Approfondimento della storia

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Per lo studioso
 

Corrisponde al tipo 653 nella classificazione Aarne-Thompson (i quattro abili fratelli). Vi compare il motivo F660.1 (i fratelli che acquisiscono abilità straordinarie) dell’indice dei motivi del Thompson.

Fa parte di un gruppo di storie incentrate su degli uomini (solitamente fratelli) dotati di abilità fuori del comune.


Per il letterato

In questo tipo fiabesco, non c’è un unico protagonista, in quanto a compiere la classica impresa del salvataggio della principessa è un gruppo di fratelli, il cui numero varia da versione a versione. Ci sono varianti in cui compaiono quattro fratelli (come nella fiaba pubblicata nella raccolta dei Grimm), altre in cui i fratelli sono cinque (come nel “conto” del Basile o nella storia pugliese), e altre ancora in cui sono sette.

In ogni caso, l’inizio è comune a tutte le versioni: i fratelli si allontanano da casa, in quanto il padre li manda a specializzarsi in qualche mestiere. Quando tornano, dimostrano di aver acquisito abilità eccezionali. Uno di loro viene a sapere che una principessa è stata rapita da un drago (o da un orco) e che il re ha promesso un premio a chi riporterà indietro sua figlia sana e salva. I fratelli si mettono in viaggio e, grazie alle loro virtù prodigiose, liberano la principessa. A questo punto, solitamente, si accende la disputa su quale dei fratelli abbia svolto il ruolo preponderante nel salvataggio e dunque meriti la principessa in moglie. La fiaba si presta a numerose conclusioni: alcune varianti lasciano aperta la questione; in altre appare l’episodio (di chiara derivazione “salomonica”) della proposta di tagliare a pezzi la principessa, in modo da verificare chi dei fratelli l’ami davvero; in altre ancora il re offre la metà del regno ai fratelli, che così rinunciano ad accampare pretese sulla principessa. Nella versione pugliese in esame, il problema non si pone e la principessa viene concessa in sposa al primogenito.

La fiaba ha conosciuto una lunga tradizione letteraria: appare sotto forma di testo scritto già nellaVetālapañcavimśatī (Le venticinque novelle del lemure: un libro indiano di racconti). Viene poi ripresa dalla tradizione letteraria mongola (nel Siddhi Kür) e persiana (nel Tūtī-Nāmeh). Ha una discreta fortuna letteraria in Italia: compare nelle Novellae di Girolamo Morlini (n. 80) e nelle Piacevoli nottidello Straparola (VIII, 5). Nel Pentamerone appare come il racconto dei “Cinque figli” (V, 7): nella versione del Basile gli abili fratelli sono, per l’appunto, cinque (come nella storia pugliese). È degno di nota il fatto che in questa versione uno dei fratelli ha la virtù di riconoscere un’erba che fa resuscitare i morti. Grazie a questa capacità, richiama in vita la principessa, che subito dopo il salvataggio è morta per lo spavento nel vedersi inseguita dall’orco che l’aveva rapita. Nel Basile, viene data una curiosa soluzione al dilemma finale, e cioè quale dei fratelli prodigiosi sia più meritevole di sposare la principessa: il re, infatti concede la figlia in sposa al padre dei cinque fratelli. Sette prodigiosi fratelli, che salvano una principessa prigioniera di un orco, si trovano anche in un'altra storia del Basile, vale a dire nel racconto “La pulce” (I, 5), che per struttura e svolgimento corrisponde, però, al tipo 312 (l’ammazzagiganti e il suo cane, noto anche come tipo di Barbablù): la storia comincia con un re che promette la figlia in sposa a chi saprà indovinare a quale animale appartiene una pelle (come nel tipo 621: pelle di pidocchio); a indovinare che l’animale è una pulce è, per l’appunto, un orco, il quale porta via con sé la principessa e le offre come cibo carne umana. Al termine della storia, la principessa viene liberata dai sette figli di una vecchia, dotati di facoltà eccezionali.

La fiaba, che pure ha un’evidente origine letteraria, è stata fatta propria dalla tradizione folklorica, e come storia orale è diffusissima lungo una vasta area geografica. Un’esposizione dettagliata delle diverse forme entro cui questo racconto si è sviluppato è stata operata da Bolte e Polivka (J. BOLTE – G. POLIVKA, Anmerkungen zu den Kinder- und Hausmärchen der Brüder Grimm, Leipzig, 1913-1915, 5 voll., III, p. 45) e dall’Espinosa (A. M. ESPINOSA, Cuentos populares españoles, Madrid, 1946-47, 3 voll., III, p. 85): in particolare, Espinosa ritiene che la forma più antica della fiaba sia quella in cui tre principi si disputano una principessa che era morta o che era stata rapita da un essere selvaggio, e che loro avevano liberato oppure fatto resuscitare. Questo schema, che corrisponde alle più antiche redazioni indiane, si ritrova anche nei moderni tipi narrativi turchi (W. EBERHARD-P. BORATAV, Typen türkischer Volksmärchen, Wiesbaden, 1953, p. 335).

Per il folklorista

La fiaba è segnalata in ogni parte d’Europa, ed è eccezionalmente popolare in Asia, dove è distribuita dall’Asia Minore fino al Giappone e dall’India fino all’Indonesia. In Africa è distribuita un po’ dappertutto, e gli schiavi di colore l’hanno portata in America del Nord.

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Per il bibliografo

Compare nelle seguenti raccolte:

 
  • J. & W. GRIMM, Kinder- und Hausmärchen, Leipzig, 1856, libro II, n. 129.

  • I. CALVINO, Fiabe italiane, Torino, 1956, n. 65.

  • L. ANGIULI - L. DI TURI – G. MINARDI, Puglia in Favola, S. Prospero (Modena), 1999, parte I, n. 1.11.

  • S. LA SORSA, Tradizioni Popolari Pugliesi, Bari Roma, 1928, parte IV, n. 13.

  • G. PITRE’, Novelle popolari toscane, parte I, Roma, 1941, in “Opere complete di Giuseppe Pitrè”, vol. XXX,  n. 10.

  • G. NERUCCI, Sessanta novelle popolari montalesi, Firenze, 1880, n. 40.

  • L. GONZENBACH, Sichilianische Märchen, Leipzig, 1870, 2 voll., n. 45.

  • G. PITRE’, Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani, Palermo, 1875, 4 voll., I, pp. 196, 197.

  • CH. SCHNELLER, Märchen und Sagen aus Wälschtyrol, Innsbruck, 1867, n. 14.

  • C. CORONEDI-BERTI, Al sgugiol di ragazù, Bologna, 1883, n. 12.

  • C. MARZOCCHI, 130 novelline senesi, in Manoscritto 57 del Museo di arti e tradizioni popolari, Roma, nn. 29, 83.

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