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Nella storia pugliese, in maniera anche abbastanza illogica e incoerente rispetto alla trama, la vecchia che ha aiutato l’antagonista si auto-denuncia, e il marito si convince immediatamente della buona fede della donna amata. Questo tipo appartiene a un gruppo più ampio di fiabe che trattano il tema classico della moglie fedele che, incurante di difficoltà o incomprensioni, affronta diverse avventure e alla fine si ricongiunge al marito. Si tratta di un tema favorito della letteratura medievale, parecchio diffuso anche nel periodo rinascimentale, ed è stato trattato da diversi generi narrativi, dal romanzo, alla novella, al teatro. In particolare, lo schema narrativo proprio di questo tipo specifico, con la scommessa con un truffatore che porta false prove dell’avvenuta seduzione e le avventurose vie attraverso cui la moglie riesce a provare la sua innocenza, racchiude una serie di elementi propri di leggende cavalleresche (come il cantare di Madonna Elena, della fine del secolo XIV), passati poi nelle novelle di ambientazione mercantile (come la novella di Bernabò di Genova e di sua moglie Zinevra, narrata nel Decameron da Boccaccio: II, 9). Shakespeare se ne serve nel suo Cimbelino (in cui si ritrova l’espediente del baule, all’interno del quale il calunniatore si introduce nella stanza della protagonista per carpire qualche segreto che possa servirgli come falsa prova della sua accusa). |
Per il folklorista
La storia è diffusa nel folclore di molti paesi europei, e ne sono state raccolte qua e là versioni anche in Sumatra, nelle Filippine, nel Massachusetts. Un sottotipo a sé, di diffusione europea, è quello in cui a scommettere sulla castità della donna non è il marito, ma il fratello. Costui, di solito, è segretario di un re, al quale decanta i meriti e le virtù della sorella. Un cortigiano si vanta però di aver già conosciuto la donna intimamente. Di qui la scommessa, che viene vinta con l’inganno dal cortigiano. Il segretario viene condannato a morte come mentitore. La giovane donna però, informata della sorte del fratello, si fa preparare uno stivaletto d’oro, e si presenta, al momento dell’esecuzione, accusando il cortigiano di averle rubato l’altro stivaletto. Il cortigiano dichiara però di non aver mai visto prima quella donna, smascherandosi così da solo, e viene decapitato. Il segretario è libero e il re sposa sua sorella. Una curiosa variante siciliana raccolta da Pitrè è quella della storia di Erbabianca, che merita di essere citata per la sua atmosfera misteriosa e magica. L’inizio non sembra coerente con la tradizione della novella romantica: la fanciulla, alla sua nascita, viene abbandonata sotto un cespo d’erba, dove viene raccolta da un eremita. Anche il finale è particolare e curioso: la protagonista è ricercata dal padre, dal marito, e da un medico che crede che essa sia l’assassina della figlioletta (che in realtà è stata uccisa da un servitore infedele). I tre si ritrovano casualmente in una casa dove assistono alla conversazione di due oggetti parlanti (una lampada e un orcioletto), che rivelano la storia della fanciulla ingiustamente calunniata.
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