme sull’aia:
alla frescure!
Pe cuverte nu ciele e
stelle
Pe cuscine na cammesèlle
Pe cuscine na cammesèlle
(s’interrompe: ha visto una locanda) No! Non dormirò
all’aperto. Poi… è pericoloso: potrebbe venire qualche ladro e… Per
fortuna che c’è questa locanda che mi ospiterà e potrò dormire al
sicuro, lontano da ogni pericolo. Adesso busso e… (Bussa e
dall’interno s’ode la voce del taverniere) TAVERNIERE
Chi è che bussa? Non è ora! Andate via. A quest’ora vanno in
giro solo i malecristiani (possibilmente detto in lingua locale) MINGHE
Per piacere: aprite! Non sono un malecristiano… sono un giovane
che sta per diventare ricco e ha bisogno di mettere in stalla il ciuccio
Petruccio che mi farà ricco: è un ciuccio fatato! TAVERNIERE
(Aprendo) Come? Come? MINGHE
(Spiega al Taverniere: sulla porta) Questo è un ciuccio
fatato: Se pronuncio le parole magiche, questo mi riempie di tornesi.
Basta che gli dico: (All’orecchio del Taverniere, mentre il CORO con
un “Nooooo!” tenta di dissuaderlo) “Ciuccio Cacatornesi” (Con
tono normale) e lui… TAVERNIERE
(Facendolo entrare, con esagerata fretta, insieme al ciuccio)
Allora entrate: porto il ciuccio nella stalla mentre tu ti fai una
mangiata e una bevuta. Entra, entra. Assaggerai il mio buon vinello e ti
farai un tranquillo … sonnello! (Ride) CORO
(Tentando di trattenerlo) Non entrare Minghe! Non essere
Mingherille! Non è genuino il Taverniere! (Minge entra) Non sarà
genuino nemmeno il vino. (Si sente il ron ron di Minge che,
addormentato, russa. Commentando) Ma… Col vinello venne, sì,
un …sonnello, ma un sonno traditore! COREUTA
Infatti il Taverniere mise un potente sonnifero nel vino e… (si
sente Minghe che russa in maniera esagerata) Mentre Minghe dorme… Il
Taverniere… TAVERNIERE
(Mentre porta via il ciuccio fatato) Proprio un
bell’affare: è proprio Mingherille questo Minghe. Non si accorgerà di
niente, perché… (Ha portato fuori scena il ciuccio fatato e rientra
con un altro ciuccio: non fatato) con quest’altro ciuccio – uguale
e identico – non s’accorgerà di niente e, quando se ne andrà… Io
sarò ricco! (Fa entrare il ciuccio mentre ripete) Ricco! Ricco! CORO
Ricco! Ricco! Ma l’imbroglione troverà – alla fine – la
giusta punizione! COREUTA
Non anticipiamo e a tempo andiamo! CORO
S’è fatto giorno: s’odono gli uccelli cantare e Minghe… tre
volte Minghe Mingherille .. sbadigliare (Una parte del coro può fare
il cip cip degli uccellini, mentre sbadigliando viene in scena Minghe col
ciuccio) MINGHE
(Salutando il Taverniere). È stata una bella nottata…
grazie all’accogliente cena e all’ottimo vino di questa locanda.
Grazie messere taverniere e… Addio! Sì, perché non ci rivedremo più:
sono ricco e resterò con la mia famiglia! Addio! Addio!
(Canta: E jie me la purtajie a la vì de la funtanelle…
sfumando in uscita oppure …
Il canto sfuma, ma Minghe, rimanendo sempre in scena, mima la
camminata mentre il coro:) COREUTA
Ma il Taverniere traditore ha cambiato ciuccio e al posto di Petruccio ti ha dato un impostore. CORO
(Mentre Minghe riappare trascinando il ciuccio – con movimenti
rallentati) Tira Minghe, tira ah!
Da stò ciuccio che ne avra?
Cose belle o cose brutte? Bocche piene o bocche asciutte?
Con la storia procediamo
e con Minghe arriviamo MINGHE (Chiamando) Mammà! Mammà! Eccomi
qua!
È
arrivato il tuo Mingo Ed
un ciuccio qui io spingo! Preparatevi
belle sorelle: non
sarete più zitelle! Con
il ciuccio portentoso Il
futuro è favoloso! CORO
Favoloso? COREUTA
Io direi pericoloso! CORO
Quanta gioia, quante speranze
Poi finite senza sostanze. MINGHE
Mammà, sorelle: prendete un bianco lenzuolo e state attenzione.
Tra poco succederà la magia che tutti i guai porterà via. (Arriva il
lenzuolo; viene steso per terra e viene portato il ciuccio, creduto
Petruccio, su di esso) Vieni Petruccio, sali sul bianco lenzuolo e
facciamo vedere di che cosa siamo capaci. MADRE Minghe Mingherille, cosa ancora mi combinerai? SORELLE
Che combinerai? MADRE
Il lenzuolo che portammo è l’ultimo che ci rimane. Ormai non
abbiamo più niente… solo gli occhi per piangere SORELLE
Solo gli occhi per piangere! MINGHE
Non dovete più soffrire
Ora Petruccio, cuccio cuccio,
si prepara a digerire
State indietro, state difesi:
(Comanda) “Ciuccio Cacatornesi!”
TUTTI
(Coro e familiari) Ohhh …! MINGHE
(Girandosi) “Ciuccio Cacatornesi” (non succede niente)
(Ancora al ciuccio, sempre più spazientito) Tieni gli orecchi tesi tesi:
“Ciuccio Cacatornesi!” (Comincia a dare calci al ciuccio che
comincia a ragliare) CIUCCIO
IH-OH; IH-OH (e comincia a digerire sfere di paglia compressa:
il bisogno della paura) CORO
(Esprimendo meraviglia – insieme a tutta la famiglia) Ih-Oh; Ih Oh; Ih-Ah Di
ricchezze non ne dà! MADRE
(Infuriata) Prendi il tuo ciuccio cacatore ed esci dalla
nostra vita. Ci hai distrutto anche l’ultimo lenzuolo… Come faremo? Va
via! (Poi rivolta alle sorelle) In casa povere anime… povere
figlie… povere noi! (Rientrano tutte in casa, sotto l’ala
protettrice della Madre che continua a piagnucolare trascinandosi il
lenzuolo) CORO
Qui finisce questa storia? COREUTA
Nooooo! Non può finir così! CORO
Torna Minghe per mari e monti (Ritorna
in scena Minghe con la sua barca) Vuol
riprovare… rifare i conti. Va
e arriva su un’altra sponda Dove
fa nuova esperienza: la seconda! CORO
(Mentre Minghe, in barca, mima l’atto di remare) Rema,
rema. Non ti stancare Va’
sull’onda, vai per mare Quando
terra toccherai Esperienza
ancor farai Il
buon vecchio educatore Sarà
ancora donatore Quando
poi vorrai ancora Ritornare
alla tua dimora: Da
mammà, dalle sorelle Che
rimaste sono zitelle.
Minghe,
nel frattempo, è giunto
sulla terra ferma e, dopo
essersi liberato della barca (fuori scena),
ritorna in scena con il vecchio. VECCHIO (Come se continuasse un discorso avviato) Allora, ti è venuta ancora nostalgia? MINGHE Quella dell’altra volta? Sì! Mi è venuta nostalgia! VECCHIO
Ma, dopo quanto ti è successo l’altra volta, pensi di poter
affrontare gli imprevisti? Pensi di sapere e conoscere più della volta
scorsa? MINGHE
Adesso sono grande e i consigli che mi avete dato mi hanno fatto
capire… VECCHIO Hai capito? Sai di più? E allora dimmi: Dov’è il centro della terra? MINGHE
(Pensa un po’… poi…) Forse lo so e forse non lo so
e… proprio perché non voglio dire fesserie, te lo dirò un’altra
volta. VECCHIO
Va bene… un’altra volta. Ora, visto che vuoi andare a casa….
(continua a dire e, tirando fuori una tovaglia, mima l’operazione
dell’apparizione del cibo sulla tovaglia, mentre…) COREUTA
Gli dona ancora e gli augura buon viaggio, ma… (mentre i due
si salutano sventolando fazzoletti) CORO
Il viaggio lo porterà Dove ancora imparare dovrà? Lo avete già capito Andiamo avanti senza invito. E lasciamo al misero Taverniere Quest’altro nuovo mestiere Sia lui a raccontare la storia Il finale godiamo con tanta gioia TAVERNIERE
Ed è vero. Troppo vero È
un finale che… Sembra
fatto quasi apposta -
ogni
cattiva azione costa - CORO
(Al Taverniere)
Ti ha portato la tovaglia
Dopo il ciuccio che dà e raglia
L’hai messo dentro il sacco
Gli hai dato un altro smacco
Proprio come facesti allora
Raggirato l’hai ancora TAVERNIERE
Felice sarei se fosse vero Ora
ringrazio d’essere tutto intero La
tovaglia ho anche avuto E
… poi il bastone è intervento CORO
Infatti dopo che la tovaglia gli cambiò
E dalla mamma Minghe ritornò MINGHE
(Mimando il ritorno dalla mamma) Da
casa m’hanno scacciato
Perché la magia non ha funzionato. CORO
(Indicando Minghe)
Si è rimesso di nuovo in viaggio
Torna dal grande vecchio saggio
Che previsto ogni cosa aveva
Ed il seguito già conosceva VECCHIO
Qui con me rimase ancora
Tre di anni, un giorno e un’ora
Poi… (lo vede arrivare e gli chiede) Nostalgia? MINGHE
Sì! Voglio andare a casa mia! VECCHIO
Ora vediamo se ne sai abbastanza
E all’esperienza diamo sostanza:
Dimmi “Dov’è il centro della terra?”. MINGHE
Esattamente dove poggia il mio piede destro. Se non mi credi,
misura la terra!. VECCHIO
Bene, ti credo! Ora dimmi “Quante sono le stelle?”. MINGHE
Tante quanti sono i peli di un asino. Se non ci credi puoi contare
sia le stelle che i peli!». VECCHIO
Ma si contano i peli dell’asino? MINGHE
E si contano le stelle in cielo? VECCHIO
Bene, ti credo. Ora dimmi “Quanti sono i peli della mia barba?" MINGHE
Tanti quanti ne ha un asino sulla coda. Se non ci credi strappa i
peli della tua barba e poi quelli dell’asino: dividili in due mucchietti
e contali! Vedremo chi di noi ha ragione! VECCHIO
Devo dire che le tue risposte sono argute e un po’ di sale ti è
entrato in zucca. Ora voglio farti ancora un regalo… l’ultimo…
(Chiama) Bastone, ti comando
vieni! È giunto il tuo momento.
(Il bastone, un tubo che contiene un bambino, arriva: ha
disegnato un asso di bastone. Minghe lo studia con curiosità e..) MINGHE
Bello! Ma cosa me ne fò
Di questo bel… comò?
Questo coso qua
Dal Taverniere con questo tornerai
E gli altri miei doni indietro avrai
Perché… (gli si avvicina all’orecchio e…) a lui
comanderai
“Bastone di comando: dalli!
Rompi teste, batti
calli Scopri il figlio di sciacalli!” E … per fermarlo basterà dire
“È ora di finire!” (e gli cede la corda che tiene legato il
bastone come fosse un asino) MINGHE (Felice) Ho capito! Capito ho!
Ogni cosa indietro avrò!
(Tirando la corda e avviandosi)
Grazie! Grande è stata la tua guida!
Ora vado e… sia nuova disfida
Del taverniere sentirai le grida
Vieni, andiamo bel randello
All’oste allisceremo il suo mantello
E i doni risponderanno all’appello.
(Si sente cantare) TAVERNIERE E … il tempo passa e l’uomo non se n’avvede Ed ogni nodo che al pettine viene infine cede
Fu così che quando il passo suo pesante
Sentii arrivare insieme alla voce vagante
Pensai: “Arriva la
mia fortuna, pure cantante”
Mi preparai a riceverlo con fare strisciante
MINGHE
(Appena lo vede lo saluta con entusiasmo esagerato)
Ooooh, il mio bello taverniere
(accarezzandolo) Bello, bello ch’è un piacere
TAVERNIERE
Il piacere è tutto mio
Puoi chiamarmi anche zio
MINGHE
(Continuando ad accarezzarlo)
Che bello! Uno zio! Pio pio!
È tutto mio. Grazie buon Dio!
Grazie perché… (cambiando tono) ora pagherà il fio!
TAVERNIERE
Fio? Ma quale fio?
MINGHE
Lo vedi questo? (Indica il bastone) Cosa può fare?
TAVERNIERE
Un bastone? può… bastonare!
Ma qui non ha nulla da fare
MINGHE
Invece, mio caro taverniere
Trasformati in stalliere
E poi in vivandiere
E ridammi ciò che m’appartiene!
TAVERNIERE
Ma…
MINGHE
Nessun ma lo può trattenere
Devo il mio riavere!
E se con le buone non è possibile
Il bastone da fermo diventa agibile.
Mi rendi il maltolto?
Solo sì o no io ascolto!
TAVERNIERE
Ma…
MINGHE
“Bastone di comando: dalli!
Rompi teste, batti
calli Scopri il figlio sciacalli!” (Dal tubo/mazza esce un braccio che brandisce una mazza che comincia a fare il suo dovere. Il taverniere grida; la mazza lo insegue e lo mena, mentre il CORO lo incita con la filastrocca di “Bastone di comando: dalli …” finché…)
TAVERNIERE
Va bene! Va bene! Sì, voglio dire.
MINGHE
(Comando) Bastone, è ora di finire!
(Il bastone si ferma)
TAVERNIERE
Ma?!
MINGHE
Comando?
TAVERNIERE
(Terrorizzato) No! No e poi no!
I doni tuoi ti do! (Esce per rientrare subito dopo con il
ciuccio e la tovaglia che porgerà a Minghe) CORO
La storiella finisce qui
Mettendo a posto ogni Venerdì
il buco riesce con le ciambelle
e Minghe torna da madre e sorelle (Tutti i personaggi citati arrivano e mimano il saluto e poi) TUTTI
In questa storia ora stiamo bene
E chi è d’accordo e con noi conviene,
Ripeta allegramente, senza tentennamenti,
… e vissero tutti ……….felici e contenti. Una musica allegra spinge tutti i presenti a fare un trenino che si
snoderà anche tra il pubblico.
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*Questo testo è stato utilizzato dalle classi: III E, III F, IV E, IV F, IV C e IV D del 1° Circolo "M. D'Azeglio" di Barletta, Diretto dalla dott.ssa Serafina Cafagna, a chiusura dell'anno scolastico 2000/2001 nell'ambito del progetto interculturale programmato dal Comune di Barletta con la complicità di tutte le istituzioni di ogni ordine e grado della Città.
Bosso C. Milena, Alfano Rosaria, Gentile Rosa, Tinti Alberto, Diviesti Anna, Cuccorese Carmen e Napolitano Concetta (Insegnanti del Circolo "M.D'Azeglio"), coordinati da Lino Di Turi hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto dal titolo
APRIAMO UNA FINESTRA SUL MONDO