Approfondimento della storia

trevesti


Per lo studioso

Corrisponde al “sottotipo” 510B nella classificazioneAarne-Thompson (il vestito d’argento, d’oro e di stelle): è la fiaba nota come “Pelle d’asino”. Vi compaiono i motivi T411.1 (padre lascivo: il padre snaturato vuole sposare la figlia) e H94.2 (riconoscimento per mezzo dell’anello impastato nel pane) dell’indice dei motivi del Thompson.


 


Per il letterato


BD04970  smallSolitamente, la fiaba inizia con il tema della fuga della protagonista dalla casa paterna, oppure con la sua cacciata ad opera del padre, a causa della sua opposizione all’insano desiderio del genitore, che vorrebbe sposarla: un motivo, quello del desiderio incestuoso e dell’allontanamento della protagonista, che si trova anche nella fiaba della “fanciulla senza mani” (tipo 706). In altre versioni, esattamente come avviene per la Cordelia di Re Lear, la fanciulla è cacciata via dal padre perché alla domanda di questi su quanto ella gli voglia bene, lei gli risponde che gli vuole “bene come il sale” (un motivo comune al tipo 923: “l’amore paragonato al sale”).  La ragazza, poi, si traveste, indossando una pelle d’animale (d’asino, d’orso, di cavallo, di capretto), o mascherandosi con un involucro di legno, il più delle volte non ben definito (in alcune varianti può essere una buccia di zucca o un vestito di sughero), oppure indossando una pelle di vecchia: nella variante pugliese in esame, la ragazza non si maschera con una pelle, ma viene trasformata in vecchia per l’intervento miracoloso della Vergine.

Al termine, c’è la sequenza del ballo con il principe, della triplice fuga e del riconoscimento: uno schema narrativo che apparenta questa fiaba all’universalmente nota storia di Cenerentola (che infattiappartiene al comune tipo fiabesco 510, corrispondendo al sottotipo 510A).

La fiaba gode di una buona fortuna nella tradizione letteraria, perlomeno a partire dal XVI secolo.Viene raccontata dallo Straparola nelle Piacevoli notti (I, 4): in questa versione, Doralice, figlia diTebaldo, Re di Salerno, a causa dell’incestuoso desiderio del padre fugge da lui nascondendosi in un armadio. La troviamo poi nel Pentamerone del Basile come “cunto” dell’”Orsa” (II, 6): qui, la ragazza perseguitata dal padre, che vorrebbe sposarla, è Preziosa, figlia del Re di Rocca Aspra, che si salva trasformandosi, grazie a un incantesimo, in orsa. Comunque, la versione letteraria più nota, che ha maggiormente contribuito al successo e alla popolarità di questa fiaba, è molto probabilmente la “Peaud’asne” di Perrault.

Una approfondita analisi di questa storia è stata fattaCox, che ha dimostrato come questa storia e quella di Cenerentola si siano reciprocamente influenzate (M. R. COX, Cinderella, “Publications of the Folk-Lore Society”, n. 31, London, 1893). A conclusioni diverse perviene la Rooth, secondo la quale questo tipo narrativo ha radici medievali, che influenzano lo sfondo “erotico” della narrazione e la conseguente (sia pure sottintesa) polemica contro la perversione del re (A. B. ROOTH, The CinderellaCycleLund, 1951, p. 115): per quanto riguarda il tema del desiderio incestuoso del padre, si può comunque vedere anche l’elencazione delle fonti letterarie operata da Bolte e Polivka a proposito del tipo narrativo 706 (la fanciulla dalle mani mozze), in cui, come sopra osservato, compare lo stesso motivo (J. BOLTE – G. POLIVKA, Anmerkungen zu den Kinder- und Hausmärchen der BrüderGrimmLeipzig, 1913-1915, 5 voll., I, p. 298).

Va comunque osservato come questa fiaba, esattamente come la storia di Cenerentola, si presti a una serie di interpretazioni “etnologiche”. Nella pelle d’animale con cui la fanciulla si maschera è possibile vedere la testimonianza di riti iniziatici di ingresso nell’età adulta e nella maturità sessuale (cfr. V. J. PROPP, Istoričeskie korni volšebnoj skazkiLeningrad, 1946, Cap. 4, par. I.13), oppure il relitto di quel mantello, ricavato per l’appunto da una pelle animale, con cui lo sciamano si ricopriva allorché doveva affrontare la prova del viaggio nel regno dei morti (cfr. C. GINZBURG, Storia notturna. Una decifrazione del sabba, Torino, 1989, parte III, Cap. II, par. 21). Ed ancora, nella fanciulla che si presenta per tre volte di seguito al palazzo del principe con tre vesti diverse è possibile riconoscere la triplice dea, quella dea lunare dai tre aspetti presente in tutte le culture e in tutte le mitologie dell’antichità (cfr. R. GRAVES, The White Goddess. A historical grammar of poetic myth, London, 1961). Notiamo, comunque, come queste interpretazioni non si escludano necessariamente l’un l’altra, ma anzi si integrino e si sovrappongano, dal momento che tutte sembrano rimandare al ciclo vita-morte-vita e a quella ideologia della continuità della vita oltre la morte che, in fondo, rappresenta il senso ultimo e profondo di ogni fiaba e di ogni narrazione.

Per il folklorista

Come storia orale, questa fiaba ha conosciuto una diffusione vastissima entro un’ampia area che si estende dalla Scandinavia all’India: una distribuzione che non sembra influenzata dai modelli letterari. Gli studiosi di folklore e di favolistica popolare ne hanno registrato più di duecento varianti orali. Non sembra diffusa in Africa e nelle Americhe: in questi due continenti se ne sono raccolte appena una versione per ciascuno. La versione pugliese in esame presenta significative corrispondenze sia con le varianti siciliane sia con un testo della moderna tradizione orale greca (HAHN, Griechische und albanesische Märchen, 1864, n. 27, var. 2), per il tema degli abiti meravigliosi e per il patto del padre della protagonista con le potenze infernali.


 

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Per il bibliografo

Compare nelle seguenti raccolte:

  • J. & W. GRIMM, KINDER- UND HAUSMÄRCHEN, LEIPZIG, 1856, LIBRO II, N. 65.
  • I. CALVINO, FIABE ITALIANE, TORINO, 1956, N. 103.
  • A. CAPOZZI - M. SCELSA, FIABE RACCOLTE A BORGO TRE CROCI, SAN SEVERO 1988.
  • G. ZANAZZO, NOVELLE, FAVOLE E LEGGENDE ROMANESCHE, “TRADIZIONI POPOLARI ROMANE”, VOL. I, TORINO-ROMA, 1907, N. 24.
  • V. IMBRIANI, LA NOVELLAJA FIORENTINA, LIVORNO, 1877, P. 484.
  • I. VISENTINI, FIABE MANTOVANE, “ CANTI E RACCONTI DEL POPOLO ITALIANO”, VOL. VII, TORINO, 1879, N. 38.
  • A. TIRABOSCHI, SEI QUADERNETTI MANOSCRITTI DI FIABE IN DIALETTO BERGAMASCO, BIBLIOTECA CIVICA, BERGAMO, N. 12.
  • F. CORAZZINI, I COMPONIMENTI MINORI DELLA LETTERATURA POPOLARE ITALIANA NEI PRINCIPALI DIALETTI, BENEVENTO, 1877, N. 6, PP. 435, 484.
  • G. NERUCCI, SESSANTA NOVELLE POPOLARI MONTALESI, FIRENZE, 1880, N. 11.
  • G. PITRE’, NOVELLE POPOLARI TOSCANE, PARTE II, ROMA, 1941, N. 11.
  • A. DE GUBERNATIS, LE TRADIZIONI POPOLARI DI S. STEFANO DI CALCINAIA, ROMA, 1894, N. 3.
  • C. MARZOCCHI, 130 NOVELLINE SENESI, IN MANOSCRITTO 57 DEL MUSEO DI ARTI E TRADIZIONI POPOLARI, ROMA, N. 14.
  • G. FINAMORE, TRADIZIONI POPOLARI ABRUZZESI, VOL. I, NOVELLE, LANCIANO, 1882-85, N. 3.
  • A. DE NINO, USI E COSTUMI ABRUZZESI, VOL. III: FIABE, FIRENZE, 1883, N. 7.
  • L. DI FRANCIA, FIABE E NOVELLE CALABRESI, TORINO, “PALLANTE”, FASC. 3-4, DIC. 1929, FASC. 7-8, OTT. 1931, N. 7.
  • R. LOMBARDI SATRIANI, RACCONTI POPOLARI CALABRESI, NAPOLI, 1953, VOL. I, NN. 20, 42.
  • P. E. GUARNERIO, PRIMO SAGGIO DI NOVELLE POPOLARI SARDE, “ARCHIVIO PER LO STUDIO DELLE TRADIZIONI POPOLARI”, II, 1883, N. 21.
  • L. GONZENBACH, SICHILIANISCHE MÄRCHEN, LEIPZIG, 1870, 2 VOLL., N. 38.
  • G. PITRE’, FIABE, NOVELLE E RACCONTI POPOLARI SICILIANI, PALERMO, 1875, 4 VOLL., I, NN. 43, 45.
  • G. PITRE’, NUOVO SAGGIO DI FIABE E NOVELLE POPOLARI SICILIANE, ESTR. DALLA “RIVISTA DI FILOLOGIA ROMANZA”, VOL. I, FASC. II E III, IMOLA, 1873, N. 6.

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