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Fa bene, ché ti trovi bene, se fai male, avrai male

C'era una volta una buona signora, la quale ogni settimana preparava del pane per i monaci del convento che si elevava a qualche miglio dal paese. Questo uso durava da parecchio tempo, ed i monaci ormai sicuri di trovare presso la loro benefattrice la quantità di pane che loro bisognava, si dispensavano dall'andare alla questua presso le altre famiglie, ed erano divenuti dei veri poltroni gaudenti.

Di questo si addolorò la benefattrice, la quale per liberarsi da tale seccatura ebbe un'idea diabolica: decise d'avvelenare il pane, per fare che quei petulanti non la seccassero più. Così fece.

I monaci andarono a ritirare le pagnotte usuali, e come il solito ringraziarono sentitamente la caritatevole donna. Siccome rimaneva una certa quantità di pane della settimana precedente, vollero consumare prima quello, e conservarono il fresco.

Avvenne che il figlio della detta signora un giorno cacciando fu colto da una tempesta, e a mala pena poté riparare nel convento. I monaci conoscendolo per figlio della loro benefattrice, si affaccendarono ad asciugargli gli abiti, a ristorarlo, e gli prepararono un pranzetto; per riguardo a lui vollero dargli il pane meno stantio che era appunto quello che loro aveva regalato la madre, mentre loro mangiarono il pane duro.

Il giovane lo mangiò molto volentieri essendo roba sua, ma sul più bello sentì dei disturbi alla pancia e dopo dei dolori atroci; i poveri monaci cercarono di lenire i suoi tormenti, corsero a chiamare il medico, il quale disse che si trattava di avvelenamento. Usò tutti i rimedi che la scienza gli consigliava, ma fu inutile, perché poche ore dopo il povero giovane morì fra indicibili strazi. I monaci fecero esaminare il pane che lo sventurato giovane aveva mangiato, e si trovò che era avvelenato. Allora capirono l'inganno, e ringraziarono Dio, che li aveva preservati da sicura morte. La donna, che in un momento di strana esaltazione aveva pensato di avvelenare i suoi beneficati, pianse amaramente la morte del figlio, ed espiò nel lutto e nel dolore la sua diabolica colpa.

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