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Solitamente, l’inizio di questa fiaba consiste in un episodio che ha la funzione di giustificare come mai il re convoca a corte la contadinella. Il più delle volte, c’è un contadino che trova nel proprio campo un mortaio d’oro e decide di portarlo al re. La figlia glie lo sconsiglia, avvertendolo che sicuramente il re vorrà anche il pestello. L’uomo non ascolta l’avvertimento della figlia e si presenta a corte, dove le cose vanno esattamente come aveva previsto la ragazza. Il contadino, amareggiato, si lascia scappare un’esclamazione nella quale si rimprovera di non aver prestato ascolto alla figlia. Il re lo sente, e incuriosito gli ordina di far venire a corte la figlia. Quando la ragazza si presenta dal re, tra i due si innesca una gara d’astuzia: il re impone alla giovane una serie di compiti apparentemente assurdi, o le rivolge dei quesiti particolarmente complicati. La ragazza, grazie al proprio acume, supera tutte le prove. Il re se ne innamora e la sposa. Di solito, la fiaba presenta un episodio conclusivo che si sviluppa, pressappoco, così: il re emette una sentenza ingiusta ai danni di un contadino. La contadinella (diventata nel frattempo moglie del re) suggerisce al contadino un’astuzia per mostrare al re l’illogicità della sua sentenza. Il re, capendo che l’imbeccata al contadino è provenuta dalla moglie, la scaccia dal palazzo, consentendole però di portar via con sé ciò che ha di più caro. La protagonista torna nella propria casetta di campagna, portando con sé il re addormentato nel proprio letto. Il re svegliatosi apprezza l’ultima arguzia della moglie e la perdona. Come si vede, questa variante pugliese presenta tutti gli elementi della struttura tipica della fiaba, a partire dall’episodio iniziale del pestello, che giustifica la convocazione della protagonista di fronte al re, fino all’episodio conclusivo, in cui la protagonista porta via con sé il marito addormentato. Un’antica versione letteraria della fiaba è presente già nella saga scandinava di Ragnar Lodbrok, del XIII o XIV secolo. Va poi osservato che quello del contrasto a base di arguzie fra re e villano era un tema assai caro alla letteratura medievale: apparteneva già al quel ciclo di Salomone e Marcolfo che più tardi, nel XVII secolo, Giulio Cesare Croce utilizzò come modello per il suo Le sottilissime astutie di Bertoldo (dove il contrasto è fra Alboino, re dei Longobardi, e Bertoldo, villano rozzo ma dal cervello fino). E non è fuori luogo, a questo punto, osservare che alcune delle prove che nella fiaba il re impone alla contadinella ritornano negli ordini impartiti da Alboino a Bertoldo nell’opera del Croce (per esempio, presentarsi a corte “né nudo e né vestito"). |
Per quanto riguarda la tradizione orale della fiaba dell’astuta contadinella, occorre innanzi tutto precisare che essa fa parte di un gruppetto di fiabe, che si sono spesso influenzate a vicenda scambiandosi episodi e “imprestandosi” materiale, e il cui tema centrale sta nell’abile soluzione di problemi o di enigmi. Le altre due fiabe che fanno parte di questo gruppo corrispondono al tipo 920 (il figlio del re e il fabbro) e al tipo 921 (il re e il figlio del contadino): in queste due, però, l’arguto risolutore dei problemi è un personaggio maschile. Jan De Vries ha analizzato questo gruppo di fiabe nella sua fondamentale opera Die Märchen von klugen Rätsellösern (F.F.C. n. 73, 1928): egli è riuscito a dimostrare come le due storie con protagonista maschile sono composte di materiale orientale, la cui fonte è da riconoscere nell’India, mentre la fiaba della ragazza furba rappresenta uno sviluppo sostanzialmente europeo. Il Benfey aveva una diversa opinione, avendo fissato in India il luogo d’origine della fiaba della contadinella (per la storia degli studi su questa fiaba, comunque, si vedano J. BOLTE – G. POLIVKA, Anmerkungen zu den Kinder- und Hausmärchen der Brüder Grimm, Leipzig, 1913-1915, 5 voll., II, p. 349; A. M. ESPINOSA, Cuentos populares españoles, Madrid, 1946-47, 3 voll., II, p. 61). Per quel che riguarda la diffusione folklorica, la storia dell’astuta contadinella è sicuramente la più popolare delle fiabe del gruppo degli “abili solutori”: essa presenta una distribuzione praticamente uniforme in tutta Europa, oltre che nel Vicino Oriente e nell’Africa Settentrionale. Sono molte le versioni regionali italiane, in Lombardia, Friuli, Toscana, Abruzzo, Sicilia. In particolare, in una curiosa versione siciliana, al posto della ragazza scaltra compare il personaggio di Giufà, popolare figura di sciocco, che però in questo caso riesce a risolvere una prova imposta dal re e della quale i ministri di corte non erano riusciti a venire a capo.
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