L'allegro ciabattino
C'era una volta un
ciabattino. Cantava dal mattino alla sera e teneva i vicini in continua
allegria. Le sapeva tutte: canzoni vecchie e di ultima generazione. Come faceva?
non si è mai saputo. Quando Oronzo, canticchiando canticchiando, smontava dal suo lavoro e si preparava a chiudere bottega per andare a casa sua, l'occhio scoprì la borsa: la raccolse e, guardandosi intorno per tentare di individuare il probabile autore, cominciò ad aprirla. "Questo è uno scherzo di Rafaele" pensava e contemporaneamente armeggiava con la cordicina che teneva la borsa. Bisogna sapere
che Oronzo e
Rafaele (di
mestiere faceva il pizzicagnolo) erano due giocherelloni: si sfottevano continuamente
e tante volte si palleggiavano qualche sprovveduto facendolo andare avanti e
indietro. Torniamo alla storia: Oronzo aprì la borsa e... "Cosa vedo!" Quando vide tutte quelle monete d'oro non seppe spiegarsi questa novità. "Non è cosa di Rafaele" pensò e, pensando pensando... cominciò ad impensierirsi. "Cosa devo farne? Me la tengo la borsa senza dirlo a nessuno o la vado a mettere dietro un'altra porta per liberarmene?" Non sapeva come regolarsi. Il dubbio lo perseguitava. I giorni passarono e nessuno veniva a reclamare la borsa. I pensieri s'impadronirono della sua mente e le canzoni diventarono silenzi cadenzati da distratti battiti del martello sulle povere incolpevoli suole di scarpe. "Oronzo canta!" incitavano dalle finestre. Oronzo nemmeno le sentiva quelle voci. Prese ad aver paura che all'improvviso qualcuno si catapultasse nella sua bottega reclamando la restituzione della borsa. "E che l'ho rubata? Io l'ho trovata!" si rispondeva nel suo soliloquio. Prese, comunque, ad avere pensieri che prima non aveva. Anche quando tornava a casa procedeva muro muro con gli occhi che facevano andare la testa in tutte le direzioni. Insomma, per riflettere troppo su questo fatto, cadde ammalato. Il ricco signore andò a casa del malato con la scusa di fargli una visita e poi... "Quanto mi dispiace. Le tue canzoni mi mancano. Anche tutta la strada è dispiaciuta di questa disgrazia che ti è capitata. Ma cosa ti è capitato? Non sei più contento? Era così bello quando una volta cantavi e ci deliziavi con le tue canzoni, ora... Che è successo? Dimmi perché se ti è capitato qualcosa... per il bene che ti voglio..." insisteva con fare subdolo. Oronzo, convinto dall'interessamento del ricco signore, gli narrò tutto. Il signore, con soddisfazione gli confidò: "Il denaro porta pensieri, caro mio. E questa è una prova che ti viene data di quanti problemi porta la ricchezza. Comunque... ti voglio dire che... insomma... diciamo... che... Quelle monete te le ho messe io dietro alla porta!" Oronzo non credeva alle sue orecchie e, con la forza della curiosità, riuscì a domandare: "Perché?" "Perché... perché... " e non riuscendo a trovare un perché che fosse accettabile, concluse "Ma adesso che sono in tuo possesso, goditeli e statti contento" Appena il poveretto sentì che il padrone era lui, saltò dal letto, e corse a prendere la borsa e cantando cantando gliela consegnò: "Grazie per la lezione" disse " e grazie anche per la proposta di farmi cambiare posizione, ma sappiate che io preferisco vivere povero se la ricchezza porta tristezza e pensieri." Inutile dire che... Sì, da allora vive felice e contento. |