Sceneggiatura della storia

 *  

 Con o senza musica le scolaresche arrivano in scena mimando e sonorizzando un treno d’altri tempi con  C’era c’era c’era c’è che poi diventa canto (C'era una volta C'era una volta).

Mimando mimando, in bell’ordine, si dispongono a semicerchio – di lato al fondale scenico -  seduti su due gradinate. Quando termina il canto sono tutti seduti. Nello stesso momento, fuori scena, si sente un saluto entusiasta: è la voce del COREUTA. D’ora in poi il gruppo prenderà il nome di CORO.

COREUTA          (Fuori scena) Benvenuti! Benvenuti!

CORO                 Benvenuti, benvenuti! Bentrovati, bentrovati!

COREAUTA        (Arrivando gioiosamente in scena. Al pubblico:) Benvenuti nel paese delle buone intenzioni.

CORO                 (Commenta ogni componente con l’altro e anche con il pubblico). È un BELPAESE il BUONPAESE! (Al Pubblico) BENVENUTI, BENTROVATI!

COREUTA          (Sorridendo) Belli… buoni… bene… (Scandendo) Tutto è bene quando comincia bene… (Ripensandoci…. È  indeciso)

CORO                  (Correggendolo) Tutto è bene quel che finisce bene!

COREUTA          (Con un inchino) Grazie! … Comunque, nel BELPaese si fanno BEIsogni. (Al pubblico) E voi: fate sogni? Qual è il vostro sogno?: Pace! Giustizia! … Pace e Giustizia?

CORO                 Con la pace e la Giustizia
fugge via ogni malizia
Ed il mondo è una delizia!

COREUTA          (Facendo il verso al CORO) …Izia izia izia. (Al pubblico) Bene! Potrebbe essere monotono… Potrebbe essere monotono?

CORO                 (Scherzando sulla parola) Mono  Tono  Tono  Mono … Monotono

COREUTA          (Sorriso) Magari! Niente differenze… niente diversità… Con la pace e la Giustizia si rafforza l’amicizia.

CORO                 (Ritmando) Con la pace e la Giustizia si rafforza l’amicizia ed il mondo è una deliziaaaaaaaa!

COREUTA          (Al pubblico) È una storia?

CORO                 (Con meraviglia) Una storiaaaaa? 

INSIEME:            Sia Magia, fantasia, allegria…: storia sia!

COREUTA          (Al pubblico) Sentite e vedete

CORO                 (c.s.) Sentiamo e vediamo

                                      Conoscenza vogliamo.

COREUTA          Il prossimo incontriamo
Che sia vicino o lontano
Procediamo mano nella mano
E insieme miglioriamo

CORO                 Laviamoci la faccia
Tendiamo poi le braccia
Alto teniamo il collo
E l’occhio teso al controllo
Non laviamoci le mani
Come fanno tanti nani
E tra questi il malfidato
Detto Ponzio e poi Pilato

COREUTA          Ora che il ghiaccio abbiamo rotto

                            Diciamo il fatto crudo e  cotto

CORO                 e per non iniziare da sotto sotto

                            Diamo il via con questo botto… (Indicano tutti qualcosa sul fondale)

                             Dal fondo, infatti, s’ode un grido allarmato: voce della madre di Mingherille

 

MADRE               Mingherilleeeeeeeee…… AHHHHHHHH!

 

COREUTA          (Al pubblico) Perché possiate seguire quello che sta avvenendo è necessario trovarci – tra monti e valli, tra cielo e mare – nel paese di Montaltino.

CORO                 È in questo paese che viveva una famiglia, la famiglia di Minghe Mingherille. Questo giovane era il settimo di una delle più numerose famiglie che era composta da madre e sei figlie: tutte magre e lunghe come mazze di scopa e, manco a dirlo, sempre affamate.

COREUTA          Quando diciamo affamate, oggi, non riusciamo ad immaginare cosa significa: cos’è la fame? Pensate a una casa che non ha frigorifero e non ha soldi per comprare… per comprare!:  quella è la fame!

CORO                 Questa famiglia riusciva, comunque, a sopravvivere perché - fino all’inizio di questa storia – possedeva una gallina che, guarda il caso, faceva otto uova al giorno: uno per ciascuno…. Fino all’inizio di questa storia…

COREUTA          Perché… Mingherille…

 

MADRE               AHHHH! (In scena arrivano oggetti lanciati) Figlio di mamma giusta! Ma cosa hai fatto? Cosa hai fatto?

MINGHE             (Appare correndo avanti alle urla ed agli oggetti) Mammà non sono stato io! No! Non sono stato io!

MADRE               (Appare con in mano un matterello o una scopa. Lentamente si affacceranno anche le sei sorelle che rifaranno tutti i gesti della MADRE) Non sei stato tu? E chi è stato?

MINGHE             Adesso te lo dico. Se tu mi fai spiegare e non mi carichi di mazzate.

MADRE               E va bene! Racconta!

MINGHE             (La madre, mentre Minghe racconta, fa sempre cenno di sì con la testa) Tu, prima di andare a messa, che cosa hai detto? Minge Mingherille la gaddina sta fa’ l’uovi. Io vado a messa: quando la gaddina finisce dai da mangiare il pastone e poi mettila di nuovo sopra gli uovi a fare la cova così gli uovi si mantengono caldi. Hai detto così?

CORO                 (Ride) Ah Ah Ah! Come parla! (Facendogli il verso) L’uovi… Gli uovi… Ma allora è vero che non capisce… che è grande di corpo ma piccolo di cervello!

MADRE               Minghe, statti attento: è meglio che sparisci davanti agli occhi. È meglio per te e per me. Vattinne!

MINGHE             Mamma, io ti voglio bene. Io ho fatto quello che mi hai detto. Io sono bidente! Tu devi voler bene a figlio tuo. (Mentre racconta, mima tutto l’accaduto) Io ho aspettato che Pippinella, la gaddina,  faceva gli uovi e poi, come tu mi avevi detto ho dato il pastone, fusci e scappa: se no i uovi si sfreddivano. Pippinella non aveva la folla, ma io sì. Io davo il pastone, fusce e scappa, quando eppì ha chinato il collo e ha chiuso gli occhi. “Pippinella distitisciati” ho gridato. “Pippinella non fare la sciema. Non è ora di dormire: mangia che dopo devi fare la cova agli uovi”. Niente. Non voleva più faticare e allora mi sono messo io a fare la cova, perché io ti voglio bene. Ho fatto proprio come faceva Pippinella: “Cocco-coccò; Cocco-coccò”.

MADRE               (Sempre imitata dalle sorelle con i gesti) Co.. co… Cosa fai? Tu sei scemo. Scemooooo!

CORO                (Ritmando, a mo’ di sfottò) Scemo. Scemo.

MADRE              (Continuando)Tu mi vuoi vedere distrutta insieme alle tue sorelle. A fare “cocco-coccò” ti sei seduto sulle uova e le hai schiacciate tutte. Nemmeno uno s’è salvato. Che mangeremo adesso? Chi sfamerà queste povere bocche: le tue sorelle? Sparisci! Vattene! Non ti voglio più vedere! Sei la rovina della famiglia! Vattene! (Il suo braccio con l’indice puntato è eloquente; come pure l’imitazione delle sorelle sottolinea la decisione materna)

                             Minghe, con gli occhi pieni di lacrime, tira fuori un fazzoletto e saluta mentre si allontana biascicando l’amore per la sua famiglia.

 MADRE               (Sempre continuando ad inveire, con gesti protettivi porta fuori le figlie e la scena torna in possesso del CORO)

CORO                 Avete capito? Il povero Minghe Mingherille è proprio un         buono. Non solo BUONO, ma tre volte BUONO! Che       possiamo fare?

COREUTA          Non laviamoci le mani, adesso: come fece chi non voleva interessarsi dell’Uomo. Come fa molta gente che non vuole fastidi. Decidiamo: diamogli una mano.

CORO                 Ma cosa possiamo fare? Come possiamo intervenire? Noi siamo il coro e…

COREUTA          …e possiamo fare tanto. Per prima consideriamo che Minghe ha sempre vissuto nella sua casa di campagna; non conosce il mondo. Portiamolo in giro: facciamoglielo conoscere questo mondo. Dalla conoscenza nasce… la comprensione e … ecc.

 

                            (Si sente il canto di Minghe che arriva in scena. Tutti tacciono.)

 

MINGHE              (Arriva in scena con una barca sotto il corpo. Remando canta)

E ji me la purtajie a la vjie de la funtanella.

                            E ji me la purtajie a la vjie de la fontanella

                            A cercà tre femene belle

A cercà tre femene belle

Lavà li panniiiii …. Jà essè jò (Incita la barca come fosse un cavallo)

Rema... Rema...

CORO                 (Mentre il canto va in sottofondo)Sembra allegro il giovanotto: è ancora piccolino come vedete e… come vedrete.. crescerà sotto i vostri occhi. Ma passiamo a considerare:

COREUTA          Mingherille Mingherille è scacciato

CORO                 Che peccato! Che peccato!

COREUTA          Va per monti, va per mare!

CORO                 Che fatica per mangiare!

COREUTA          Cresce il nostro poveretto

CORO                 e il lavoro gli dà un letto

                            Ora approda su terra ferma e la grande sua meraviglia è che non riesce a capire nemmeno una parola di quello che dicono gli abitanti di questa terra. (Vediamo che, sceso dalla barca, incontra altri uomini e/o donne con cui avvengono degli scambi di dialogo con cenni). Ma…

 

(Una musica etnica accompagna un ballo folcloristico albanese. Mingherille lo segue incantato e conosce nuove armonie, nuove sensazioni/emozioni e, carico di questa nuova conoscenza – alla fine del balletto – esce di scena mentre il CORO…)

 

CORO                  È  stato, il nostro eroe, in ALBANIA. È cresciuto, lo vedete! Ha viaggiato e sulle rive della sua terra è tornato … Ma lui non lo sa: sa solo che ha fatto di nuovo la traversata del mare (Infatti, dal movimento coreografico, rientra in scena e viene in primo piano senza barca, mentre tutti lo salutano con fazzolettini.  MINGHE MINGHERILLE tocca terra e incontra il VECCHIO).

COREUTA          Ed è qui che noi,

CORO                 con magica virtù,

                            Lo mettiamo a tu per tu

                            Con un mago assai provetto

                            barba lunga e un po’ bassetto

 

MINGHE              (incontrando il VECCHIO) Oh nonno nonnetto… che te ne fai da queste parti?

VECCHIO            Io vivo da queste parti. Tu, piuttosto?

MINGHE              Io? Viaggio! Viaggio e conosco

                            M’imparo dal mare, m’imparo dal bosco

VECCHIO            Così crescerai e bene starai!

Ora dimmi: se io ti chiedessi dov’è il centro della terra cosa mi risponderesti?

MINGHE              Per ora non saccio rispondere, ma mo’ ca stò a girare il mondo lo devo sapere e tanna ti voglio: agghia sapere e t’agghja dire.

VECCHIO             Molto bene! Potresti essere un buon allievo. Qui in questa terra, se vuoi, puoi restare con me e avrai da dormire e mangiare e tempo per imparare.

MINGHE              Affare fatto.

CORO                  Minghe  e il Vecchio: affare perfetto!

COREUTA           Qui sosta Minghe e qui cresce Mingherille.

CORO                 Con il Vecchio saggio cresce anche la saggezza del giovane.

COREUTA           È contento il giovanotto; sta imparando il giovanotto: ora non dice più “Per ora non saccio rispondere, ma mo’ ca stò a girare il mondo lo devo sapere e tanna ti voglio: agghia sapere e t’agghja dire”.

CORO                  Ma…

                                    (Si potrebbe improvvisare il cambio di CORO ritmando il “Ma” “Ma mà” con l’andamento de “Lu furastiere….”


ALTRO GRUPPO/ ALTRA CLASSE: Mingherille viene, ora,

interpretato da un altro attore fisicamente più cresciuto

VOCE MINGHE (Fuori scena) Ora non so risponderti, ma mò ca stò a girare imparerò e allora…

CORO                Non è ancora perfetto, ma migliora.

COREUTA         Migliora… ed il Vecchio gli vuole bene: è lavoratore e con molta pazienza riesce mentre cresce: s’è fatto più grandicello. Ma…

MINGHE            (s’ode prima fuori scena il suo sospiro e poi, sognante, appare) Ahhhhh! Ahhhhhhh!

VECCHIO          (Chiamando da fuori scena) Minghe!

MINGHE            (Continua a sospirare)

VECCHIO          (Venendo in scena) Che è? Non ti senti? Che cos’hai?

MINGHE            Ahhh! Mi sento… mi sento! … e non mi sento! È che… (è titubante) È che… che sono cresciuto e vorrei tornare a vedere la mia famiglia: Mammà è sempre mammà e… anche le mie sorelle… il sangue non è acqua…

VECCHIO          Hai nostalgia?

MINGHE            Non lo so! Cos’è “nostalgia”?

VECCHIO          (Spiega) È, appunto, desiderio di tornare!

MINGHE            Se è così… Quella c’ho!

VECCHIO          E va bene! È giusto. Ma non puoi tornare come te ne sei andato. Dopo tutto sei stato bravo e ubbidiente e… meriti di fare bella figura con la tua mammà. (Chiama) Petruccio! Petruccio! (Si sente un raglio) Vieni! Vieni! (a Petruccio. Entra in scena il ciuccio Petruccio.)

PETRUCCIO      (Bambino camuffato da ciuccio. È attrezzato in modo che quando gli sarà ordinato: Ciuccio cacatornesi!, il ciuccio, da una cerniera che sarà posizionata nel fondo schiena, farà cadere tante monete. Ora, arrivando in scena, raglia)

VECCHIO          (A Minghe) Hai sentito? Si chiama Petruccio e, come il re Mida, che trasformava in oro tutto quello che toccava, così il nostro Petruccio… (Spiega) Vedi? Questo che ti do pare un ciuccio ma non è soltanto un ciuccio!

MINGHE            E chissà cosa sarà?

CORO                Cosa sarà?

VECCHIO          (Indicando le parti del ciuccio) Le vedi queste? Sono zampe! Ha orecchie, lunghe. Una coda di crine e sotto la coda…

MINGHE            (prontamente) Il culo!

VECCHIO          (sorridendo) Ecco! Bravo! Questo ciuccio può darti tante monete tutte le volte che pronuncerai: (Avvicinandosi all’orecchio di Minghe, pronuncia sottovoce…) “Ciuccio, cacatornesi!” Vedrai che…. (Salutandolo, con un po’ di commozione) Ora va’ e mi raccomando! (Si allontana per nascondere gli occhi che vorrebbero piangere)

MINGHE            (È rimasto solo. Con incedere cauto si rende conto se il Vecchio è, veramente, andato via: guarda di qua e guarda di là, poi…) Sono solo! (Si frega le mani) Quando arriverò da mammà  (Il CORO può ripetere le parole sottolineate) Immaginate che sorpresa?  Saremo ricchi e non dovremo più lavorare! Allora facciamo la scena: (Mima come se fosse il momento descritto) Io arrivo! (Chiama) Mammà! Mammà! (descrive) Mammà arriva. Mi guarda e subito pensa che è arrivato il “rovinafamiglia”. Io, che sono sicuro, allora dico: “Prendi un lenzuolo e mettilo sul terreno” “Ma che cosa dici? È l’ultimo lenzuolo che abbiamo!” “Non ti preoccupare! Ce ne compreremo a bizzeffe dopo che io avrò detto (grida all’indirizzo del Ciuccio) «Ciuccio Cacatornesi!»”

PETRUCCIO       (Ragliando, si apre la cerniera e fa cadere tutto il  contenuto)

MINGHE             (è meravigliato) Funziona, funziona davvero! Sono ricco.   Mammà… sorelline tristi e affamate, è finita la tristezza e inizia  la bellezza. Sono felice! (*Raccoglie il telo che aveva steso  sotto il ciuccio e, con ciuccio e bagaglio, parte.) Sono felice… ma qui si fa notte… va bè:

                           (Canta)         Lu furastiere dorme stanotte sull’aia

                                                Dorme sull’aia: alla frescure!

                                                Pe cuverte nu ciele e stelle

                                                Pe cuscine na cammesèlle

                                                Pe cuverte nu ciele e stelle

                                                Pe cuscine na cammesèlle

                           (s’interrompe: ha visto una locanda) No! Non dormirò all’aperto. Poi… è pericoloso: potrebbe venire qualche ladro e… Per fortuna che c’è questa locanda che mi ospiterà e potrò dormire al sicuro, lontano da ogni pericolo. Adesso busso e… (Bussa e dall’interno s’ode la voce del taverniere)

TAVERNIERE    Chi è che bussa? Non è ora! Andate via. A quest’ora vanno in giro solo i malecristiani (possibilmente detto in lingua locale)

MINGHE            Per piacere: aprite! Non sono un malecristiano… sono un giovane che sta per diventare ricco e ha bisogno di mettere in stalla il ciuccio Petruccio che mi farà ricco: è un ciuccio fatato!

TAVERNIERE    (Aprendo) Come? Come?

MINGHE            (Spiega al Taverniere: sulla porta) Questo è un ciuccio fatato: Se pronuncio le parole magiche, questo mi riempie di tornesi. Basta che gli dico: (All’orecchio del Taverniere, mentre il CORO con un “Nooooo!” tenta di dissuaderlo) “Ciuccio Cacatornesi” (Con tono normale) e lui…

TAVERNIERE    (Facendolo entrare, con esagerata fretta, insieme al ciuccio) Allora entrate: porto il ciuccio nella stalla mentre tu ti fai una mangiata e una bevuta. Entra, entra. Assaggerai il mio buon vinello e ti farai un tranquillo … sonnello! (Ride)

CORO                (Tentando di trattenerlo) Non entrare Minghe! Non essere Mingherille! Non è genuino il Taverniere! (Minge entra) Non sarà genuino nemmeno il vino. (Si sente il ron ron di Minge che, addormentato, russa. Commentando) Ma… Col vinello venne, sì, un …sonnello, ma un sonno traditore!

COREUTA         Infatti il Taverniere mise un potente sonnifero nel vino e… (si sente Minghe che russa in maniera esagerata) Mentre Minghe dorme… Il Taverniere…

TAVERNIERE    (Mentre porta via il ciuccio fatato) Proprio un bell’affare: è proprio Mingherille questo Minghe. Non si accorgerà di niente, perché… (Ha portato fuori scena il ciuccio fatato e rientra con un altro ciuccio: non fatato) con quest’altro ciuccio – uguale e identico – non s’accorgerà di niente e, quando se ne andrà… Io sarò ricco! (Fa entrare il ciuccio mentre ripete) Ricco! Ricco!

CORO                Ricco! Ricco! Ma l’imbroglione troverà – alla fine – la giusta punizione!

COREUTA         Non anticipiamo e a tempo andiamo!

CORO                S’è fatto giorno: s’odono gli uccelli cantare e Minghe… tre volte Minghe Mingherille .. sbadigliare (Una parte del coro può fare il cip cip degli uccellini, mentre sbadigliando viene in scena Minghe col ciuccio)

MINGHE            (Salutando il Taverniere). È stata una bella nottata… grazie all’accogliente cena e all’ottimo vino di questa locanda. Grazie messere taverniere e… Addio! Sì, perché non ci rivedremo più: sono ricco e resterò con la mia famiglia! Addio! Addio!  (Canta: E jie me la purtajie a la vì de la funtanelle  sfumando in uscita oppure …  Il canto sfuma, ma Minghe, rimanendo sempre in scena, mima la camminata mentre il coro:)

  CORO              (Facendogli il verso) E tu te ne vai alla via della fundanellaaaa… (ripete)

COREUTA         Ma il Taverniere traditore

ha cambiato ciuccio

e al posto di Petruccio 

ti ha dato un impostore.

CORO                  (Mentre Minghe riappare trascinando il ciuccio – con movimenti rallentati) Tira Minghe, tira ah!

                                             Da stò ciuccio che ne avra?

                                             Cose belle o cose brutte?

                                             Bocche piene o bocche asciutte?

                                             Con la storia procediamo

                                             e con Minghe arriviamo

MINGHE             (Chiamando) Mammà! Mammà!

Eccomi qua!        

È arrivato il tuo Mingo

Ed un ciuccio qui io spingo!

Preparatevi belle sorelle:

non sarete più zitelle!

Con il ciuccio portentoso

Il futuro è favoloso!

CORO                 Favoloso?

COREUTA          Io direi pericoloso!

CORO                 Quanta gioia, quante speranze

                            Poi finite senza sostanze.

                            (Si sono affacciate tutte le donne di casa: Mamma e figlie.)

MINGHE              Mammà, sorelle: prendete un bianco lenzuolo e state attenzione. Tra poco succederà la magia che tutti i guai porterà via. (Arriva il lenzuolo; viene steso per terra e viene portato il ciuccio, creduto Petruccio, su di esso) Vieni Petruccio, sali sul bianco lenzuolo e facciamo vedere di che cosa siamo capaci.

MADRE               Minghe Mingherille, cosa ancora mi combinerai?

SORELLE            Che combinerai?

MADRE               Il lenzuolo che portammo è l’ultimo che ci rimane. Ormai non abbiamo più niente… solo gli occhi per piangere

SORELLE            Solo gli occhi per piangere!

MINGHE              Non dovete più soffrire

                            Ora Petruccio, cuccio cuccio,

                            si prepara a digerire

                            State indietro, state difesi:

                            (Comanda) “Ciuccio  Cacatornesi!”

                            (Sicuro che la magia si sta avverando si gira di spalle e guarda le facce dei parenti. Dalle loro espressioni capisce che non succede niente. Infatti tutti avevano cominciato a esprimere degli Ohhhh di meraviglia che si spengono dopo un attimo)

TUTTI                  (Coro e familiari) Ohhh …!

MINGHE               (Girandosi) “Ciuccio Cacatornesi” (non succede niente)

                             (Ancora al ciuccio, sempre più spazientito)

 Tieni gli orecchi tesi tesi:

                             “Ciuccio Cacatornesi!” (Comincia a dare calci al ciuccio che comincia a ragliare)

CIUCCIO              IH-OH; IH-OH (e comincia a digerire sfere di paglia compressa: il bisogno della paura)

CORO                  (Esprimendo meraviglia – insieme a tutta la famiglia)

Ih-Oh; Ih Oh; Ih-Ah

Di ricchezze non ne dà!

                            Alla fine, dopo la confusione che si è venuta a creare con i  calci e i pugni di Minghe che non sortiscono altro effetto se  non quello di fare digerire il ciuccio, la Madre prende per   l’orecchio Minghe e, insieme al ciuccio, lo trascina fuori  scena.

MADRE               (Infuriata) Prendi il tuo ciuccio cacatore ed esci dalla nostra vita. Ci hai distrutto anche l’ultimo lenzuolo… Come faremo? Va via! (Poi rivolta alle sorelle) In casa povere anime… povere figlie… povere noi! (Rientrano tutte in casa, sotto l’ala protettrice della Madre che continua a piagnucolare trascinandosi il lenzuolo)

                              Minghe, solo, a testa bassa si trascina il ciuccio fuori scena.

CORO                  Qui finisce questa storia?

COREUTA           Nooooo! Non può finir così!

CORO                  Torna Minghe per mari e monti

(Ritorna in scena Minghe con la sua barca)

Vuol riprovare… rifare i conti.

Va e arriva su un’altra sponda

Dove fa nuova esperienza: la seconda!

  Musica e, come prima, incontro con popolani algerini e un nuovo momento coreografico-etnico. Dopo aver assistito e partecipato, come prima, alla danza conoscitiva, Minghe, salutato ospite, riprende il viaggio.

CORO                 (Mentre Minghe, in barca, mima l’atto di remare)

Rema, rema. Non ti stancare

Va’ sull’onda, vai per mare

Quando terra toccherai

Esperienza ancor farai

Il buon vecchio educatore

Sarà ancora donatore

Quando poi vorrai ancora

Ritornare alla tua dimora:

Da mammà, dalle sorelle

Che rimaste sono zitelle.

                             Minghe, nel frattempo,  è giunto sulla terra ferma e, dopo  essersi liberato della barca (fuori scena), ritorna in scena  con il  vecchio.

VECCHIO             (Come se continuasse un discorso avviato) Allora, ti è       venuta ancora nostalgia?

MINGHE              Quella dell’altra volta? Sì! Mi è venuta nostalgia!

VECCHIO            Ma, dopo quanto ti è successo l’altra volta, pensi di poter affrontare gli imprevisti? Pensi di sapere e conoscere più della volta scorsa?

MINGHE              Adesso sono grande e i consigli che mi avete dato mi hanno fatto capire…

VECCHIO            Hai capito? Sai di più? E allora dimmi: Dov’è il centro della  terra?

MINGHE              (Pensa un po’… poi…) Forse lo so e forse non lo so e… proprio perché non voglio dire fesserie, te lo dirò un’altra volta.

VECCHIO            Va bene… un’altra volta. Ora, visto che vuoi andare a casa…. (continua a dire e, tirando fuori una tovaglia, mima l’operazione dell’apparizione del cibo sulla tovaglia, mentre…)

COREUTA           Gli dona ancora e gli augura buon viaggio, ma… (mentre i due si salutano sventolando fazzoletti)

CORO                  Il viaggio lo porterà

Dove ancora imparare dovrà?

Lo avete già capito

Andiamo avanti senza invito.

E lasciamo al misero Taverniere

Quest’altro nuovo mestiere

Sia lui a raccontare la storia

Il finale godiamo con tanta gioia

 

TAVERNIERE     Ed è vero. Troppo vero

È un finale che…

Sembra fatto quasi apposta

- ogni cattiva azione costa -

 

CORO                 (Al Taverniere)

                            Ti ha portato la tovaglia

                            Dopo il ciuccio che dà e raglia

                            L’hai messo dentro il sacco

                            Gli hai dato un altro smacco

                            Proprio come facesti allora

                            Raggirato l’hai ancora

 

TAVERNIERE     Felice sarei se fosse vero

Ora ringrazio d’essere tutto intero

La tovaglia ho anche avuto

E … poi il bastone è intervento

 

CORO                 Infatti dopo che la tovaglia gli cambiò

                            E dalla mamma Minghe ritornò

 

MINGHE              (Mimando il ritorno dalla mamma)

Da casa m’hanno scacciato

                            Perché la magia non ha funzionato.

 

CORO                 (Indicando Minghe)

                            Si è rimesso di nuovo in viaggio

                            Torna dal grande vecchio saggio

                            Che previsto ogni cosa aveva

                            Ed il seguito già conosceva

VECCHIO            Qui con me rimase ancora

                            Tre di anni, un giorno e un’ora

                            Poi… (lo vede arrivare e gli chiede) Nostalgia?

 

MINGHE              Sì! Voglio andare a casa mia!

 

VECCHIO            Ora vediamo se ne sai abbastanza

                            E all’esperienza diamo sostanza:

                            Dimmi “Dov’è il centro della terra?”.

MINGHE              Esattamente dove poggia il mio piede destro. Se non mi credi, misura la terra!.

VECCHIO            Bene, ti credo! Ora dimmi “Quante sono le stelle?”.

MINGHE              Tante quanti sono i peli di un asino. Se non ci credi puoi contare sia le stelle che i peli!».

VECCHIO            Ma si contano i peli dell’asino?

MINGHE              E si contano le stelle in cielo?

VECCHIO            Bene, ti credo. Ora dimmi “Quanti sono i peli della mia barba?"

MINGHE              Tanti quanti ne ha un asino sulla coda. Se non ci credi strappa i peli della tua barba e poi quelli dell’asino: dividili in due mucchietti e contali! Vedremo chi di noi ha ragione!

VECCHIO            Devo dire che le tue risposte sono argute e un po’ di sale ti è entrato in zucca. Ora voglio farti ancora un regalo… l’ultimo…

                            (Chiama) Bastone, ti comando

                            vieni! È giunto il tuo momento.

                            (Il bastone, un tubo che contiene un bambino, arriva: ha disegnato un asso di bastone. Minghe lo studia con curiosità e..)

MINGHE              Bello! Ma cosa me ne fò

                            Di questo bel… comò?

  VECCHIO            Molto ti servirà

                            Questo coso qua

                            Dal Taverniere con questo tornerai

                            E gli altri miei doni indietro avrai

                            Perché… (gli si avvicina all’orecchio e…) a lui comanderai

                            “Bastone di comando: dalli!

                            Rompi teste,  batti calli

                            Scopri il figlio di sciacalli!”

                            E … per fermarlo basterà dire

                            “È ora di finire!” (e gli cede la corda che tiene legato il bastone come fosse un asino)

MINGHE              (Felice) Ho capito! Capito ho!

                            Ogni cosa indietro avrò!

                            (Tirando la corda e avviandosi)

                            Grazie! Grande è stata la tua guida!

                            Ora vado e… sia nuova disfida

                            Del taverniere sentirai le grida

                             Vieni, andiamo bel randello

                            All’oste allisceremo il suo mantello

                            E i doni risponderanno all’appello.

                                      (Si sente cantare) 

 

TAVERNIERE               E … il tempo passa e l’uomo non se n’avvede

                                      Ed ogni nodo che al pettine viene infine cede

                                      Fu così che quando il passo suo pesante

                                      Sentii arrivare insieme alla voce vagante

                                      Pensai:  “Arriva la mia fortuna, pure cantante”

                                      Mi preparai a riceverlo con fare strisciante

 CORO                           Ma… 
(La canzone di Minghe adesso è in primo piano)

 

MINGHE                       (Appena lo vede lo saluta con entusiasmo esagerato)

                                      Ooooh, il mio bello taverniere

                                      (accarezzandolo) Bello, bello ch’è un piacere

 

TAVERNIERE              Il piacere è tutto mio

                                    Puoi chiamarmi anche zio

 

MINGHE                       (Continuando ad accarezzarlo)

                                      Che bello! Uno zio! Pio pio!

                                      È tutto mio. Grazie buon Dio!

                                      Grazie perché… (cambiando tono) ora pagherà il fio!

TAVERNIERE               Fio? Ma quale fio?

 

MINGHE                       Lo vedi questo? (Indica il bastone) Cosa può fare?

 

TAVERNIERE              Un bastone? può… bastonare!

                                      Ma qui non ha nulla da fare

MINGHE                       Invece, mio caro taverniere

                                      Trasformati in stalliere

                                      E poi in vivandiere

                                      E ridammi ciò che m’appartiene!

TAVERNIERE              Ma…

MINGHE                       Nessun ma lo può trattenere

                                      Devo il mio riavere!

                                      E se con le buone non è possibile

                                      Il bastone da fermo diventa agibile.

                                      Mi rendi il maltolto?

                                      Solo sì o no io ascolto!

TAVERNIERE              Ma…

MINGHE                       “Bastone di comando: dalli!

                                      Rompi teste,  batti calli

                                      Scopri il figlio sciacalli!”

                                    (Dal tubo/mazza esce un braccio che brandisce una  mazza che comincia a fare il suo dovere. Il taverniere grida; la mazza lo insegue e lo mena, mentre il CORO  lo incita con la filastrocca di “Bastone di comando:  dalli …” finché…)

 

TAVERNIERE              Va bene! Va bene! Sì, voglio dire.

MINGHE                       (Comando) Bastone, è ora di finire!

                                      (Il bastone si ferma)

TAVERNIERE              Ma?!

MINGHE                       Comando?

TAVERNIERE              (Terrorizzato) No! No e poi no!

                            I doni tuoi ti do! (Esce per rientrare subito dopo con il ciuccio e la tovaglia che porgerà a Minghe)

CORO                           La storiella finisce qui

                                      Mettendo a posto ogni Venerdì

                                      il buco riesce con le ciambelle

                                      e Minghe torna da madre e sorelle

                             (Tutti i personaggi citati arrivano e mimano il saluto e poi) 

TUTTI                           In questa storia ora stiamo bene

                                      E chi è d’accordo e con noi conviene,

                                      Ripeta allegramente, senza tentennamenti,

                                      … e vissero tutti ……….felici e contenti.

 

Una musica allegra spinge tutti i presenti a fare un trenino che si snoderà anche tra il pubblico.

  F I N E

Piano, ma non troppo piano.Torna       

 

*Questo testo è stato utilizzato dalle classi: III E, III F, IV E, IV F, IV C e IV D del 1° Circolo "M. D'Azeglio" di Barletta, Diretto dalla dott.ssa Serafina Cafagna, a chiusura dell'anno scolastico 2000/2001 nell'ambito del progetto interculturale programmato dal Comune di Barletta con la complicità di tutte le istituzioni di ogni ordine e grado della Città.

Bosso C. Milena, Alfano Rosaria, Gentile Rosa, Tinti Alberto, Diviesti Anna, Cuccorese Carmen e Napolitano Concetta (Insegnanti del Circolo "M.D'Azeglio"),  coordinati da Lino Di Turi hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto dal titolo

APRIAMO UNA FINESTRA SUL MONDO